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In Gabon, centinaia di bambine e bambini sono torturati e uccisi per ricavare dai loro organi feticci rituali

Una pratica moderna che ha per mandanti politici e uomini d’affari

«Le vittime sono soprattutto bambine alle quali sono state amputate le labbra, la lingua e gli organi genitali – ha denunciato all’agenzia Reuters Jean-Elvis Ebang Ondo, presidente dell’Association de Lutte Contre les Crimes Rituels del Gabon -. Ma, abbandonati nella spiagge, si trovano frequentemente anche resti di corpi di donne, uomini e di ragazzi. Nessuno dice nulla, nessuno denuncia per paura di rappresaglie. I tribunali non svolgono indagini. I politici o sono conniventi o sono mandanti».

Il Gabon non è certo l’unico Paese della fascia subsahariana in cui vengono commessi i cosiddetti “crimini rituali”. La piaga coinvolge anche altri Paesi come il Benin, il Niger, il Camerun, il Sudan e altri ancora.

Ma grazie alla denuncia di persone come Ebang Ondo, il Gabon rimane il Paese in cui questi crimini si sono guadagnati l’attenzione degli organi della Comunità Europea competenti in tema di diritti umani.

Nel 1983, la segretaria di un alto dirigente del partito di Governo fu fermata perché nella sua auto fu trovato la testa di un bambino. Nel 2012, un uomo che aveva fatto a pezzi una bambina di 12 anni accusò un senatore di essere il mandante dell’omicidio per potersi impossessare dei suoi organi che avrebbero dovuto accrescere il suo potere politico.

E questi sono solo alcuni dei pochissimi casi arrivati ai media. Nei primi tre mesi del 1993, nella solo spiaggia di Libreville, sono stati trovati una ventina di corpi straziati. A partire dal 2000, sempre secondo le stime dell’Unicef, i crimini rituali sono triplicati e, nell’ultimo decennio, i casi documentati sono centinaia, tanto che, a partire dal 2011, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia ha deciso di dedicare la giornata del 28 dicembre alla commemorazione delle vittime dei crimini rituali.

Va subito sottolineato, a scanso di equivoci, che i “crimini rituali” non hanno assolutamente niente a che fare con le religioni né tantomeno con le tradizioni africane. Ce lo spiega con chiarezza Maria Stefania Cataleta, avvocata per i diritti umani presso la Corte Penale Internazionale. «Alla base di questi crimini c’è certamente una mentalità impregnata di credenze soprannaturali che lascia spazio a personaggi stregoneschi incaricati di compiere questi sacrifici umani, ma questi crimini non hanno nulla a che vedere con le antiche tradizioni autoctone ma riguardano solo il Gabon contemporaneo. Sono commissionati da personaggi che detengono un certo potere e si affidano a tali pratiche per preservarlo o incrementarlo. Appartengono ad élites politiche o economiche che si ritengono al di sopra della legge e che dispongono dei mezzi necessari per portare a compimento questo genere di operazioni molto complesse e dispendiose. Questo è comprovato dal fatto che di di questi crimini, a volte, sono individuati solo gli esecutori e difficilmente i mandanti».

In altre parole, contrariamente a quando si potrebbe pensare, il fenomeno dei sacrifici rituali, è recente e, in Gabon come negli altri Paesi in cui sono commessi, si è diffuso in concomitanza con le lotte politiche avvenute dopo la conquista dell’indipendenza, nel 1960.

Una spiegazione ce la offre il sociologo congolese Joseph Tonda. La stregoneria, in Africa come in tutto il mondo, altro non è che un tentativo di esorcizzare i mali che affliggono la società in un momento di profonda crisi. Secondo Tonda, nei Paesi africani, dove la società civile ha perso ogni controllo sulla politica e sui valori, e non ha nessuna certezza di futuro, la stregoneria è un compagno ideale nella competizione per il potere, soprattutto per dittatori e signori della guerra.

In un’intervista rilasciata a Jeune Afrique nel 2012, Joseph Tonda spiega: «Da qualche mese, vi sono state delle inchieste su crimini rituali da parte dei tribunali. Sono finiti sotto indagine deputati, ministri e senatori, i quali, per accedere al potere e preservarlo, inviano dei sicari a sequestrare delle persone alle quali asportano la lingua, le mani, gli organi genitali, che sono consegnati in seguito a dei fabbricanti di feticci. Ma quasi sempre le inchieste si sono risolte con un nulla di fatto».
Più è grande la sofferenza della vittima, e più il talismano è potente e, di conseguenza, costoso. Un feticcio può arrivare a costare anche l’equivalente di 1500 euro. Sono pochi, in Gabon, come in tutta l’Africa, a poterselo permettere!

Un rapporto della sopracitata associazione contro i crimini rituali, sottolinea come i periodi elettorali o di nomine ai vertici del potere sono quelli più propizi per questo genere di pratiche, comunque diffuse anche tra i ricchi uomini d’affari. Come dire: le élites intoccabili del Paese.
«Le vittime invece – conclude l’avvocata Maria Stefania Cataleta – appartengono per lo più alle classi povere o sono abitanti di villaggi isolati. Certamente gli obiettivi principali sono i bambini poveri o i figli di famiglie immigrate o disagiate, che non dispongono di nessun mezzo per ottenere giustizia».

Riccardo Bottazzo

Sono un giornalista professionista.
La mia formazione scientifica mi ha portato a occuparmi di ambiente e, da qui, a questioni sociali che alle devastazioni dei territori sono intrinsecamente legate. Ho pubblicato una decina di libri tra i quali “Le isole dei sogni impossibili”, edito da Il Frangente, sulle micronazioni dei mari, e “Disarmati”, edito da Altreconomia, che racconta le vice de dei Paesi che hanno rinunciato alle forze armate. Attualmente collaboro a varie testate cartacee e online come Il Manifesto, Global Project, FrontiereNews e altro.
Per Melting Pot curo la  rubrica Voci dal Sud.