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«Notte della vergogna» a Parigi: centinaia di profughi sgomberati con la forza e inseguiti dalla polizia

di Anne Paq, Ivan du Roy - Basta !, 24 novembre 2020

Photo credit: Anne Paq

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«Non ci sono parole per descrivere quello che è successo stasera. La polizia che solleva le tende per gettare a terra i loro occupanti, negando ancora una volta la minima dimostrazione di umanità alle persone esiliate. Non ci sono parole per descrivere l’orrore degli ordini dati dalla Prefettura e del modo in cui sono stati eseguiti dalla polizia, con le cariche, le percosse, il lancio di granate stordenti e proiettili di gomma», scrive l’associazione Utopia 56, dedita al sostegno dei rifugiati, il giorno dopo gli eventi, avvenuti a Place de la République e nei quartieri limitrofi.

Lo scorso 23 novembre, intorno alle 17, un ventenne afgano di nome Rahmnulla si è diretto a piedi verso il centro di Parigi insieme ad altre persone profughe e volontari di associazioni. Ormai da settimane, centinaia di persone esiliate vagano per le strade nel nord della capitale, senza un posto dove abitare mentre attendono l’esame delle loro richieste d’asilo, in una situazione di particolare vulnerabilità all’epidemia di Covid-19. In queste settimane sono stati costantemente sgomberati e perseguitati dalle forze di polizia, come riportato da Basta ! a fine settembre.

Le incessanti grida d’allarme delle associazioni grandi e piccole che si occupano delle persone esiliate, tra cui Utopia 56, Solidarité Migrants Wilson, Médecins du monde, Medici senza frontiere e La Cimade, si sono scontrate con il silenzio. Con l’aiuto di diverse associazioni, le persone esiliate hanno deciso di attirare l’attenzione sul loro problema installando delle tende nel cuore di Parigi, a Place de la République. «Non possiamo nemmeno dormire. La polizia ci dà problemi continuamente», racconta Rahmnulla nella sua tenda nella piazza. Nei numerosi sgomberi precedenti la sua coperta è stata spruzzata di gas e il suo telefono danneggiato dalla polizia.
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Il 17 novembre un insediamento di circa 3.000 esuli che avevano trovato rifugio a Saint-Denis, presso lo Stade de France, è stato sgomberato. Dopo lunghe ore d’attesa, diverse centinaia di loro sono state trasportate in pullman verso centri d’accoglienza. Altre centinaia sono rimaste in strada. «La polizia ci ha detto: abbiamo posto per tutti e tutte. Ma non è vero. Quando i giornalisti se ne sono andati, ci hanno respinti e dispersi» testimonia Aman Jan, un altro afgano di 21 anni. «Prima almeno avevamo le tende e i sacchi a pelo. Ormai la gente qui non ha più niente.» La notte precedente ha dormito nei pressi della stazione Rosa Parks, che porta il nome della figura afroamericana simbolo della lotta contro la segregazione razziale.
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Intorno alle 19:30 le forze dell’ordine sono arrivate e hanno accerchiato l’enorme accampamento, sotto lo sguardo immobile della statua della Repubblica con la sua tavoletta di bronzo dov’è inciso «diritti dell’Uomo». Erano presenti anche numerosi sostenitori: cittadini, volontari di associazioni (che fanno quotidianamente un lavoro formidabile), avvocati, alcuni politici di sinistra e ecologisti come Éric Coquerel, deputato di France insoumise di Seine-Saint-Denis, Esther Benbassa, senatrice ecologista, Ian Brossat (comunista) e Audrey Pulvar, entrambi vicesindaci di Parigi. Mezz’ora più tardi, su ordine della Prefettura, le forze dell’ordine, tra cui alcune squadre della BAC de nuit (le Brigate anti-criminalità, un’unità della polizia spesso accusata di uso sproporzionato della forza, ndt) dal comportamento particolarmente brutale, hanno cominciato a spingere senza cerimonie i volontari, a tirare fuori a forza i profughi dalle loro tende, talvolta spingendoli a terra. Alcuni giornalisti sono stati minacciati, un fotografo è stato ferito alla testa da un poliziotto e numerose tende sono state confiscate.
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Una volta terminato lo sgombero, diverse centinaia di persone si sono allontanate, alcune scandendo slogan come «solidarietà con gli esiliati», per raggiungere il Municipio di Parigi e pretendere un alloggio d’emergenza o che i profughi fossero accolti lì almeno per quella notte. Queste persone sono quindi state letteralmente inseguite dalle forze di polizia: sono state lanciate granate lacrimogene, alcune persone sono state spinte a terra e il giornalista Rémy Buisine, che lavora per il canale online Brut, è stato picchiato. I profughi, stremati, sono quindi stati scortati dalla polizia verso il nord di Parigi, per altre notti di vagabondaggio. «Abbiamo dato loro le nostre ultime tende e coperte», ha precisato Utopia 56.
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L’episodio ha scatenato forti reazioni. Molti osservatori hanno commentato parlando di «notte della vergogna». Diverse organizzazioni, tra cui Amnesty, Secours catholique, Medici senza frontiere, Médecins du monde e Cimade, chiedono la creazione di una commissione d’inchiesta parlamentare «sulle violazioni dei diritti delle persone migranti e rifugiate», che si diffondono da molti anni, dalla frontiera franco-italiana a Calais, passando per Parigi. L’associazione Utopia 56 pretende le dimissioni del Prefetto e del Ministro degli Interni. La Défenseuse des droits (autorità amministrativa indipendente per la tutela dei diritti, ndt), Claire Hédon, ha annunciato che si occuperà «delle modalità dello sgombero dei profughi avvenuto ieri sera, lunedì 23 novembre, a Place de la République». Il Ministero degli Interni stesso ha chiesto all’IGPN, «la polizia della polizia», di consegnare entro due giorni le sue conclusioni sulle modalità di intervento della polizia. Una prima manifestazione è convocata per martedì 24 novembre alle 18, alla République. Sabato 28 novembre alle 14.00 è prevista anche una marcia per la libertà, contro le leggi liberticide, sempre alla République.

Foto: Anne Paq
Testo: Ivan du Roy, con Anne Paq