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Lettera al mondo dal campo profughi di Moria sull’isola greca di Lesvos (N°3)

Infomobile (Welcome to Europe), 27 ottobre 2019

Photo credit: Maria Schiffer

#safepassage #opentheislands #stopaccordoueturchia #lesvoscalling

Autrice: un ragazzo migrante

Sono un minore non accompagnato
Ecco quali sono i nostri problemi…

A Moria non c’è un posto per noi. Siamo completamente allo scoperto in mezzo a migliaia di adulti sconosciuti. Dormiamo per terra, in tende e dove possiamo, finché magari riusciamo a trovare un angolino all’interno di un container strapieno di gente.

Siamo soli e nessuno ci vuol bene. Mi sento la persona più sola del mondo. Non abbiamo parenti né famiglia con noi. Non abbiamo nessuno con cui parlare, nessuno che ci possa proteggere o consigliare. Questo è il motivo principale che spinge molti di noi a pensare al suicidio e che ci porta all’alcolismo o altre dipendenze.

Non abbiamo niente di utile da fare. Non sopporto più questa vita. è insopportabile poter solo aspettare, senza sapere cosa o perché. Non ci sono attività per noi. Le nostre giornate sono tutte uguali, sempre con lo stesso ritmo. Ogni giorno è come agli altri, a Moria. Oggi sarà come ieri, senza differenza. Io sono un adolescente pieno di energia. Dovrei liberare questa energia, come un serpente butta fuori il suo veleno. Voglio imparare, fare, crescere.

Questa situazione mi sta distruggendo. Sta cambiando i miei pensieri.

Penso di andarmene da questo campo e da quest’isola, in qualunque modo – legale o illegale. Sono perfino disposto ad arrampicarmi sotto un camion per arrivare al traghetto per Atene. Non ce la faccio più a rimanere qui.

Penso: cosa posso fare? Sono disperato perché sono senza soldi. Oggi incomincio a fumare, forse domani prenderò qualche droga per non sentire la fame, per non sentire che il tempo si è fermato, per illudermi di essere lontano da questo brutto mondo.

Penso se mi convenga aspettare quattro mesi per fare il test sull’età, e lì correggermi gli anni, oppure semplicemente scappare via.

Mi fa male vedere gli altri con le loro mamme accanto, con una spalla per piangere e qualcuno di cui fidarsi.

Sto diventando come un bambino smarrito che non sa cosa fare, dove andare. Ho bisogno di una guida.

Penso che tutte le persone che incontro siano dei lupi in cerca di pecore. Ho davvero paura.

Penso: perché non c’è nemmeno la luce di una candela sulla mia strada buia?

Ho incominciato a importunare le ragazze, per intimidirle e sentirmi più forte.

Adesso ho paura di perdere tutto, di perdere i miei valori, me stesso, la strada giusta.

Per quanto tempo resterò qui a Moria?

Come potrò sopravvivere a tutto questo?

Di chi posso fidarmi?

Qui siamo in centinaia nella stessa situazione. Ho sentito che sull’isola, in questo inferno, siamo più di mille. Tutti insieme, potremmo costruire una città, migliorare l’economia di un paese, creare grandi cambiamenti. Invece, non sappiamo nemmeno come fare per non distruggere le nostre vite. Abbiamo solo bisogno di qualcuno che ci prenda per mano e ci porti nella giusta direzione, ci parli del bene e del male, ci dica cosa è giusto e cosa è sbagliato. Qualcuno che ci insegni a usare positivamente la nostra forza, in modo da poter diventare fieri di noi stessi e motivo di orgoglio per le nostre famiglie e per la società. Qualcuno che ci aiuti a ricordare chi siamo.

Parwana

P.S. Un grazie speciale a Yaser. Spero che tu possa trovare la tua strada, amico mio!