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Il governo italiano blocca di nuovo l’attività della Mare Jonio

Mediterranea Saving Humans: “Ma non riusciranno a fermarci”

Mercoledì 28 ottobre 2020 – Dopo oltre due settimane di ulteriore blocco della nave Mare Jonio – pronta dallo scorso 12 ottobre a riprendere la navigazione nel Mediterraneo Centrale in missioni di osservazione, monitoraggio e (se necessario) soccorso in mare – lunedì 26 ottobre le Autorità Marittime di Augusta hanno comunicato il loro diniego all’imbarco delle attiviste e attivisti del Rescue e Medical Team di MEDITERRANEA Saving Humans, a bordo della nave in qualità di tecnici armatoriali.

Si tratta del terzo intervento di questo genere, dopo quello delle Capitanerie di Licata e Pozzallo, con motivazioni pretestuose, infondate ed arbitrarie sulla base di indicazioni politiche che arrivano direttamente da Roma.

Questi dinieghi hanno nei fatti bloccato dal 14 settembre scorso la possibilità per la nave di MEDITERRANEA di operare in mare, mentre al largo delle coste libiche si sono contati quasi trecento morti in diversi naufragi. Non possiamo che constatare la volontà del Governo Italiano, in perfetto accordo con gli altri esecutivi europei, di ostacolare in ogni modo l’attività di monitoraggio e di soccorso delle navi della società civile attive nel Mediterraneo.

Con la Mare Jonio sono ben sei le navi della Civil Fleet in questo momento costrette in porto, con differenti dispositivi di blocco tecnico o fermo amministrativo.

Abbiamo dato mandato al nostro Team Legale di contestare nelle sedi opportune questi provvedimenti illegittimi, ma opposizioni e ricorsi comportano procedure costose e che dureranno mesi prima di ottenere giustizia.

Intanto la Mare Jonio ha lasciato ieri sera il porto di Augusta e si sta dirigendo non là dove la sua presenza è necessaria, ma in cantiere per affrontare una serie di periodici ed importanti lavori di manutenzione allo scafo e all’apparato motore, previsti dal Registro Navale Italiano (RINA).

Nel frattempo le strutture operative di MEDITERRANEA continueranno a monitorare la situazione in mare, come abbiamo fatto di fronte ai casi di imbarcazioni in difficoltà e naufragi negli ultimi giorni e a rilanciare, insieme alle altre organizzazioni civili europee, la mobilitazione affinché tutte le navi siano liberate e possano tornare a salvare vite umane nel Mediterraneo.

Una cosa è certa, come abbiamo dimostrato in questi due anni: possono intralciarci, farci perdere tempo prezioso, non per noi ma per chi fugge dall’inferno libico e rischia la vita in mare, ma non riusciranno a fermarci e, con il sostegno di tutte e tutti, non ci fermeremo.