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Sarà questa la nuova Moria?

Dalla Grecia un articolo di Lungo la Rotta Balcanica

La nuova tendopoli allestita a Lesbo. Foto di Giorgos Moutafis

13 settembre 2020 – Sono passati già cinque giorni dal terribile incendio che ha completamente distrutto il campo di Moria e le più di 12.000 persone sfollate vengono ancora lasciate dormire per la strada.

Ci sono buone notizie? Ci faranno uscire da Lesbo o ci lasceranno vivere per strada, trattati peggio degli animali? E’ un inferno, un vero inferno” ci scrivono alcuni amici siriani conosciuti a Lesbo qualche settimana fa. Purtroppo le ultime notizie parlano dell’allestimento di una nuova tendopoli in un ex poligono di tiro, vicino al campo di Kara Tepe, a circa 3 km da dove sorgeva Moria: 200 tendoni bianchi, allineati uno dietro l’altro, che riportano la memoria a quelli del campo di Vucjak, in Bosnia e Erzegovina. L’ennesima risposta emergenziale, volutamente emergenziale quanto rapida, segno che ci potevano essere ben altri tempi per gestire al meglio le sistemazioni per le persone in una crisi – prima di tutto politica – che dura da anni. E invece si è arrivati a questo.

Oggi il ministro della Migrazione e dell’Asilo Notis Mitarachis, durante una breve visita al sito, ha dichiarato che entro la giornata di oggi saranno disponibili 5.000 posti letto e che verrà data la priorità alle famiglie e alle persone vulnerabili. Ma in un contesto simile, che assomiglia più a un contesto di guerra, che cosa significa vulnerabilità? Chi ne può essere escluso?

Aegean Boat Report denuncia inoltre che le tende hanno un massimo di 6 posti ma che che probabilmente almeno 10 persone vi verranno stipate, violando il rispetto di ogni standard umanitario minimo. Inoltre la distanza di sicurezza dei 3 metri che ci dovrebbe essere tra le tende non è stata rispettata e ciò metterebbe la nuova tendopoli a serio rischio nel caso di eventuali nuovi incendi. Com’è possibile che le autorità greche continuino a ignorare totalmente la tutela e la protezione delle persone? Non è ancora chiaro se il nuovo campo sarà un centro chiuso, ma da quando si vede nelle foto, è già recintato e pare verrà gestito direttamente dall’esercito.

Intanto la situazione a Lesbo rimane tragica. Le 12 mila persone continuano a essere intrappolate in un’area ad accesso limitato bloccate da cordoni della polizia e da quelli di gruppi di estrema destra. Dormono lungo la strada che conduce al campo di Moria e nel parcheggio della Lidl. Ieri, sabato 12 settembre, le persone hanno manifestato per essere trasferite immediatamente nella Grecia continentale e per chiedere l’apertura dei supermercati per comprare cibo, ma la polizia greca ha risposto violentemente lanciando lacrimogeni contro donne e bambini. Si calcola che più della metà dei richiedenti asilo, oltre 6.000 persone, abbiano meno di 18 anni.

Le ong e i singoli attivisti si sono organizzati per distribuire cibo e beni di prima necessità alle persone, ma la coda per ricevere i generi alimentari è lunghissima e non si riesce a garantire nessun tipo di distanza di sicurezza. Il rischio di contagio in una situazione del genere è estremamente alto e le autorità greche non stanno facendo nulla per tutelare le persone. Il loro primario e unico interesse rimane la gestione militarizzata e securitaria della situazione.

74 ong hanno lanciato un appello per trasferire il più urgentemente possibile le persone fuori da Lesbo e dalla Grecia ma la loro richiesta, come le centinaia già rilasciate in questi anni, rimarrà inascoltata. Il governo greco ha annunciato che nessuno verrà spostato verso la Grecia continentale e che il piano continua a rimanere la creazione di un campo chiuso nell’isola di Lesbo.

Intanto noi continuiamo a domandarci dove sia l’Europa. L’annuncio da parte di 10 Paesi europei per l’accoglienza di 400 minori non accompagnati provenienti da Moria non deve ingannare; si tratta certo di una misura estremamente importante ma ancor più dimostra quanto facili sarebbero le soluzioni se ci fosse la volontà politica di prenderle. Ma quella della vulnerabilità in emergenza deve smettere di essere la discriminante tra chi è meritevole di aver diritto all’Europa e chi invece deve rimanere a marcire per anni in campi lager ai margini d quella stessa Europa. Che nel frattempo ha ribadito il suo pieno appoggio alla Grecia attraverso le parole di Margaritis Schinas, vicepresidente esecutivo della Commissione europea, il quale ha annunciato come l’Unione Europea sia pronta non solo a finanziare e sostenere la costruzione di un campo più moderno ma anche a considerare qualsiasi richiesta greca per un ruolo più attivo nella gestione di questa nuova struttura. Nulla dice invece rispetto ai proclama di Mitsotakis nei quali dichiara l’intenzione di investire in armi e militari e all’evidente escalation nella crisi con la Turchia.

E’ vero che in Italia ci sarà una manifestazione per Moria?” ci scrive Abdallah, un amico siriano che dorme per strada assieme ai fratelli e all’anziana madre.

Sì, è vero, ce n’è stata una a Torino e si spera che tante altre verranno organizzate nei prossimi giorni. C’è n’è stata una ad Atene venerdì sera con la partecipazione di oltre 5.000 persone e molte città europee si stanno muovendo. Ci sono tanti cittadini europei che si vergognano per quanto sta avvenendo, che fanno informazione, denunciano, scendono in piazza per urlare “non in mio nome”.

Abdallah vuole essere aggiornato su queste iniziative europee. Vuole sentire che non è solo, che ci sono tante persone solidali che si appongono ai crimini che sta vivendo. Gli diciamo che se ha qualcosa da dire, ce lo può scrivere, che possiamo tradurlo, diffonderlo affinché la sua voce arrivi nelle piazze di tutta Europa.