Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

“Migrantour”: riscoprire le nostre città attraverso passeggiate interculturali

Intervista a Siid Negash, educatore e accompagnatore

Photo credit: Migrantour

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Cos’è un migrantour?
Migrantour è un progetto di turismo responsabile che punta a far conoscere i cambiamenti del territorio e a decostruire i pregiudizi e gli stereotipi attraverso l’incontro e la promozione del dialogo tra giovani e cittadini di diverse origini. In particolare il progetto vuole mostrare le ricchezze provenienti da diversità culturali proponendo degli itinerari nella città che cambia.

Quando è nato il progetto e quali città coinvolge?
Il progetto nasce da un’idea di turismo responsabile a km 0, che vede protagonisti cittadini provenienti da mondi lontani.
È partito a Torino nel 2010 con il primo corso di accompagnatori interculturali promosso da Viaggi Solidali, un tour operator che già lavorava nel turismo responsabile, in collaborazione con l’ONG fondazione ACRA e Oxfam Italia.
Visto il successo incontrato e l’interesse della cittadinanza, anche altre città italiane ed europee iniziano ad interessarsi e si è sviluppata una rete europea di itinerari urbani interculturali guidati da cittadini di origine migrante, rivolti a residenti, turisti, studenti e chiunque sia curioso e voglia scoprire il territorio con occhi diversi.
La prima fase è partita nel 2014-15, grazie ad un progetto europeo che ha visto coinvolte nove città: Torino, Milano, Genova, Firenze, Roma, Marsiglia, Parigi, Valencia e Lisbona.
Nella seconda fase, nel 2018-19, la rete Migrantour si è consolidata con nuove città, tra cui Bruxelles, Lubiana, Bologna, Cagliari, Catania, Pavia e Napoli.
La rete sta ancora crescendo e ci sono altre città interessate ad entrarci.

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Chi sono le guide e come vengono formate?
Le guide possono essere di tutti i tipi. Possono essere persone delle più diverse età origini, percorsi biografici, studi, competenze, attività lavorative.
Però c’è una cosa che li accomuna: una buona conoscenza della lingua del paese di residenza, una forte curiosità del territorio e la volontà di tradurre la propria esperienza personale e familiare di migrazione nella città, in una narrazione capace di comunicare agli altri i valori del dialogo interculturale.
Le persone interessate a fare gli accompagnatori interculturali devono fare un corso di formazione, i percorsi formativi sono gratuiti e vedono il contributo di diversi specialisti, ad esempio preti, pastori e imam per il dialogo inter religioso. Poi ci sono formazioni sul turismo responsabile, sulla gestione del gruppo, sulle tecniche di accompagnamento, sull’uso della voce, sulla teatralità, e anche una parte di ricerca sul campo dedicata alla costruzione partecipata dell’itinerario.

Per chi sono pensati i tour?
Spesso i partecipanti ai tour sono ragazzi e adulti, turisti o cittadini della stessa città che passano da questi quartieri ma non ne hanno visto la parte più nascosta. Alcuni sono residenti del quartiere stesso, che dicono di non averlo mai visto con quegli occhi.
Poi facciamo i tour per i bambini, le scuole medie e superiori, per gli anziani, per i non vedenti abbiamo preparato un tour molto interessante che si chiama “al di là del visibile”, poi l’abbiamo fatto per i turisti e per chi viene per scambi di studio da altri paesi: il target è diversissimo.

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Quali sono gli itinerari presenti a Bologna e come sono stati scelti?
Gli itinerari a Bologna sono due: uno è quello della Bolognina, un quartiere vicino alla stazione dei treni, l’altro è un tour interreligioso del centro storico.
La Bolognina è un’area della città nata in risposta ai flussi migratori interni dell’Italia: i migranti che venivano dal sud per lavorare a Bologna. Gli alloggi per questa classe operaia sono stati costruiti vicino alle aziende e alla stazione, creando pian piano un quartiere nuovo chiamato per questo Bolognina (piccola Bologna).
È uno scenario mobile: con la chiusura delle fabbriche degli anni ‘90 tante persone si sono spostate e questo buco è stato riempito dalla nuova migrazione.
Adesso è diventato anche un luogo dove i nuovi cittadini, gli studenti e i nuovi arrivati da paesi più lontani, hanno scelto come luogo dove abitare.
Passeggiando per questo quartiere si trova una piazza molto importante che è Piazza dell’Unità, dove viene raccontata la Resistenza partigiana.
Questa storia dei partigiani in Italia si intreccia con i migranti di oggi, spesso gestori di esercizi commerciali. Nella stessa strada è possibile trovare botteghe di tortellini, affianco ad una macelleria ḥalāl o un ristorante cinese: la memoria di sentirsi a casa con l’odore delle spezie del mercato di via Albani che vengono da tutto il mondo.

L’altro tour invece è “i culti tra di noi”, un itinerario pensato per valorizzare la pluralità religiosa. Partendo da Piazza Maggiore si attraversano tutti i luoghi di culto nel centro- la sinagoga, la chiesa ortodossa, i valdesi, la sala di preghiera islamica- per mostrare la convivenza virtuosa che esiste a Bologna.

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Qual è la storia delle migrazioni a Bologna?
Bologna è una città interessante, è sempre stata aperta: da quando è nata l’Università ha aperto le porte a tanti studenti da tutta Europa.
Dall’Ottocento è diventata meta migratoria nella parte rurale, e negli anni ’30 del Novecento si sono instaurati i primi commercianti cinesi.
Questi si stabilirono e crearono una piccola Shanghai che è tutt’ora vivace. Nella seconda metà del Novecento invece Bologna è diventata come tutte le altre città una meta di migrazioni internazionali sempre più intense.
Si contano a Bologna circa 60 mila presenze, il 15% del totale della popolazione. La maggioranza dei cittadini stranieri sono rumeni, poi ci sono filippini, bengalesi, pakistani e cinesi.
È un melting pot interessante.

Avete mai ricevuto critiche per il progetto?
No. Tutte le persone sono sempre soddisfatte, e ci ringraziano per il lavoro che facciamo.
Non è un lavoro di turismo tout court, è un lavoro educativo, di interculturalità.
Questo rende questo tour speciale. Le persone si fermano quando raccontiamo questi luoghi e ci dicono “Bravi che raccontate il nostro quartiere!”, specialmente quando parliamo della Resistenza. È successo con alcuni anziani che non si aspettavano che ragazzi di altre origini raccontassero la storia italiana.

Puoi parlarmi dell’associazione che sta dietro Migrantour Bologna?
Next generation Italy è la nostra associazione: è un’organizzazione senza scopo di lucro che esiste dal 2008. Abbiamo sede a Bologna, lavoriamo a livello locale, nazionale, qualche volta anche internazionale con i vari progetti europei. Promuoviamo interculturalità, facciamo consulenze, eventi di inclusione sociale, turismo responsabile come Migrantour, tutto per creare un incontro sociale, questa è la cosa più importante. Mettiamo anche sapere digitali nel fare questo, per mettere insieme vari generi e generazioni.
Siamo di diverse origini: ci sono persone di origine pakistana, di diversi Paesi dell’Africa, di origine araba, dell’est Europa, e ci sono anche persone da diverse parti d’Italia. Questo rende un po’ più speciali i lavori che facciamo a Bologna e con Migrantour: rende la cosa un po’ più interessante. Noi diciamo sempre che i nostri vissuti, il metissàge, la conoscenza di linguaggi e territori ci rende dei veri ambasciatori del cambiamento e della diversità interculturale.

Radio Melting Pot

For freedom of movement, for citizenship rights
Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

 

Questa nuova stagione 2024/2025 prevede la realizzazione di 8 episodi.
La prima call pubblica, che ha avuto come obiettivo quello di promuovere un protagonismo diretto delle persone coinvolte nei processi migratori, si è svolta nel dicembre del 2023 ed ha formato la redazione del nuovo progetto.

 

Il progetto è realizzato con i Fondi dell'Otto per Mille della Chiesa Valdese.

Chiara Zannelli

Chiara Zannelli, studentessa di Scienze Politiche all'Università di Padova. Interessata al tema delle migrazioni. Faccio parte della redazione di Radio Melting Pot.