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Un business da 423 miloni di euro. Così la Francia viola l’embargo e vende armi alla Libia

Succede che a luglio 2015 viene ratificato l’embargo verso la Libia, che impone il divieto agli Stati membri UE di vendere armi al Paese nord africano. Tuttavia la Francia continua il suo business di armi con Tripoli.

Succede infatti che il Governo francese se ne infischia: nel 2018 ha venduto armi alla Libia per 295.070.000 €, di fatto quasi 300 milioni di euro. Soldi da ritenersi sporchi ed illegittimi, essendo lo Stato compratore una polveriera, un concentrato di violenza, il centro della tortura. E non avendo alcuna certezza dell’uso che viene fatto degli armamenti.

Nello specifico, la Francia ha venduto alla Libia armamenti categoria ML5 (295 milioni), ossia apparecchiature per la direzione del tiro, per allarme ed allertamento, congegni di mira e calcolatori per il bombardamento, sistemi di acquisizione telemetria sorveglianza e inseguimento del bersaglio.

E categoria ML22 (70.000 €), ossia tecnologia utilizzata per lo sviluppo, la produzione e l’uso delle apparecchiature AMA (Autre Matériels Assimilés) 1 e 2, ossia satelliti di rilevazione, telecomunicazione e tiro nonché razzi e lanciatori spaziali con capacità ed attrezzature balistiche militari.

Nel 2016, anno del pieno embargo, Parigi fa affari con Tripoli per 128.011.324 €.

Vende licenze di armi categoria ML06 (387.324 €) ed ML09 (127.624.000 €). Di fatto vende veicoli terrestri equipaggiati con supporto di armi nonché carri armati (ML06) e navi da guerra, sottomarini e attrezzature correlate (ML09).

Dall’anno dell’embargo un giro di soldi di quasi mezzo miliardo, precisamente 423.081.324 euro.

E questo è non solo illegittimo, ma anche illegale.

E’ infatti stato attuato l’embargo nei confronti della Libia da parte delle Nazioni Uniti con la risoluzione 1970 successivamente rinsaldata dalle modifiche 2009, 2095, 2144, 2174, 2278, 2292, 2357,2362, 2420 e 2441.

Anche l’Europa ha avviato questo iter, con la decisione del Consiglio 2015/1333/PESC modificata con la 2016/933 / PESC: nello specifico vengono adottate misure restrittive in considerazione della situazione in Libia e viene quindi abrogata la 2011/137/PESC, formulando una nuova normativa più severa e limpida. Ossia: in Libia non devono arrivare armi europee.

Infatti, vige il divieto per “la fornitura, la vendita o il trasferimento diretti o indiretti alla Libia di armamenti e materiale connesso di qualsiasi tipo — compresi armi e munizioni, veicoli e materiale militari, materiale paramilitare e relativi pezzi di ricambio — nonché materiale che potrebbe essere utilizzato a fini di repressione interna, da parte di cittadini degli Stati membri o in provenienza dal territorio degli Stati membri o con transito nel territorio degli Stati membri ovvero mediante navi o aeromobili battenti bandiera degli stessi, siano originari o meno di detto territorio.” (art.1).

Questo significa che non solo non si possono vendere armi ai libici, ma è severamente vietato anche ospitare il transito di Paesi extra UE che hanno carichi diretti a Tripoli.

Unica clausola: trasferimento di materiale per scopi umanitari, chiaramente non è il caso della tipologia di esportazione di Parigi.

Lo Stato avrebbe altresì il dovere di ispezionare nei propri porti ed aeroporti i carichi destinati a Tripoli, per verificare il pieno rispetto dell’embargo (e dell’art. 1 2016/933/PESC).

Vendere armi alla Libia, violare l’embargo, trarre profitto trafficando con governanti responsabili di crimini umanitari: è eticamente scorretto, è un atto di profonda immoralità, è violare la normativa internazionale, europea ed anche nazionale.

Ed è un business killer, un’azione criminale.

In Francia la legge statale prevede delle restrizioni per quanto concerne la vendita di armi: la triade di leggi 2011/702, 2012/304 e D.L. 2012/731 disciplina e vieta di fare questo tipo di affari con nazioni instabili e belligeranti.

In questo quadro si aggiunge il D.L. 2015/837 “Régime des transits de matériels de guerre” ed il D.L. 2017/909 “Exportation d’armes à feu, munitions et leurs éléments”: tutte poggiate sul fulcro normativo, il Décret n° 2011-978 du 16 août 2011”, che vieta espressamente le esportazioni e le importazioni di beni utilizzabili per infliggere pena capitale, tortura o altre pene e trattamenti crudeli, inumani e degradanti.

Il Governo francese traffica con i libici, è dentro un business sporco di sangue ed unto di ingiustizie, tradisce la propria Costituzione e vende armi ai libici: è questa la democratica Francia?

Pietro Giovanni Panico

Consulente legale specializzato in protezione internazionale ed expert prevenzione sfruttamento lavorativo. Freelance con inchieste sui MSNA, rotte migratorie, accordi illegittimi tra Paesi europei ed extra UE e traffici di armi.
Nel 2022 ho vinto il "Premio giornalistico nazionale Marco Toresini" con l'inchiesta "La guerra dei portuali genovesi contro le armi saudite".

Dossier Libia

Abusi e violazioni sull'altra sponda del Mediterraneo.
Un progetto di LasciateCIEntrare realizzato con Melting Pot, in collaborazione con giornalisti e società civile. Dossier Libia è stato attivo dal 2019 al dicembre 2021.