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Moria distrutto dalle fiamme – 13.000 persone in fuga

Dalla Grecia un articolo di Diego Saccora, APS Lungo la Rotta Balcanica

Stanotte un incendio ha completamente distrutto il campo di Moria nell’isola di Lesbo, le oltre 13.000 persone presenti nel campo si sono riversate in strada in cerca di salvezza. Tutti i loro averi sono andati perduti. Ci auguriamo con tutti il cuore che non ci siano nè morti nè feriti e che le persone siano subito portate in un luogo sicuro e protetto fuori da Lesbo.

Il gruppo Europeans for Humanity denuncia di aver subito un attacco fascista mentre cercava di soccorrere i feriti. I volontari sono stati attaccati con spranghe e pietre e sono stati costretti a rifugiarsi nei boschi.
Altri gruppi denunciano di essere stati fermati dal cordone di polizia creato per bloccare la via da e per Mytilene. Hanno impedito loro l’accesso alle proprie warehouse per fornire aiuti alle persone rimaste per la strada.

Da mesi gli hotspot delle isole greche sono in lockdown, migliaia di persone, col pretesto del COVID-19, sono state rinchiuse nei campi, mentre il governo greco riapriva le scuole e gli aeroporti internazionali.

Con un tempismo perfetto, a inizio settembre, al termine della stagione turistica, quando si sarebbe dovuto concludere il lockdown, a Moria è stato trovato il primo caso di COVID-19. Il campo è stato subito posto in totale isolamento: piiù di 13.000 persone, la maggior parte bambini, chiuse in uno spazio di meno di un chilometro quadrato, in tende, container sovraffollati e alloggi di fortuna, senza le condizioni sanitarie minime. “Una quarantena ingiustificata e crudele” l’ha definita MSF; che al posto di proteggere le persone, mette a serio rischio la loro vita.

“Dov’è l’Europa?” molti si chiedono in queste ore. L’Europa è a Moria, ogni sua politica è concentrata e ben visibile in questo campo ai confini dell’Unione Europea, che deve servire da monito e avvertimento per chi sogna una vita diversa e cerca diritti. L’Europa plaude la Grecia definendola suo scudo, l’Europa chiude gli occhi davanti a un campo lager, ai respingimenti in mare, alle quotidiane violazioni dei diritti alla vita delle persone.

Ma l’Europa siamo anche noi, cittadini nati e cresciuti in uno degli Stati dell’Unione Europea e ognuno di noi nel proprio piccolo ha il dovere di denunciare, di prendere posizione e di chiedere un radicale cambiamento politico, perché il silenzio è sempre il miglior alleato degli oppressori.