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Rapporto MSF “Nessuna via d’uscita”: richiedenti asilo in pericolo a causa delle politiche di USA e Messico

Più della metà delle persone intervistate è stata vittima di aggressioni, estorsioni, violenze a sfondo sessuale o torture

Photo credit: MSF

12 febbraio 2020 – Le nuove politiche migratorie di Stati Uniti e Messico stanno bloccando migranti e richiedenti asilo in condizioni pericolose, con gravi conseguenze per la loro salute fisica e psicologica. È quanto emerge dal nuovo rapporto “No Way Out” (Nessuna via d’uscita) di Medici Senza Frontiere (MSF) che si basa su 480 interviste a uomini e donne tra i 15 e i 66 anni, provenienti dall’America Centrale, e sulle testimonianze di alcuni operatori umanitari dell’organizzazione.
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Nel dossier anche i dati medici relativi alle oltre 26.000 persone assistite durante i primi nove mesi del 2019, che evidenziano gli alti livelli di violenza e di maltrattamenti subiti dai migranti e dai rifugiati nei loro paesi d’origine, lungo la rotta migratoria e sotto la custodia delle autorità statunitensi e messicane. La violenza nel Triangolo Nord del Centroamerica (NTCA), che include El Salvador, Honduras e Guatemala, è paragonabile a quella testimoniata nelle zone di guerra in cui MSF lavora da decenni ed è uno dei fattori principali che alimenta le migrazioni verso il nord, in direzione del Messico e degli Stati Uniti.

Dopo anni di raccolta di dati medici e testimonianze è evidente che molti dei nostri pazienti stanno disperatamente fuggendo dalla violenza nei loro paesi di origine” dichiara Sergio Martin, capomissione di MSF in Messico. “Queste persone meritano protezione e cure e, come minimo, l’opportunità di chiedere asilo. Invece lungo la rotta migratoria si trovano esposti a un livello di violenza ancora più grande e non riescono a entrare in paesi sicuri. Restano così bloccati in luoghi pericolosi, senza alcuna possibilità di trovare sicurezza“.

Il 61,9% degli intervistati ha dichiarato di aver vissuto situazioni violente nei due anni precedenti l’uscita dal proprio paese. Circa la metà degli intervistati cita l’esposizione alla violenza come la ragione fondamentale della fuga. Più del 75% delle persone che viaggiano con bambini ha dichiarato di essere partito a causa della violenza, incluso il reclutamento forzato in bande criminali. Le persone sono esposte alla violenza anche lungo la rotta della migrazione in Messico: il 57,3% delle persone intervistate è stato vittima di aggressioni, estorsioni, violenze a sfondo sessuale o torture.

Oltre alle comuni problematiche delle persone in movimento, come infezioni respiratorie, malattie della pelle o dolori muscolo-scheletrici acuti, le équipe di MSF assistono pazienti con ferite da arma da fuoco o vittime di abusi e violenze sessuali. Ansia, depressione e stress post-traumatico, alimentati da un evento violento, sono alcune delle principali ragioni per cui le persone cercano un sostengo psicologico.

Quando siamo scesi dall’autobus, alcuni uomini hanno afferrato me e mio fratello e hanno portato mia sorella da un’altra parte. Dopo poche ore, noi siamo stati rilasciati, lei no. Abbiamo pagato un riscatto di 5.000 dollari, tutto ciò che avevamo, ma non l’hanno ancora liberata. Non so chi può aiutarci. Non ci fidiamo della polizia. Il nostro piano era di andare negli Stati Uniti, ma ora non possiamo farlo finché non sapremo cosa è successo a nostra sorella” racconta José, un paziente proveniente dall’Honduras assistito da MSF a Nuevo Laredo, in Messico.

Le dure politiche di deterrenza introdotte negli ultimi anni dagli Stati Uniti e dal Messico hanno aumentato i pericoli per i migranti e i richiedenti asilo. In base ai protocolli statunitensi sulla migrazione, i richiedenti asilo negli Stati Uniti sono costretti a rimanere in Messico in attesa che la loro richiesta di asilo venga esaminata, esposti a rapimenti e violenze per mano dei gruppi criminali. Solo ad ottobre 2019, il 75% dei nostri pazienti (33 su 44) mandati a Nuevo Laredo dal protocollo sono stati di recente vittima di un rapimento.

I richiedenti asilo in Messico sono bersaglio di rapimenti e violenze, per questo le loro vite sono a rischio” afferma Martin di MSF. “Senza alternative sicure e legali, si trovano in balìa delle reti di trafficanti di esseri umani e delle organizzazioni criminali, che sfruttano le persone più vulnerabili. Tutto questo comporta delle conseguenze gravi per la loro salute fisica e psicologica“.

La criminalizzazione di migranti e richiedenti asilo mette ulteriormente a rischio la salute e la sicurezza delle persone. MSF fornisce cure mediche e assistenza psicologica a coloro che sono stati trattenuti e deportati dagli Stati Uniti. Molti dei pazienti di MSF in Messico raccontano di essere stati trattenuti in condizioni terribili negli Stati Uniti – a volte in celle frigorifere (dette in spagnolo hieleras, o congelatori), con le luci accese 24 ore al giorno, con un accesso limitato all’assistenza sanitaria, senza cibo, vestiti e coperte a sufficienza.
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In Messico, le équipe di MSF hanno visitato diversi centri di detenzione per migranti dove le condizioni di sovraffollamento, l’assistenza medica insufficiente e la carenza di risorse adeguate sono la norma.

Le recenti politiche statunitensi e gli accordi bilaterali raggiunti con il Messico e gli altri governi regionali stanno di fatto smantellando il sistema di protezione dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Queste misure mettono i migranti centro-americani nella condizione di non poter trovare protezione e di non avere possibilità di sfuggire alla violenza.

Queste politiche, che impediscono di ottenere l’asilo e che respingono le persone nel pericolo, hanno peggiorato la crisi umanitaria nell’area” sostiene Marc Bosch, responsabile per le operazioni di MSF in America Latina. “Gli Stati Uniti e il Messico devono porre fine a queste misure, i governi della regione devono mettere le persone al centro delle politiche migratorie e garantire che le vittime di violenza abbiano accesso all’assistenza umanitaria, ai servizi sanitari e alla protezione. Tutte le persone, indipendentemente dal loro status legale, meritano di essere trattate con dignità“.