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Puoi portare le persone fuori da PIKPA ma non puoi portare PIKPA fuori dalle persone

Comunicato stampa di Lesvos Solidarity, 30 ottobre 2020

Oggi, 30 ottobre 2020, c’è stata una grande operazione di polizia per sgomberare Pikpa, senza preavviso. La polizia antisommossa e le forze di polizia, accompagnate dal pubblico ministero, hanno invaso e circondato Pikpa alle 6:30 del mattino per trasferire i residenti nel “vecchio” campo di Kara Tepe. Ma proprio ieri a Kara Tepe è stato registrato un primo caso di COVID-19; in questo modo si espongono i residenti di Pikpa a rischi inutili ed evitabili.

I residenti sono stati svegliati nelle loro case dalla polizia. Non è stato presentato nessun ordine scritto ufficiale, nonostante gli avvocati avessero chiesto ripetutamente di presentare decisioni individuali per il trasferimento in una nuova sede, nel rispetto del diritto nazionale, europeo e internazionale. Il pubblico ministero, sul posto durante lo sgombero, ha ribadito che era presente solo per monitorare la situazione.

Oggi, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si appresta a giudicare le istanze dei provvedimenti provvisori di due residenti vulnerabili che avevano chiesto la sospensione del loro trasferimento; e altri casi sono in sospeso.

I pochi membri del team di Lesvos Solidarity che erano presenti nel centro non sono stati autorizzati a monitorare la situazione o assistere i residenti, e sono stati tenuti sotto controllo dalla polizia. Anche dopo la reiterata segnalazione delle condizioni vulnerabili dei residenti, a nessuno è stato permesso di entrare nel campo.

Le forze di polizia hanno circondato il centro negando l’accesso agli avvocati dei residenti, agli operatori psicosociali e ai medici, ai volontari e ai membri dello staff di Lesbo Solidarity. Anche alla stampa è stato negato l’accesso ai locali.

L’estesa operazione di polizia ha creato un’enorme ed inutile pressione e ansia tra i residenti. Tra i 74 ospiti con vulnerabilità, compresi individui con problemi di salute mentale ed estremamente sensibili a tali situazioni di stress, 32 sono bambini.

I membri del team all’interno del campo stavano cercando di calmare le persone in difficoltà e i bambini preoccupati che si avvicinavano a loro, mentre la polizia andava di casa in casa. I residenti, compresi molti bambini, hanno dovuto affrontare la crudeltà di questo sgombero; uno sfratto da un luogo sicuro, che li espone ad un trauma potenziale, costringendoli a lasciare la propria casa circondata da poliziotti armati. Un residente non si è sentito bene per un attacco d’ansia ed è stato trasferito in ospedale in ambulanza per ricevere delle cure.

Lesbo Solidarity ha richiesto, sin dal primo annuncio della chiusura di Pikpa, il trasferimento dei rifugiati vulnerabili in condizioni sicure e umane, affinché i residenti siano trattati come persone, nel rispetto dei loro diritti. Invece, le persone sono state nuovamente trattate con brutalità, e spostate come oggetti, senza alcuna giustificazione. Come è stato annunciato pubblicamente, Kara Tepe dovrebbe chiudere entro la fine di dicembre.

È inaccettabile e assurdo che un luogo come Pikpa sia costretto a chiudere, mentre il governo greco e quello europeo sostengono e promuovono il nuovo campo disumano e degradante di Moria 2.0.

Nel frattempo il governo continua a presentare Pikpa come un’occupazione illegale, mentre il Ministero del Lavoro, proprietario del luogo, dal 2015 ha fornito lo spazio e ne ha autorizzato l’uso come struttura per l’accoglienza di gruppi di rifugiati vulnerabili (vedi qui).

Lo stesso ministero, insieme al Ministero della Migrazione e all’UNHCR, ha indicato fino ad ora PIKPA come alloggio per gruppi di rifugiati.

Riteniamo che Pikpa sia un esempio, e che i campi sovraffollati e disumani in tutto l’Egeo, come Moria 2.0, siano una vergogna per l’Europa.

Restiamo forti nelle nostre convinzioni, e diventeremo sempre più forti man mano che andrà avanti la lotta per un’Europa in cui tutti possano essere accolti e vivere in sicurezza e dignità, con pari opportunità.“ Conclude Efi Latsoudi.