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Jerry Masslo: un raccoglitore di pomodori sudafricano che ha cambiato l’Italia

Ricordarlo è necessario per continuare a cambiare le cose

Foto tratta dall'intervista di Non solo nero a Jerry Essan Masslo

Trentuno anni fa, alla fine di agosto del 1989, veniva ucciso in Campania Jerry Essan Masslo, un rifugiato politico sudafricano che si guadagnava da vivere come bracciante. Nella notte tra il 24 e il 25 agosto, quattro giovani poco più che adolescenti che volevano rapinare i lavoratori africani della loro paga, spararono a Jerry e ferirono altri due braccianti.

Jerry Masslo era arrivato in Italia dopo una serie incredibile di peripezie e si era visto negare a Roma lo statuto di rifugiato, che all’epoca era riservato ai soli migranti provenienti dal’Unione Sovietica. Seppur sostenuto dalla sezione italiana di Amnesty International e dall’Unhcr, l’istanza viene rigettata, a norma del principio della “limitazione geografica”.

Secondo la legislazione dell’epoca, la decisione è definitiva. Jerry Masslo decide comunque di rimanere in Italia e viene accolto dalla Comunità di Sant’Egidio e si stabilisce nella “Tenda di Abramo”, un centro di accoglienza per stranieri, ospitato in una palazzina di tre piani a Roma.

Nell’attesa di raggiungere la moglie in Canada, nell’estate del 1989, Jerry decide di spostarsi a Villa Literno dove lavora nella raccolta dei pomodori per racimolare i soldi necessari per pagarsi il biglietto. Ogni mattina i migranti venivano infatti assoldati per 800-1000 lire a cassetta.

Solo qualche giorno prima di essere ucciso, Jerry Masslo aveva rilasciato un’intervista al Tg2 in cui aveva denunciato il razzismo e lo sfruttamento di cui erano vittime le persone nere in Italia. In quell’intervista, Jerry aveva affermato di volersi trasferire in un altro Paese a causa dell’insostenibile clima di odio e razzismo in Italia.

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Photo credit: Vita 1

La Cgil chiede per Jerry Masslo funerali di Stato, che si svolgono il 28 agosto, alla presenza del Vicepresidente del Consiglio. Con un collegamento in diretta, il Tg2 trasmette l’intervista rilasciata da Jerry Masslo: “Pensavo di trovare in Italia uno spazio di vita, una ventata di civiltà, un’accoglienza che mi permettesse di vivere in pace e di coltivare il sogno di un domani senza barriere né pregiudizi. Invece sono deluso. Avere la pelle nera in questo paese è un limite alla convivenza civile. Il razzismo è anche qui: è fatto di prepotenze, di soprusi, di violenze quotidiane con chi non chiede altro che solidarietà e rispetto. Noi del terzo mondo stiamo contribuendo allo sviluppo del vostro paese, ma sembra che ciò non abbia alcun peso. Prima o poi qualcuno di noi verrà ammazzato ed allora ci si accorgerà che esistiamo”.
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Photo credit: La Repubblica 2

Il 20 settembre 1989 a Villa Literno si tenne il primo sciopero mai organizzato degli immigrati contro il caporalato al servizio della camorra e fu un evento di portata storica per il nostro paese. Dopo qualche giorno, il 7 ottobre 1989, si svolse a Roma la prima grande manifestazione nazionale contro il razzismo, con alla testa uno striscione che ricordava Jerry Masslo.

Nel 1990, viene varato il primo intervento normativo organico sull’emigrazione, la legge Martelli, che rimosse il limite geografico al riconoscimento dello status di rifugiato. Dopo un anno venne fondato a Villa Literno il “Villaggio della Solidarietà”, una tendopoli munita di servizi per accogliere i lavoratori stagionali e nello stesso periodo nacque un’associazione a nome di Jerry Masslo, fondata da medici del posto per curare gratuitamente i lavoratori irregolari bisognosi. Uno di quei medici, Renato Natale, diventerà nel 2014 il sindaco anticamorra di Casal di Principe.

Nonostante la portata storica di un singolo atto di ribellione che ha cambiato la storia del lavoro migrante in Italia, Jerry Masslo è oggi poco ricordato.
Conservarne la memoria e ricordare la sua testimonianza significa continuare a cambiare le cose.

Silvia Peirolo

  1. A 30 anni dalla morte, Sant’Egidio ricorda Jerry Masslo, 21 agosto 2019
  2. 30 anni RepNa. I funerali di Jerry Masslo, 6 aprile 2020

Silvia Peirolo

Dottoranda presso l'Università di Trento (IT), mi sono laureata in Studi Internazionali all'Università di Wageningen (NL), all'Università di Torino (IT) e a Sciences Po Bordeaux (FR). Nata e cresciuta a Torino, ho vissuto in vari paesi per studi e lavoro. Di tutti i paesi, sono rimasta appassionata alla Sierra Leone, dove ho vissuto per sei mesi. Mi interesso alle questioni legate alla polizia e alla migrazione, con un focus geografico sull'Africa occidentale. Ho lavorato precedentemente con varie agenzie delle Nazioni Unite e parlo fluentemente inglese e francese.