Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

A Udine il 26 settembre torna in piazza “Prima le persone”

Alle ore 16:30 in piazza Primo Maggio

La situazione in FVG è divenuta preoccupante per tutte e tutti, per coloro che vi abitano e per coloro che vi arrivano, minando la stessa tenuta dell’ordinamento democratico: la nostra Costituzione, il diritto interno e dell’Unione Europea sulla protezione internazionale, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sono continuamente stracciati e calpestati.

Come noto, il territorio regionale, e in particolare la città di Trieste, sono il punto terminale della cosiddetta Rotta Balcanica, via di fuga obbligata per i rifugiati. Senza alcuna situazione di emergenza reale (non ci sono stati aumenti significativi degli arrivi rispetto al 2019) nel corso della primavera è stato rispolverato ad arte un vetusto accordo di riammissione tra Italia e Slovenia del lontano 1996, superato dall’evoluzione storica e giuridica di quasi tre decenni.

In violazione delle norme interne, dell’Unione Europea e del diritto internazionale, sono iniziate operazioni massicce di respingimento dei richiedenti asilo apertamente rivendicate dal Governo italiano: si tratta di respingimenti che avvengono senza alcun provvedimento amministrativo, ma solo in forza di trasferimenti eseguiti dalle polizie di Italia, Slovenia e Croazia che hanno come effetto quello di deportare le persone in Bosnia, fuori dall’Unione Europea, senza lasciare traccia di tali operazioni. Le deportazioni avvengono, specie in Croazia, anche con l’uso di violenze efferate come documentato da Amnesty International e da tutti i rapporti internazionali indipendenti.

In parallelo è continuata, con folle determinazione, anche da parte della Giunta regionale, la spinta verso una politica concentrazionaria, finalizzata ad eliminare ogni esperienza di accoglienza diffusa, isolando – soprattutto a Udine – i richiedenti asilo in grandi strutture degradate, senza corsi di italiano, né percorsi di qualificazione professionale o attività sociali, rendendoli soggetti passivi e alimentando una percezione negativa della loro presenza.

Con la crisi del Covid – 19 la Regione e alcune amministrazioni locali con spregiudicatezza hanno indicato le persone in arrivo dalla Rotta Balcanica come gli untori che causano la diffusione del virus, a dispetto di tutte le statistiche ufficiali. Con percentuali di positività al Covid 19 identiche alla media della popolazione locale, anziché ricorrere all’isolamento fiduciario in strutture piccole e a ciò dedicate, si sono collocati i migranti in strutture collettive non idonee, come nella ex caserma Caverzani, accentuando la potenziale diffusione del virus e facendo volutamente esplodere la paura tra la cittadinanza per usarla come arma politica.

Dimenticando la situazione di degrado e violenza che aveva reso necessaria la chiusura del CIE di Gradisca, a dicembre 2019 è stato riaperto, nello stesso stabile, il CPR, struttura che con nome diverso è destinata a detenzioni inefficienti, costose e violente, nella quale si sono riproposte le medesime situazioni di disperazione e degrado precedenti: in sei mesi sono morte due persone in circostanze ancora del tutto oscure.

Siamo molto preoccupate/i di tali scelte politiche, nazionali e locali, finalizzate a una gestione volutamente emergenziale di situazioni che sono invece del tutto gestibili con i normali strumenti giuridici di cui il nostro ordinamento dispone; tali scelte costituiscono un rischio concreto per la tenuta democratica del Paese perché consolidano l’idea che ogni situazione di crisi autorizzi prassi arbitrarie, comportamenti demagogici e di incitamento all’odio che si stanno diffondendo a macchia d’olio in tutta la regione.

Di fronte a questo grave scenario CHIEDIAMO di:
– cessare immediatamente i respingimenti dei richiedenti asilo alla frontiera terrestre e garantire effettivamente l’esercizio del diritto di asilo;
– cancellare le grandi strutture ispirate alla logica concentrazionaria ripristinando il sistema di accoglienza diffusa, creando inclusione sociale e buona gestione delle risorse pubbliche;
– chiudere il Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Gradisca d’Isonzo, luogo strutturalmente non idoneo a garantire standard minimi di rispetto dei diritti e della dignità dei trattenuti e modificare con urgenza la normativa sui CPR affinché detti luoghi possano essere chiusi in tutta Italia;
– attuare profonde modifiche della normativa sull’immigrazione, rendendo possibili procedure di ingresso regolare per la ricerca del lavoro, aprendo canali umanitari per i rifugiati che si trovano in condizioni di particolare pericolo, sottraendoli ai ricatti e agli abusi dei mercanti/trafficanti di esseri umani, riportando alla regolarità tutte le persone che in Italia hanno un inserimento sociale ma sono state spinte nel circuito della irregolarità, del lavoro nero e dello sfruttamento da normative inique e anacronistiche;
– potenziare il sistema sanitario regionale, garantendo a tutte le persone, e in ogni Comune del FVG, interventi preventivi e di cura adeguati, con particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione, indirizzando la spesa a garantire qualità dei servizi, congruo numero di personale e investimenti nella ricerca e nella formazione.

Crediamo in una società aperta e includente, rispettosa della dignità delle persone, libera da odi, pregiudizi, razzismo

Per questo saremo a Udine, in Piazza 1° Maggio, il 26 settembre, alle ore 16.30

– Per aderire all’appello e per informazioni scrivere a:
[email protected]