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Speciale di Are You Syrious? – Chios: dalla costa all’uliveto

Un approfondimento su come si vive sull'isola hotspot greca

Photo credit: Elena Depi De Piccoli

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Le persone che arrivano in gommone attraverso la pericolosa rotta dei trafficanti nell’Egeo non possono lasciare legalmente l’isola mentre aspettano la decisione sulla loro domanda d’asilo: questo può richiedere mesi, a volte anni.

Il campo di Vial si sta espandendo su terreni fangosi ed è qui che la gente deve aspettare nell’incertezza. Passando accanto al campo-giungla, è possibile vedere famiglie rannicchiate attorno al fuoco, uomini di ritorno dagli uliveti con fasci di legna sulla schiena e bambini che giocano con le pietre tra cumuli di plastica. È possibile osservare a perdita d’occhio strutture coperte di tela cerata di varie forme e dimensioni, costruzioni ingegnose fatte con pochissime risorse.

La vita va avanti qui: i neonati si addormentano al suono di estranei, le adolescenti fanno pettegolezzi, i bambini litigano con i fratelli, le donne appendono il bucato sui recinti di filo spinato e gli uomini fumano e vegliano sulle loro “case”. La vita continua, ma è una vita dura, spietata e inesorabile.

Per migliaia di persone, il 2019 è stato un anno caratterizzato dallo sfollamento e dalla miseria. Facciamo un passo indietro…

Nel 2019 circa 66.000 rifugiati sono sbarcati sulle isole greche dell’Egeo; il doppio rispetto al 2018. Durante l’anno sono arrivate sull’isola di Chios circa 8.000 persone, su 246 imbarcazioni. Questo autunno c’è stato un forte aumento del numero di sbarchi. Soltanto a partire da ottobre, 3.773 persone hanno raggiunto il litorale di Chios. Le cifre mostrano che in soli quindici giorni ci sono stati oltre 1.000 nuovi arrivi. Scenari di sbarchi sull’isola simili a quelli del 2015 e del 2016, prima dell’attuazione dell’accordo UE-Turchia e dell’incremento dei controlli alle frontiere. Nel 2019, mentre molte persone hanno raggiunto in sicurezza le coste europee, centinaia di barche sono state fermate e dirottate in Turchia.

Complessivamente, si stima che nel 2019 10.7981 persone siano state intercettate dalla Guardia costiera turca e dalla polizia mentre tentavano di raggiungere le isole del Mar Egeo, e rimandate indietro.

Si sostiene che alcune persone abbiano fatto la pericolosa traversata dalla Turchia per raggiungere Chios a nuoto. Questo porta a chiedersi quanti altri tentativi siano stati fatti e quante siano le morti non dichiarate. Tragicamente, l’Aegean Boat Report ha documentato numerosi incidenti mortali nel 2019. Il 13 agosto un uomo di 31 anni proveniente dalla Siria è annegato al largo della costa di Chios quando il fragile gommone su cui viaggiava si è avvicinato con difficoltà alla costa. Le altre 41 persone sono sbarcate su una costa rocciosa e recuperate dalla Guardia Costiera. Il 27 settembre sette persone sono annegate dopo che la loro barca, diretta a Chios, si è capovolta vicino all’isola di Oinousses. Queste sono solo due delle tante storie che si sono concluse con la morte: le dure e tragiche verità della rotta dell’Egeo.

Il sovraffollamento estremo e ingestibile qui ha raggiunto un picco pericoloso. I rifugiati che arrivano a Chios ora affrontano le peggiori condizioni mai viste.

Attualmente, circa 5.800 rifugiati vivono all’interno del campo di Vial, uno spazio che ne potrebbe contenere appena 1.100. La maggior parte dei residenti vive nella squallida area della giungla fuori dal campo. L’intenzione di aiutare c’è, ma non la capacità per farlo. Sembra che vi sia una quantità insufficiente di risorse e un supporto inadeguato da parte di altri attori dell’UE. La Grecia, schiacciata dal proprio tumulto finanziario, non è in grado di trovare una soluzione senza un supporto e un’assistenza esterna.

Nella giungla non ufficiale non ci sono acqua, elettricità, gabinetti, sanitari, docce o impianti di lavaggio. I bambini sono spesso segnati da evidenti lesioni causate dagli incidenti dovuti ai tentativi delle famiglie di riscaldare l’acqua in bottiglie di plastica sopra ai fuochi. In primavera una bambina di sei anni ha subito gravi ustioni al viso e alle mani ed è stata portata d’urgenza in ospedale dopo che una bombola di gas è esplosa nella sua tenda.

Le persone che vivono a Vial sono messe in pericolo da un sistema di smaltimento dei rifiuti inefficiente che provoca la fuoriuscita di liquami tossici nei loro alloggi. È comune vedere vermi, ratti e feci umane. In un luogo in cui l’accesso all’assistenza sanitaria è estremamente limitato e spesso fornito da volontari, la probabilità di diffusione di malattie è diffusa. I residenti del campo raccontano di ore di coda in attesa di ricevere una fornitura d’acqua in bottiglia insufficiente e cibo immangiabile a causa del cattivo gusto. Il campo è disseminato di contenitori di plastica, bottiglie e pasti in decomposizione. Il limitato accesso all’idratazione e alla nutrizione di base in Europa oggigiorno è vergognoso. Molti rifugiati sono costretti a trascorrere l’intera notte fuori dal punto informativo del campo, facendo la fila al freddo per porre una sola domanda o per ricevere informazioni essenziali. Il personale all’interno del campo è generalmente disponibile, ma sembra sopraffatto dalla quantità di residenti che necessitano supporto. I servizi medici sono di difficile accesso e le segnalazioni di tubercolosi e scabbia nel campo sono frequenti.

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Le condizioni meteorologiche hanno messo a dura prova i residenti del campo durante tutto l’anno. Le temperature afose in estate hanno comportato la sofferenza di molti residenti a causa delle insolazioni e sono state segnalate persone svenute nelle file di distribuzione. Il Ramadan è stato un periodo estremamente impegnativo e le tensioni erano elevate a causa della fatica e della disidratazione, combinate con le condizioni di vita disastrose. Le recenti piogge forti sull’isola hanno reso il campo molto fangoso. Le acque reflue dei servizi igienici si riversano sulle vie che molti percorrono ogni giorno con indosso calzature inadeguate. I bambini sguazzano tra sudiciume e fango con infradito rotte. In inverno, a seguito di numerose tempeste violente, i rifugi e le strutture delle tende sono stati colpiti, distrutti e logorati. Le persone faticano giornalmente per sistemare le loro “case” mettendo insieme cartone e teloni. La riparazione della propria tenda con materiali insufficienti è divenuta parte della routine quotidiana di ogni persona.

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Per stare al caldo durante il clima rigido, le persone hanno tagliato degli ulivi appartenenti a dei terreni privati, in modo da poterli bruciare per riscaldarsi. Ciò ha portato a un ulteriore inasprimento delle relazioni con la comunità locale.
Alla fine del 2019, le tensioni tra la comunità locale e i residenti del campo si sono aggravate raggiungendo un punto di rottura. Dopo l’afflusso di nuovi arrivi ​​a Chios in autunno e il conseguente improvviso sovrappopolamento del campo, molte persone locali hanno protestato contro l'”occupazione della loro terra privata“. La popolazione di Chalkios (un villaggio vicino al campo) consta di soli 300 abitanti e molte persone ritengono che ci siano state ripercussioni negative sul loro villaggio e non hanno ancora ricevuto alcun sostegno né una soluzione a lungo termine. Il sindaco di Chios ha recentemente dichiarato apertamente: “Il nostro modo di vivere è andato perduto“. I locali testimoniano l’impatto ambientale che il campo sovrappopolato sta avendo sulla loro terra: eccesso di rifiuti di plastica, perdita di ulivi secolari e deterioramento dei poderi.

Ci sono migliaia di bambini all’interno del campo che cercano disperatamente di imparare, crescere, giocare ed esplorare il mondo, tutti passaggi vitali per un sano sviluppo verso l’età adulta. Tristemente, in condizioni di vita gravemente sovraffollate, molti minori sono esposti alla violenza e possono finire col replicare questi comportamenti. I bimbi vagano nel campo senza adulti e sono esposti a gravi rischi per la loro salute a causa delle montagne di escrementi umani nei campi in cui dormono e giocano. Alcuni gruppi si rincorrono pericolosamente vicino alla strada: qualsiasi gioco è pericoloso.

Nell’estate 2019, le cifre mostrano che solo 60 bambini sono stati registrati nella scuola greca. La gente del posto ha recentemente protestato per chiedere che tutti i bambini rifugiati venissero fatti vaccinare prima di frequentare le lezioni nelle scuole locali. Ciò ha rappresentato un ostacolo alla possibilità di molti bambini rifugiati di accedere all’istruzione, poiché allora le vaccinazioni non erano disponibili. Per fortuna i programmi di vaccinazione sono poi arrivati a Chios. Un altro problema è che molte famiglie non vogliono che i loro figli vadano nelle scuole greche locali poiché temono che ciò ritarderà la loro richiesta di asilo. Ci sono alcuni genitori che, per paura del benessere dei propri figli, non li lasciano uscire dalla tenda. Ciò significa che alcune famiglie sono intrappolate nei loro rifugi per il semplice desiderio di una sicurezza.

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Oltre 100 minori non accompagnati vivono nella “zona sicura” e in altri spazi di emergenza all’interno del campo ufficiale. È risaputo che vi sono molti più minori non accompagnati che vivono nell’area della giungla del campo senza i propri genitori, ma con il sostegno di altri parenti.

L’UNHCR ospita alcune persone vulnerabili nei condomini intorno all’isola, ma questi hanno già raggiunto la capienza massima. Ciò significa che ci sono molte persone classificate come “vulnerabili” che vivono in condizioni inadeguate all’interno di Vial e nella giungla sovraffollata (ad es. disabili, malati, anziani, malati di mente, donne in gravidanza, ecc.).

I residenti del campo riferiscono che il 28 novembre un uomo è morto dopo aver lamentato mancanza di respiro, soffrendo per delle complicazioni di salute causate al diabete; proprio come i numerosi decessi dovuti agli attraversamenti in barca, questa morte avrebbe potuto essere facilmente prevenuta con un adeguato accesso ai servizi per persone vulnerabili.
Dati recenti indicano la presenza di circa 1.500 donne nel campo. Molte donne single sono costrette a vivere in uno spazio ostile, dominato dagli uomini. I servizi igienici e i percorsi non sono ben illuminati, portando ad un aumento del rischio di SGBV [N.d.T. sexual and gender-based violence, violenza sessuale di genere] durante la notte.

Molti, in particolare uomini single, sono stati bloccati sull’isola di Chios per più di un anno. La maggior parte dei centri comunitari e dei centri linguistici sono al completo con lunghissime liste di attesa. Sta diventando sempre più difficile trovare conforto nella triste realtà della vita da campo. Le persone sono così frustrate da questa attesa infinita nella totale assenza di informazioni che naturalmente sorgono conflitti. A novembre le divergenze tra membri di diverse nazionalità hanno provocato risse e incendi nel campo. I residenti del campo, troppo spaventati per tornare alle loro tende dopo aver appreso di questi incidenti, hanno finito col dormire in Piazza Chios senza alcuna forma di riparo.

È stato annunciato ufficialmente che questo mese inizierà la costruzione di una grande struttura, paragonabile a un centro di detenzione. Tutte le persone di Vial vi verranno trasferite.

Ai residenti sarà vietato muoversi liberamente dentro e fuori dal campo, dicono i funzionari, ma saranno invece rinchiusi fino a quando non verrà loro concesso ufficialmente lo status di rifugiato e trasferiti nella penisola o respinti e rimandati in Turchia. Ovviamente, l’accesso alle ONG sarà limitato.

All’interno del campo recentemente è nato un bambino. Lo hanno chiamato Mohammed.

Al momento della sua nascita, dei cani randagi hanno abbaiato tra gli uliveti e l’immondizia è stata soffiata dal vento tra le colline intorno al campo.

Benvenuto nel mondo, piccolino. Benvenuto in Europa.

#Lesvoscalling

Una campagna solidale per la libertà di movimento
Dopo il viaggio conoscitivo a ottobre 2019 a Lesvos e sulla Balkan route, per documentare e raccontare la drammatica situazione sull'isola hotspot greca e conoscere attivisti/e e volontari/e che si adoperano a sostegno delle persone migranti, è iniziata una campagna solidale lungo la rotta balcanica e le "isole confino" del mar Egeo.
Questa pagina raccoglie tutti gli articoli e il testo di promozione della campagna.
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