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A Šid (Serbia) intimidazione ai volontari di No Name Kitchen

Una nota stampa

Photo credit: NNK

Šid (Serbia) – Sabato 1° febbraio 2020 i volontari di No Name Kitchen sono stati attaccati da alcuni lavoratori presso un accampamento informale nel quale trovavano rifugio temporaneo alcune persone migranti.

I volontari giungono sul luogo alle 7.30 circa per avvertire le persone che quel posto non era più un luogo sicuro. Mentre la maggior parte dei lavoratori taglia i cespugli e si attiene a svolgere il proprio lavoro, uno di loro intima i volontari di lasciare l’area, getta inoltre benzina sulla tenda all’interno della quale vi era una volontaria. L’operaio da poi fuoco ad un altro foglio di plastica e solo per puro caso la tenda con la volontaria all’interno non è andato in fiamme.

Lo stesso lavoratore ha in seguito distrutto il telefono di una volontaria, mentre un secondo lavoratore ha lanciato un piccolo esplosivo contro un’altra volontaria che tentava di documentare la scena. Nell’accampamento informale, in precedenza, erano state appese nell’area una bandiera serba ed una del gruppo Chetnik, un gruppo estremista nazionalista.
Anche il vice sindaco di Šid è arrivato sul luogo, gridando ai volontari di lasciare la proprietà che, secondo lui, è attualmente sotto l’amministrazione del comune di Šid. Quando, poco dopo, è arrivata la polizia, tutti i volontari sono stati portati alla stazione di polizia.

Il volontario e le due volontarie di NNK sono state trattenute per 6 ore presso la stazione di polizia senza avere la possibilità di rilasciare una dichiarazione ufficiale e senza ricevere informazioni concrete sulla procedura.

Alla fine, sono state sottoposte ad un processo nel quale sono state accusate di aver attaccato i lavoratori. Il giudice ha condannato due dei tre volontari per turbamento dell’ordine pubblico. Potevano scegliere tra 20 giorni di carcere e 20.000 dinari serbi di multa (circa 170 euro). A tutti e tre è stato inoltre consegnato un foglio di espulsione: devono lasciare la Serbia entro 5 giorni senza poterci fare ritorno nei prossimi sei mesi.

Testo: Caroline
Foto: Adalberto