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Spagna – Coronavirus: il movimento antirazzista pretende la regolarizzazione di tutta la popolazione migrante

El Salto, 13 aprile 2020

Con una lettera diretta al governo e una campagna sui social, numerosi gruppi antirazzisti e pro-diritti della popolazione migrante stanno sollecitando la regolarizzazione della situazione amministrativa di tutte le persone che si trovano nel territorio nazionale. I collettivi sottolineano che, in uno stato di allarme come questo, la protezione di tutta la popolazione passa inevitabilmente per la possibilità di accedere alla cittadinanza.

#regularizaciónya (sanatoria subito), è l’hashtag concordato da tutti i collettivi che da giorni tessono un’azione che metta in agenda la proposta di sanatoria di tutte le persone presenti in Spagna, inserito in uno stato di allarme senza precedenti. Lo slogan è chiaro e urgente.

Una campagna social che fa seguito alla presentazione dello scorso lunedì (il 13 aprile, ndt), di una lettera diretta al Governo, nella quale 112 tra collettivi e organizzazioni pretendono “la regolarizzazione di circa 600.000 persone che, si calcola, si trovano in una situazione amministrativa di irregolarità per lo stato spagnolo e che si trovano così escluse dalle misure approvate dal governo per mitigare l’impatto economico e sociale della pandemia, ulteriore aggravante delle loro condizioni di vita”, secondo il comunicato stampa diffuso dai firmatari. La rete raccoglie anche le adesioni di chiunque voglia appoggiare la causa. (Link: https://regularizacionya.wordpress.com/blog-2)

La petizione online è cominciata lo scorso 13 aprile alle 11 di mattina, con l’obiettivo di mettere in agenda misure per mitigare la situazione di vulnerabilità in cui si trovano migliaia di persone nel territorio spagnolo, proprio a causa della loro situazione di irregolarità amministrativa. Le persone e i gruppi dietro questa iniziativa puntano a far apparire la richiesta di regolarizzazione tra i trending topic della rete.

La pandemia di Covid-19 ha evidenziato, ancora una volta, che sono le persone migranti e i rifugiati a subire maggiormente gli effetti nefasti di una politica di tagli in ambito sanitario, sociale ed economico. La conseguenza è l’aggravarsi delle condizioni di vita, soprattutto per le quasi 600.000 persone che si trovano in una situazione di irregolarità dal punto di vista amministrativo”, affermano nella lettera diretta all’esecutivo.

La richiesta non è né utopica né inedita: nel vicino Portogallo, il governo progressista con a capo Antonio Costa ha annunciato, lo scorso 28 marzo, la imminente sanatoria di tutta la popolazione migrante. “In tempo di crisi, assicurare l’accesso alla sanità a tutti i cittadini stranieri, è un dovere di una società solidale” ha affermato il ministro degli interni portoghese, Eduardo Cabrita. L’iniziativa di Lisbona, però, è limitata nel tempo, quindi in contrasto con il carattere permanente delle richieste fatte nel documento inviato al Palazzo della Moncloa (sede della Presidenza del Governo del Regno di Spagna, ndt).

Lo stato di allarme e la chiusura delle frontiere hanno rivelato le contraddizioni del modello di gestione delle migrazioni adottato finora, che porta le persone di origine straniera, che non hanno ancora ottenuto il permesso di soggiorno, o che per qualsiasi motivo l’abbiano perso, a vivere una situazione di profonda instabilità e insicurezza. Le circostanze eccezionali hanno portato l’amministrazione a prendere una serie di misure imprescindibili nel corso dell’ultimo mese.

Mentre la chiusura degli uffici immigrazione ha obbligato il governo a dover realizzare telematicamente le procedure imprescindibili di acceso ai diritti di migranti e richiedenti asilo – misura che i collettivi e le reti di appoggio chiedevano già da mesi per via del collasso della gestione degli appuntamenti di persona presso gli uffici – la chiusura delle frontiere ha portato al progressivo svuotamento dei centri di internamento degli stranieri dato che le persone detenute non potevano più essere espulse; risultato che si è concretizzato anche grazie alla pressione della società civile.

Nel frattempo, già dai primi giorni di allarme, la Commissione di Emergenza Antirazzista ha osservato una intensificazione di azioni, espressioni e discorsi xenofobi che ha caratterizzato l’emergenza sanitaria e i mezzi di comunicazione, i dibattiti e la narrativa associata.

Così, già il 16 marzo, è stata avviata la campagna #EmergenciaAntirracista (emergenza antirazzista), per dare sì visibilità al problema del razzismo dilagante ma anche per proporre al governo una serie di misure che includessero le problematiche e le necessità della popolazione migrante discriminata – misure riproposte poi nella lettera diretta al governo, – o che almeno definissero le risorse utili ad affrontare la pandemia e le sue conseguenze economiche e sociali.

Per uscire da questa crisi sanitaria, bisogna agire all’unisono, a parità di condizioni.
Non possiamo rimanere in questo limbo amministrativo che ci sommerge e ci condanna al razzismo istituzionale
”, allertano i collettivi e gli attivisti firmatari della lettera. Le organizzazioni promotrici avvertono anche del rischio di un’eventuale “sanatoria selettiva” che “risponde ad un carattere strumentale e mercantilista”, segnalando in particolare il regio decreto 13/2020, approvato per garantire la copertura di mano d’opera al settore agricolo.

Di fronte alla richiesta di una sanatoria generale e non selettiva quindi, troviamo una serie di “politiche non solidali e spesso sfavorevoli” che non rispondono alle “reali problematiche che vivono le persone migranti e i rifugiati”.