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Défenseure des droits: a Calais condizioni di vita inumane e degradanti

Il comunicato stampa dopo la visita di fine settembre

Disegno: Hannah Kirmes Daly - 2016 https://hannahkirmesdaly.com

Traduzione di Linda Bergamo

traduzione di Jessica Bellino

La Défenseure des droits, Claire Hédon, e i suoi funzionari si sono recati a Calais martedì e mercoledì (22 e 23 settembre 2020 n.d.T.).

In questa occasione, la Défenseure des droits si è lungamente intrattenuta con numerosi esiliati, le associazioni in loro aiuto, i servizi dello Stato, i prefetti, il responsabile dell’insieme delle forze di sicurezza presenti nel distretto di Calais, i servizi che si occupano di accoglienza di minori non accompagnati per il Dipartimento e il Sindaco della città di Calais.

Al termine di questa visita, la Défenseure des droits reitera le constatazioni già formulate dall’istituzione e il suo predecessore sulle violazioni ai diritti fondamentali più elementari di cui le vittime sono i migranti. Claire Hédon, cosciente della difficoltà della situazione, chiede che vengano trovate delle soluzioni urgenti perché cessino queste condizioni di vita indegne e vergognose.

La volontà di rendere invisibili gli esiliati a Calais porta al fatto che alcun rifugio sia più tollerato: le persone – tra le 1.200 alle 1.500 secondo differenti dichiarazioni – fra le quali donne con bambini piccoli, a volte dei lattanti, e dei minori non accompagnati, dormono a terra, sdraiati sulla sterpaglia, in qualsiasi condizione climatica, a volte con una coperta data dalle associazioni. Le tende sono poche.

Gli esiliati vengono cacciati via dai loro rifugi ogni due giorni dalle forze dell’ordine.

Gli sgomberi costanti dei terreni sui quali essi dormono hanno per obiettivo di forzarli a fuggire. Le tende e le loro cose possono essere spostate e poi perse. I ragazzi non possono più riposarsi e restano costantemente in veglia. Sono visibilmente in uno stato di sfinimento fisico e mentale. Per le associazioni, questi metodi intimidatori rendono ancora più complesso il loro compito di fornire aiuti.

In queste condizioni, l’accesso al cibo, all’acqua e all’igiene è difficile e complesso.
Le strutture sanitarie ripartite in diversi luoghi, lontano dal luogo in cui i rifugiati vivono, sono insufficienti con un solo punto di approvvigionamento dell’acqua (due rubinetti) aperti 24 ore su 24.

La Défenseure des droits ha potuto constatare che le condizioni igieniche erano deplorevoli. In questo periodo di crisi sanitaria legata all’epidemia del Covid, le persone dispongono di poche mascherine e il rispetto delle misure di contenimento, come il regolare lavaggio delle mani sono impossibili.

Alcuni ragazzi addirittura non riescono a mangiare tutti i giorni.

Le distribuzioni dei pasti, a orari variabili e non sempre rispettati, avvengono a volte lontano dai luoghi in cui essi vivono. La Défenseure des droits aveva presentato delle osservazioni al Tribunale Amministrativo di Lille, la settimana scorsa, riguardo il decreto prefettizio che vieta le distribuzioni alimentari da parte delle associazioni; farà lo stesso presso il Consiglio di Stato.

La Défenseure è particolarmente preoccupata per la situazione delle donne e dei bambini. La mancanza di strutture specifiche per le donne le rende particolarmente vulnerabili di fronte allo sfruttamento sessuale e alle molestie. I minori non accompagnati di cui alcuni hanno solo dodici o quattordici anni sono ugualmente in pericolo e vittime di gruppi criminali.

Anche se gli interventi di France Terre d’Asile e il monitoraggio delle associazioni non commissionate dallo Stato risultano nella messa al riparo dei minori nella struttura di Saint Homer, la Défenseure des droits constata che il dispositivo non è sempre sufficiente.

La creazione, come misura minima, di un luogo di accoglienza diurna dedicata e facilmente accessibile, come raccomandata la Défenseure des droits nelle sue precedenti attività, resta un imperativo riguardo agli obblighi di protezione di questi minori a titolo della Convenzione internazionale relativa ai diritti dell’infanzia di cui la Francia è firmataria. Il rifugio temporaneo d’emergenza per adolescenti la sera e la notte, che prevede una visita alla stazione di polizia, è un deterrente tenendo conto del successivo smantellamento effettuato dalle stesse forze dell’ordine.

La Défenseure des droits rinnova inoltre le sue raccomandazioni riguardo il processo di riunificazione famigliare di minori non accompagnati con le persone a loro care in Gran Bretagna al fine di minimizzare i rischi per questi adolescenti che mettono in gioco la loro vita per tentare di oltrepassare la frontiera.

Rinnovando le sue raccomandazioni generali, specialmente quelle riguardo i minori (decisione del 20 aprile 2016 e rapporto di dicembre 2018), la Défenseure des droits chiede di porre fine a queste pratiche e invoca la creazione di un luogo dove le persone si possano riposare, rigenerarsi e prevedere il seguito del loro percorso migratorio.

Gli esiliati che si trovano nell’impossibilità di restare sul territorio, e nell’impossibilità di lasciarlo, dicono di non avere altra scelta, davanti alle cattive condizioni di accoglienza, se non quella di mettersi in situazioni di fuga estremamente pericolose.

Nel suo rapporto di ottobre 2015, ribadito nel rapporto del 2018, la Défenseure des droits scrive: “Dagli anni 2000, è la paura del rischio “di appello d’aria” che ha provocato un trattamento indegno e irrispettoso nei confronti dei diritti dei migranti, questa politica si riflette nella gestione della situazione calaisiana. Per evitare questo rischio, le autorità pubbliche hanno innanzitutto cercato di rendere il meno visibile possibile il raggruppamento dei migranti e di non creare dei “punti di stanziamento”.

La Défenseure des droits constata che ancora oggi è questa paura la principale bussola delle autorità pubbliche in tutte le decisioni che vengono prese.

Proprio nel momento in cui la Commissione europea propone di abolire il regolamento di Dublino, la Défenseure des droits auspica che si avvii finalmente la discussione sui canali legali dell’immigrazione ed esorta le autorità pubbliche a non persistere in quella che sembra essere una negazione dell’esistenza dei migranti che, essendo presenti sul nostro territorio, devono essere trattati degnamente, nel rispetto della legge e degli impegni internazionali che vincolano la Francia.