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Coronavirus: l’Italia ha stabilito che i suoi porti non sono sicuri per l’arrivo dei migranti

Charlotte Oberti, Infomigrants - 8 aprile 2020

Con un decreto pubblicato martedì sera, l’Italia ha annunciato che i suoi porti non possono essere più considerati sicuri a causa dell’epidemia di coronavirus che imperversa nel Paese. Le navi umanitarie che soccorreranno dei migranti in mari non potranno quindi più attraccare lì.
È la prima volta in Italia. Con un decreto pubblicato nella tarda serata di martedì 7 aprile, le autorità hanno annunciato che i porti della penisola saranno ora considerati come non sicuri a causa del coronavirus.

Durante tutta la durata dell’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus, i porti italiani non possono adempiere alle condizioni necessarie per essere considerati come dei “luoghi sicuri” per lo sbarco delle persone soccorse dalle navi”, viene sancito nel testo.
In altre parole, secondo questo decreto, le navi umanitarie che trasportano migranti non sono più autorizzate a sbarcare in Italia, dove lo stato d’emergenza è in vigore fino al 31 luglio (ma questo termine potrebbe essere posticipata). Secondo l’Organizzazione marittima internazionale, le navi che raccolgono migranti sono effettivamente tenute a farli sbarcare in un “luogo sicuro”. Ma l’Italia è il Paese che registra il numero più elevato di decessi da coronavirus nel mondo: alla data dell’8 aprile, sono già morte 17127 persone e più di 135000 persone sono state infettate.
Inoltre, il decreto suggerisce anche che potrebbero trovarsi dei casi di Covid-19 tra i migranti soccorsi in mare e in arrivo sul territorio.

Con 150 persone a bordo, la Alan Kurdi si rivolge alla Germania

Questa decisione è stata approvata soprattutto dal Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e dal Ministro alla Salute Roberto Speranza, il quale ha sempre sostenuto le campagne per la protezione dei migranti e le operazioni delle ONG in mare.
Questa arriva all’indomani del salvataggio al largo della Libia – il primo dopo un mese – e proprio mentre le previsioni di bel tempo fanno temere un nuovo aumento dei tentativi di traversate. Unica nave ancora presente nel Mar Mediterraneo, la nava Alan Kurdi è attualmente alla ricerca di un porto dove far sbarcare 150 migranti.
Per l’ONG Sea-Eye, che noleggia la Alan Kurdi, i porti italiani si chiudono proprio quando la nave si trova in prossimità dell’isola di Lampedusa. “Noi comprendiamo la posizione dell’Italia che reagisce ad un’emergenza sanitaria che tocca tutta l’Europa”, afferma ad Informigrants Jan Ribbeck, coordinatore incaricato della zona di salvataggio marittimo per conto dell’ONG. “Noi riconosciamo certamente il problema attuale, ma non vogliamo fare dei paragoni: per noi, una vita in mare vale tanto quanto una vita sulla terraferma“.

La settimana scorsa Malta aveva già reagito alla partenza in mare della Alan Kurdi, informando il Ministro degli Affari esteri tedesco che il Paese non accetterà lo sbarco di nessun migrante sulle sue coste.
Ci sono altri Paesi – assicura Jan Ribbeck – la Germania, da dove viene la nostra nave, può e deve aiutare“.

L’ONG aveva già sottolineato in un comunicato gli sforzi compiuti da Berlino per rimpatriare 200000 cittadini bloccati all’estero a causa del coronavirus. “Deve essere ipotizzabile e umanamente possibile mandare un aereo per 150 persone che cercano protezione“, aveva anticipato Sea-Eye.

L’Italia: “una minaccia per la salute dei migranti”

La decisione italiana non ha mancato di provocare delle reazioni, dato che Roma si è in passato distinta per una politica ostile nei confronti dei migranti. “Nel 2018, il ministro dell’Interno di estrema destra, Matteo Salvini, riteneva che i migranti rappresentassero una minaccia per la sicurezza nazionale. Due anni dopo, il governo italiano dichiara che è il Paese ad essere una minaccia per la salute dei migranti“, si può leggere sulle colonne del quotidiano britannico The Guardian.

Noi siamo molto preoccupati per il modo in cui le autorità europee stanno usando il Covid-19 per prendere delle misure restrittive“, è insorta la piattaforma telefonica di soccorso Alarm Phone, che parla di “un pretesto“. Secondo questa organizzazione, più di 150 altri migranti sono attualmente in difficoltà dopo essere partiti dalla Libia nella notte tra martedì e mercoledì. “Questo genere di decisioni porterà un numero massiccio di morti“.