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Bosnia: accordo con il Pakistan per la riammissione dei migranti

Danijel Kovacevic, Balkan Insight - 4 novembre 2020

Migrants at the former military barracks in Blazuj, near Sarajevo, Photo: EPA/Fehim Demir

traduzione di Giulia Brugnetti

Mercoledì 4 novembre a Islamabad il ministro dell’Interno pakistano Ijaz Ahmed Shah e il ministro della Sicurezza bosniaco Selmo Cikotić hanno firmato un accordo, con annesso protocollo, di riammissione dei propri cittadini in situazione irregolare.
Con tale accordo, il Pakistan si impegna ad accettare il rimpatrio dei propri cittadini presenti clandestinamente in Bosnia-Erzegovina e viceversa.

L’accordo stabilisce che le autorità deputate a ricevere, presentare ed evadere le domande di riammissione, così come quelle di transito, saranno il ministero della Sicurezza bosniaco e il ministero dell’Interno pakistano.

I cittadini dei due Stati verranno riammessi e accolti nel proprio Paese d’origine presso gli aeroporti internazionali di Sarajevo e Islamabad, preposti al transito.
La questione dei migranti pakistani in Bosnia, fonte di dissidi tra i due Paesi, era degenerata ad aprile, quando Fahrudin Radončić, l’allora ministro della Sicurezza bosniaco, aveva accusato Islamabad di non voler collaborare con Sarajevo alla gestione del problema della migrazione clandestina.

A scatenare la controversia era stato lo stesso Radončić, che aveva ordinato al Centro per gli stranieri SPS (Služba za poslove sa strancima) di stilare una lista di novemila/diecimila migranti irregolari da espellere, fatta eccezione per i rifugiati siriani, in fuga da un Paese lacerato dalla guerra.

Radončić sosteneva che tra questi ci fossero circa tremila migranti irregolari provenienti dal Pakistan, alla cui identificazione l’ambasciata pakistana si rifiutava di collaborare.

L’ex ministro della Sicurezza era persino arrivato a esigere che l’ambasciatore pakistano a Sarajevo venisse dichiarato persona non grata.

Tuttavia né il membro della Presidenza Tripartita della Bosnia-Erzegovina Šefik Džaferovic né del ministro degli Affari Esteri bosniaco Bisera Turković avevano appoggiato Radončić, che pertanto si era dimesso all’inizio di giugno.

L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, le autorità bosniache e alcune ONG stimano che attualmente i migranti irregolari in Bosnia siano circa diecimila, in buona parte cittadini pakistani.

Già mesi fa Slobodan Ujić, a capo del Centro per gli stranieri SPS, aveva spiegato a BIRN (rete balcanica di giornalismo d’inchiesta) che da anni la mancata cooperazione delle ambasciate dei Paesi di origine dei migranti ne complicava le procedure di identificazione.