Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

L’ultimo accordo tra Italia e Tunisia, con gli occhi degli altri

di Laura Morreale*

La schermata di un giornale tunisino

Il dibattito pubblico italiano ed europeo sui fenomeni migratori che interessano l’area mediterranea è caratterizzato, in buona parte, da una certa autoreferenzialità, che tende a ignorare quello che accade al di fuori dei confini europei. Tutt’al più, se ne interessa in maniera funzionale ad alimentare la visione securitaria ed emergenziale che caratterizza ormai da decenni le politiche migratorie. E le relazioni con i paesi della sponda Sud del mare nostrum riproducono le stesse dinamiche eurocentriche, in cui quei territori sono percepiti principalmente come frontiere esterne del nostro continente.

Tutto ciò si può riferire, ad esempio, alla visita istituzionale in Tunisia, il 17 agosto scorso, della ministra Lamorgese e del ministro Di Maio, insieme ai due commissari europei Ylva Johansson e Oliver Varhelji.

Lo scopo della visita e il modo in cui è stata raccontata dai nostri media sono molto indicativi di questo atteggiamento: il messaggio che è passato è che l’Italia e l’Unione europea sono disponibili a supportare in termini economici la Tunisia, a patto che il suo governo riesca a tenere lontane dalle coste europee più persone possibili.

Lamorgese ha poi parlato di un “intervento economicamente strutturato, e non solo securitario1 , mentre Di Maio ha prospettato “un piano integrato con un focus particolare sui giovani2. Intanto, però, il sostegno economico e sociale resta subordinato all’azione repressiva, che ancora una volta è considerata prioritaria. I fondi italiani – 11 milioni di euro stanziati dal Viminale – andranno infatti spesi in tecnologie per intercettare le imbarcazioni e addestramento delle forze di sicurezza, con l’obiettivo di bloccare il più possibile le partenze dei migranti.

In Italia, le testate giornalistiche più note si sono limitate in genere a riportare le dichiarazioni di Di Maio e Lamorgese, enfatizzando soprattutto i passaggi sulla necessità di più rimpatri e di maggiori controlli frontalieri da parte dei tunisini.

Presi dalle nostre narrazioni, ciò che è stato detto in Tunisia in merito all’accordo, e più in generale ai rapporti con Italia ed Europa, è passato completamente inosservato. Innanzitutto, sui giornali locali hanno avuto molta più eco le parole che sottolineano l’insufficienza dell’approccio securitario, pronunciate sia dai rappresentanti europei che tunisini.

Sono state ampiamente riprese le dichiarazioni del Presidente della Repubblica tunisina, Qais Said, che ha espresso necessità di adottare un approccio comprensivo, basato principalmente sulla lotta alla povertà e alla disoccupazione e sull’apertura di canali di migrazione regolari. Contestualmente, la delegata provvisoria agli Affari Esteri, Salma El Nifer 3, ha sottolineato l’importanza di preservare la dignità dei migranti tunisini e di agire sulle cause profonde che spingono le persone a spostarsi.

Tuttavia, le parole dei rappresentanti delle istituzioni non sono riuscite a evitare le critiche nei confronti dell’accordo, che resta innegabilmente un compromesso incentrato su misure securitarie e subordinazione alle volontà politiche italiane ed europee. E mentre il Ministero dell’Interno tunisino si è affrettato, nei giorni successivi all’accordo, a diffondere comunicati rivendicanti l’efficienza delle operazioni di contrasto all’emigrazione irregolare, si sono sollevate anche voci critiche.

Su alcuni siti di informazione sono apparsi articoli di opinione come “non siamo le guardie dei confini italiani4, o “nonostante i suoi giovani subiscano torture e soprusi nei centri di accoglienza, la Tunisia lavora come gendarmeria per l’Italia e l’Europa5. Anche le dichiarazioni di alcune associazioni della società civile sono state diffuse da diversi media. Ad esempio, quella del Forum Tunisino per i Diritti Economici e Sociali, che ha pubblicato una lettera aperta il giorno stesso della visita dei rappresentanti italo-europei 6.

La lettera si rivolge innanzitutto al presidente tunisino:
Signor Presidente della Repubblica,
La recente crisi migratoria ha dimostrato che la Tunisia ha bisogno oggi di una nuova consapevolezza per rivedere le sue relazioni con l’Unione europea e i suoi paesi, per perseguire un approccio più comprensivo nell’affrontare le questioni relative alla migrazione irregolare.
La maggior parte degli accordi firmati dalla Tunisia con l’Unione europea ha consacrato l’inuguaglianza nell’accesso ai diritti e nella libertà di movimento […]. La strategia di utilizzare due misure per gli stessi diritti ha bisogno di una revisione completa che ci porterebbe dalla posizione di “guardiani onesti” e “collaboratori ideali” a quella di partner, sulla base della consacrazione dei diritti e delle libertà, del rispetto della sovranità della Tunisia e della dignità dei suoi cittadini. […]
Lei si atterrà alle pressioni italiane per un nuovo accordo sulle migrazioni che legalizzerà l’espulsione collettiva dei tunisini, in flagrante violazione di trattati e convenzioni internazionali. […] I migranti sono soggetti a un uso eccessivo della forza, tortura e altre forme di maltrattamento, detenzione arbitraria e rilevamento, spesso forzato, delle impronte digitali. Inoltre, le decisioni di rimpatrio non possono essere impugnate, e gli immigrati non possono usufruire né di una traduzione imparziale né di adeguato supporto legale, per essere poi oggetto di espulsione collettiva in violazione degli articoli 3, 4 e 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo
.”

La lettera si rivolge poi a Di Maio e Lamorgese:
La vostra mancanza di collaborazione nei casi dei tunisini scomparsi nei tentativi di migrazione irregolare dimostra che la vostra concezione di cooperazione è unilaterale. Le foto e i video provenienti da alcuni centri di detenzione in Italia mostrano una violazione sistematica dell’integrità fisica e psicologica di immigrati tunisini.
Ottenere il consenso dei vostri elettori e cittadini non deve passare per la violazione dei diritti degli immigrati e dalla loro intimidazione, né per le minacce e i ricatti ai paesi vicini, ma piuttosto per la cooperazione nel costruire uno spazio mediterraneo più giusto, equo e solidale che garantisca diritti e libertà
”.

Anche i commissari europei vengono chiamati in causa, in una critica alle politiche dell’Unione in materia migratoria:
Teoricamente, gli accordi internazionali si basano sul principio di reciprocità tra gli Stati parte, che dovrebbero negoziare sulla base dell’uguaglianza. Tuttavia, sembra che la libertà di circolazione tra la Tunisia e l’Unione europea sia concessa solo a una delle parti.
L’Unione Europea, attraverso la sua politica che limita la concessione dei visti, rendendoli selettivi a determinate categorie, amplia e perpetua le disuguaglianze sociali tra le classi
”.

Un altro comunicato è stato diffuso, sempre il 17 agosto, dall’Alleanza delle associazioni dei tunisini d’Italia, e riportato da alcuni giornali online 7:
L’Alleanza delle associazioni dei tunisini d’Italia sta seguendo con preoccupazione e indignazione la situazione dei tunisini giunti di recente in Sicilia, dopo essere stati trattenuti dalle autorità italiane a bordo di una nave per la quarantena, senza rispettare i minimi diritti umani né applicare il protocollo sanitario voluto dalle stesse autorità italiane per contrastare l’epidemia di Covid-19. Nonostante la visita in Tunisia della ministra Luciana Lamorgese per affrontare il problema della migrazione clandestina, nessun progresso è stato fatto sulla questione dei tunisini nei vari centri identificativi italiani o a bordo della nave.

A questo proposito, l’Ufficio esecutivo dell’Alleanza delle associazioni dei tunisini d’Italia:
1 – rinnova la richiesta alle autorità italiane di rispettare i diritti umani nel trattamento dei cittadini, e di permettere loro di comunicare con le famiglie e con gli attivisti della società civile;
2 – denuncia le carenze nei servizi di nutrizione e alloggio e i maltrattamenti nei confronti dei tunisini da parte degli operatori, in violazione delle leggi italiane ed europee in vigore;
3 – invita la Presidenza della Repubblica e il governo tunisino a lavorare con i ministri degli Esteri e dell’Interno italiani, in occasione della visita di oggi, affinché non sia imposta una politica di rimpatri forzati ed espulsione collettiva, e per trovare una soluzione soddisfacente per i tunisini che sono arrivati in Italia, soprattutto perché hanno rischiato le loro vite per raggiungere i confini italiani. […]
”.

Nelle istituzioni italiane, e in buona parte del dibattito pubblico, sembra essere assente qualsiasi tipo di riflessione che prenda in considerazione i temi dei diritti e della libertà di movimento.

Dando per scontata la nostra possibilità di spostarci quasi in ogni luogo del mondo, e ripulendoci la coscienza con frasi come “la Tunisia è un paese sicuro”, non riusciamo a concepire come migliaia di persone possano mettere a rischio la propria vita su imbarcazioni di fortuna, per tentare di attraversare quei pochi chilometri che li separano dalle nostre coste.

  1. https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/08/17/migranti-dal-viminale-11-milioni-alla-tunisia-per-rafforzare-controllo-ai-confini-lamorgese-pressione-sulla-sicilia-aggravata-dal-covid/5902607/
  2. https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/La-missione-dei-ministri-Di-Maio-e-Lamorgese-in-Tunisia-Migranti-irregolari-saranno-rimpatriati-184b13ae-64bf-436c-b459-debd1301ae46.html
  3. Ha lasciato l’incarico il 24 agosto, in seguito alla formazione di un nuovo governo dopo lo stallo seguito alla caduta, il 15 luglio, del precedente esecutivo guidato da Elyes Fakhfakh: https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2020/08/25/tunisia-annunciato-governo-tecnocratico/
  4. https://www.babnet.net/rttdetail-209032.asp
  5. http://www.alchourouk.com/node/124600
  6. https://ftdes.net
  7. https://www.turess.com/babnet/209052