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Brescia – Emergenza sanitaria al Pampuri

L'Associazione Diritti per tutti invia una lettera alle istituzioni coinvolte per chiedere chiarimenti ed iniziative efficaci

In data 30 aprile, l’Associazione Diritti per Tutti ha inviato al Prefetto e al Sindaco di Brescia, nonché al Direttore dell’Asilo Notturno San Riccardo Pampuri Fatebenefratelli Onlus una lettera per chiedere chiarimenti ed iniziative efficaci e urgenti riguardo alla preoccupante situazione all’interno del Centro di accoglienza straordinaria (C.A.S.) per profughi richiedenti asilo sito in via Flero numero 5 a Brescia, conosciuto come “Pampuri” (la proprietà che gestisce la struttura è appunto l’Onlus Asilo Notturno San Riccardo Pampuri Fatebenefratelli).

Come scritto nella lettera, all’Associazione “risulta, anche sulla base di notizie pubblicate da fonti giornalistiche, che nel C.A.S. Pampuri alcuni dei 100-150 richiedenti asilo ospitati siano stati contagiati dal coronavirus, con sintomi anche forti e con esito positivo del tampone”.

Pertanto, Diritti per tutti “chiede anzitutto se il tampone è stato eseguito a tutti gli ospiti e agli operatori della struttura di accoglienza, come a questo punto è indispensabile che avvenga a tutela della salute delle persone e del contenimento del contagio”.

“In base alle informazioni a nostra disposizione – prosegue la lettera – abbiamo inoltre motivo di domandare se fin dall’inizio della drammatica emergenza sanitaria che sta colpendo così duramente anche la nostra città, le misure di prevenzione della pandemia adottate al Pampuri sono state accurate e rigorose.

Chiediamo chiarimenti urgenti in proposito proprio per poter escludere che tra i fattori che hanno favorito l’inizio del contagio al Pampuri e che possono favorirne ora la diffusione sia da annoverare un’applicazione approssimativa e lacunosa delle regole di sicurezza sanitaria.

Peraltro, tale deficit di scrupolosità, se ci fosse, andrebbe a sommarsi ad una grave difficoltà di base nell’attuare in modo efficace misure sanitarie essenziali quali il distanziamento tra le persone in una struttura di accoglienza emergenziale, un C.A.S. di grandi dimensioni con forte densità abitativa e con scarsa disponibilità di servizi adeguati qual è anche il Pampuri.

Per questo chiediamo con grande preoccupazione alla proprietà del Pampuri e alle istituzioni competenti di adottare immediatamente con la massima risolutezza interventi indispensabili come quelli indicati nella nostra lettera, a tutela del bene irrinunciabile della salute degli ospiti, degli operatori e della collettività.

La situazione di rischio al Pampuri, con i casi di contagio da coronavirus e la possibilità che si moltiplichino, non è certo imputabile ai richiedenti asilo che ne sono vittime. È invece conseguenza diretta anche di un sistema di accoglienza che pone i richiedenti asilo nella necessità di stare nei grandi centri emergenziali in condizioni di sovraffollamento, troppo spesso precarie e malsane, per molti mesi o per anni, nell’attesa di un permesso di soggiorno non più provvisorio che, il più delle volte, viene infine negato dalle leggi in vigore e dalle istituzioni competenti. I richiedenti asilo di frequente trascorrono questo tempo di attesa infinita anche svolgendo all’esterno dei centri di accoglienza lavori temporanei e malpagati (in questo periodo la loro forza lavoro è molto richiesta nel comparto agricolo e in quello della logistica), per mettersi in tasca almeno due soldi e nella speranza di accrescere la possibilità di ottenere il permesso.

Un provvedimento urgente di regolarizzazione generalizzata e incondizionata come quello richiesto insieme ai migranti da centinaia di associazione solidali di tutta Italia nell’ambito della campagna Siamo qui – Sanatoria subito è quanto mai necessario anche alla luce della situazione nei C.A.S., proprio perché l’ottenimento di documenti non più temporanei significherebbe per i richiedenti asilo avere un requisito indispensabile per poter intraprendere un percorso di inclusione reale, per avere pieno accesso ai servizi sanitari, per sottrarsi allo sfruttamento lavorativo più estremo e per lasciare i centri di accoglienza straordinaria, questi luoghi che ora sono anche potenziali focolai della pandemia da coronavirus.

Ricordiamo infine le responsabilità gravi, anche se certo non esclusive, della Lega nell’aver causato questa situazione di rischio che riguarda anche gli operatori dell’accoglienza e la collettività. In particolare, con il Decreto Legge 113 del 2018 l’ex ministro dell’Interno Salvini ha determinato, insieme a un’ulteriore drastica riduzione delle possibilità di ottenere il permesso di soggiorno per i richiedenti asilo (eliminazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari), un forte peggioramento, attraverso vincoli di gestione e tagli di spesa, delle condizioni di sovraffollamento, di mancanza di cura e di supporto nei C.A.S.”.

La pagina dell’associazione Diritti per tutti