Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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Iniziativa della campagna Lesvos calling al Consolato greco di Venezia

Evacuazione immediata dalle isole hotspot e canali umanitari subito!

"Hot spot island is not a solution. Freedom of movement for everybody" riporta lo striscione che è stato appeso al balcone del Consolato onorario greco a Venezia (Photo credit: Martina Gigi Palazzi)

Dal 3 all’8 gennaio le e gli attivisti della campagna Lesvos calling sono stati sull’isola greca di Lesvos, nel campo di Moria.
Cioè che abbiamo visto – affermano – è il confinamento forzato sull’isola (come sulle altre isole hotspot davanti alle coste turche) in condizioni disumane di circa 21.000 persone. Questa costrizione ha delle responsabilità ben precise: le politiche migratorie dell’Unione Europea e del governo greco.

Per questo oggi, con questa prima iniziativa, abbiamo deciso di denunciare le pesanti responsabilità del governo conservatore del premier Kyriakos Mitsotakis che con la nuova legge sulla protezione internazionale (Greek IPA), approvata dal Parlamento il 31 ottobre 2019, mette a rischio il diritto alla libertà dei richiedenti asilo, potenziando i luoghi e il periodo della detenzione, e assicurando rimpatri più veloci verso la Turchia“.

La linea dura del governo greco in tema di migrazioni è confermata da un’inquietante notizie diffusa ieri: la costruzione di una barriera galleggiante di 2,7 km nell’Egeo orientale per limitare gli arrivi delle persone dalla vicina costa turca.

Hot spot island is not a solution. Freedom of movement for everybody” riporta lo striscione che è stato appeso, durante l’occupazione, al balcone del Consolato onorario greco a Venezia.
Pubblichiamo il comunicato diffuso durante l’iniziativa.

Stop isole hotspot!
Canali umanitari subito! Svuotare Moria ora!

#lesvoscalling #opentheisland #stopeuturkeydeal #safepassages #overthefortress

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In questo momento circa 43.000 persone sono ancora bloccate sulle isole greche di Lesvos, Samos, Chios e Leros.

Le loro condizioni sono drammatiche: vivono in campi profughi, i cosiddetti “hotspot”, dalle condizioni ignobili, privati di tutto, impossibilitati a far valere i propri diritti. Medici Senza Frontiere ha paragonato questi campi a quelli delle zone di guerra.
Tuttavia, nonostante sia in atto una crisi umanitaria tanto evidente, il governo greco continua a vietare il trasferimento sulla terraferma. L’organizzazione di assistenza medica denuncia che perfino i bambini malati che necessitano di cure urgenti sono obbligati a rimanere confinati sulle isole.

Del resto è da luglio dell’anno scorso che il governo ha revocato l’accesso all’assistenza sanitaria pubblica ai richiedenti asilo e alle persone senza documenti che arrivano nel Paese, promuovendo una contrazione generale dei diritti senza precedenti. Con la nuova legge sulla protezione internazionale (Greek IPA), approvata dal Parlamento il 31 ottobre 2019, viene messo a rischio il diritto alla libertà dei richiedenti asilo, potenziando i luoghi e il periodo della detenzione.

Come attivisti e attiviste della campagna #Lesvocalling siamo da poco rientrati dal campo di Moria, a Lesvos, dove abbiamo svolto un’azione solidale: lì sono confinate oltre 21.000 persone, la maggior parte di loro sono costrette a vivere in tenda, senza accesso all’acqua potabile, ai servizi igienici e alla corrente elettrica. Quanto abbiamo visto ci conferma che le politiche migratorie dell’Unione europea hanno dichiarato sempre più apertamente e ferocemente una guerra contro uomini, donne e bambini in cerca di un luogo sicuro: nel caso di Moria il braccio armato è il governo greco!

Al punto tale che ha ordinato per il 31 gennaio la chiusura dello “Stage 2”, uno dei pochi luoghi che offre alle persone appena sbarcate una momentanea zona sicura prima di essere trasferite dalle autorità nel campo di Moria. Con questa iniziativa vogliamo anche rispondere all’appello alla mobilitazione lanciato da alcune associazioni e ONG che abbiamo conosciuto a Lesvos che chiede di non chiudere “Stage 2”, l’unico campo di transito rimasto sull’isola.

Diciamo chiaramente che non sono i luoghi di accoglienza da chiudere ma i campi profughi come Moria!
Le isole vanno aperte, interrompendo immediatamente la restrizione alla libertà di movimento delle e dei richiedenti asilo, garantendo a loro un’accoglienza adeguata sulla terraferma, fuori da qualsiasi struttura di detenzione.

Serve una evacuazione immediata, l’apertura di un canale umanitario verso la terraferma e verso gli altri Paesi europei per ridare dignità e speranza.

Diritti e libertà di movimento per tutti e tutte!

Campagna #Lesvoscalling

#Lesvoscalling

Una campagna solidale per la libertà di movimento
Dopo il viaggio conoscitivo a ottobre 2019 a Lesvos e sulla Balkan route, per documentare e raccontare la drammatica situazione sull'isola hotspot greca e conoscere attivisti/e e volontari/e che si adoperano a sostegno delle persone migranti, è iniziata una campagna solidale lungo la rotta balcanica e le "isole confino" del mar Egeo.
Questa pagina raccoglie tutti gli articoli e il testo di promozione della campagna.
Contatti: [email protected]