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Africa: la diffusione del coronavirus e le conseguenze sul piano economico, sociale e sanitario

Marco Trovato, direttore editoriale di Africa Rivista intervistato da Radio Onda D’Urto

Photo credit: Amref

“Le minacce che incombono sul continente africano, legate alla diffusione di Covid-19, chiedono la nostra attenzione, sul piano individuale e collettivo. La situazione è critica. Non si tratta di fermare un’altra crisi umanitaria “africana”, ma di contenere gli effetti di un virus che sta scuotendo l’ordine del mondo, mettendo in discussione le basi della vita comune.

La pandemia di coronavirus sta rivelando quel che le classi benestanti, che vivono nelle principali grandi città del continente, hanno fino ad ora fatto finta di non vedere. Per quasi dieci anni, infatti, media, intellettuali, politici e istituzioni finanziarie internazionali si sono aggrappati all’immagine di un’Africa in movimento, nuova frontiera dell’espansione capitalista.

Un’Africa in procinto di “emergere” economicamente, dai tassi di crescita in grado di fare invidia a più di un Paese dell’emisfero Nord. Ma questa rappresentazione in larga parte immaginaria si è lacerata di fronte a una crisi dalle molte sfaccettature e che ancora non ha rivelato tutti i suoi lati occulti”.

Inizia così la lettera-aperta, rivolta ai capi di stato africani e a tutti gli africani, firmata da 100 accademici e intellettuali: primo firmatario è il premio Nobel Wole Soyinka. Tra gli altri lo scrittore senegalese Boubacar Boris Diop e la poetessa ivoriana Véronique Tadjo.

Un invito ai capi di stato e leader africani che “stanno imponendo un brutale confinamento alle loro popolazioni, punteggiato spesso da interventi violenti della polizia” a correggere il tiro. “Queste misure – aggiungono i firmatari della lettera – possono forse soddisfare le classi benestanti, al riparo dalla promiscuità e che hanno la possibilità di lavorare a casa, ma si stanno dimostrando punitive e devastanti per quanti sopravvivono grazie a attività informali.”

Sullo sfondo una situazione sociale che potrebbe esplodere da un momento all’altro in gran parte del continente: in Sudan la sicurezza alimentare è gravemente minacciata dalle misure restrittive imposte dal Governo per rallentare la diffusione del nuovo coronavirus con provvedimenti che hanno colpito soprattutto i produttori del settore agricolo e industriale minacciando la stabilità alimentare del Paese africano, dove ad aprile e maggio si svolgono i principali preparativi per la raccolta estiva; in Somalia i flussi di rimesse si sono esauriti perché tanti somali all’estero hanno perso il lavoro a causa del virus e le entrate del Governo si sono ridotte del 40 per cento perché non è in grado di riscuotere le tasse; in Sudafrica le persone costrette a vivere nelle township da ormai 40 giorni non possono uscire per procurarsi il cibo e sono sulla soglia della disperazione; in Marocco negli ultimi giorni sono state arrestate oltre 4300 persone per aver violato le normative d’emergenza imposte dalle autorità per contenere la diffusione del coronavirus la metà dei quali in custodia cautelare (da metà marzo la polizia ha arrestato oltre 28.000 persone nel Paese nordafricano di cui mandate a processo oltre 15.000).

Alle difficoltà interne bisogna aggiungere quelle che arrivano dalla situazione che si è creata a livello internazionale: il crollo dei prezzi del petrolio, legato a guerre commerciali e a una flessione dell’economia mondiale per effetto del Covid-19, metterà a dura prova i bilanci di molti Paesi africani produttori di greggio. Nigeria, Angola, ma anche Etiopia, Kenya, Madagascar, Mozambico, Seychelles, Somalia, Sud Sudan e Tanzania dovranno fare i conti con un drastico calo di entrate anche per turismo ed estrazione materia prima. E la popolazione rischia di vedersi riconosciuti ancora meno diritti e servizi. Soprattutto nei settori della sanità e dell’educazione

Da giovedì 23 aprile inoltre inizia il Ramadan. Il coronavirus cambierà anche il mese nel quale i musulmani (in Africa il 45% della popolazione) chiamati alla purificazione del corpo e dello spirito, digiunano dall’alba al tramonto. Nel continente, dove convivono diverse tradizioni islamiche, i musulmani dovranno fare i conti con le misure restrittive imposte dalle autorità dei vari Paesi per limitare il più possibile il diffondersi dell’epidemia. E quanto accaduto nei giorni scorsi in Niger non è un buon inizio: le forze di polizia sono intervenute con i gas lacrimogeni per disperdere le persone che avevano organizzato una preghiera collettiva in una moschea. I manifestanti hanno quindi dato fuoco a pneumatici ed eretto barricate in strada e risposto con lancio di pietre.

A che punto è la diffusione del virus covid-sars 2 in Africa? Quali i paesi maggiormente colpiti e le misure messe in atto dai governi? Che conseguenze sul piano economico, sociale e sanitario? Come si è risolta la crisi diplomatica Africa-Cina in reazione agli atti di razzismo avvenuti a Guanghzou e che hanno scosso l’opinione pubblica del continente?

Marco Trovato, direttore editoriale Africa Rivista Ascolta o scarica