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Appello da Bihac (BiH): “Chiediamo l’evacuazione delle persone migranti e la garanzia di aiuti immediati nella regione”

Di No Name Kitchen, SOS Balkanroute, Medical Volunteers International e.V. e Blindspots

Foto: Alba Domínguez / NNK

Due giorni fa il campo di Lipa vicino alla città di confine bosniaca di Bihac è andato a fuoco. Le organizzazioni No Name Kitchen, SOS Balkanroute, Medical Volunteers International e.V. e Blindspots chiedono con urgenza l’evacuazione delle persone migranti e la garanzia di aiuti immediati nella regione.

Oggi (ieri ndr.), a Natale, migliaia di persone sono senza casa. Necessità di base, sicurezza e accoglienza, igiene, cibo e assistenza medica non sono garantite per le persone in movimento qui e nella regione.

Lipa era un campo non pronto ad accogliere dignitosamente le persone. L’unica alternativa proposta a questa crisi umanitaria, prima dell’incendio e dopo mesi di trattativa su come gestire le persone migranti che vivevano all’interno del campo di Lipa, è stata quella di utilizzare la struttura dell’ex campo di Bira, nella città di Bihać. Quindi l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM), che gestiva il campo di Lipa, voleva trasferire le persone in questo campo. Tuttavia, secondo gli osservatori, cittadini preoccupati e gruppi fascisti hanno bloccato le strade di accesso e hanno impedito l’ingresso agli autobus di IOM sostenendo di non volere un altro campo in città.

Dopo l’incendio di Lipa, la maggior parte delle persone migranti ieri ha cercato di raggiungere Bihac a piedi, ma è stata nuovamente bloccata dalle autorità locali. Qualche mese fa sono stati inasprite le repressioni contro le persone migranti, così come contro persone e strutture che li sostengono con cibo e vestiti.

Al momento, non c’è via d’uscita: è un blocco pericoloso che mette a rischio la salute delle persone. Così oggi, a Natale, queste persone non hanno accesso ai campi o ad alcun alloggio a Bihac, né a strutture di solidarietà a loro disposizione o non hanno il diritto di andare nei negozi della città e comprare cibo o vestiti.

L’Unione Europea e i suoi Stati membri condividono la responsabilità di questa catastrofe. Non agendo, accettano la sofferenza fisica e psicologica di queste persone. Le persone in movimento vengono bloccate con la forza e impedendo loro di accedere ai bisogni di base. Hanno bisogno di un sostegno solidale in loco e di prospettive a lungo termine.

L’Unione Europea, con i suoi cosiddetti “valori di solidarietà”, fallisce da anni quando si tratta di affrontare la tematica della migrazione. In una festività europea come quella odierna, il contrasto tra il nostro modo di vivere privilegiato e l’amara realtà alle nostre frontiere esterne diventa particolarmente drastico. Non c’è solidarietà. Non c’è umanità. Non ci sono diritti umani.

Noi come attivisti, No Name Kitchen, SOS Balkanroute, Medical Volunteers International e Blindspots siamo oggi uniti e chiediamo:

– Fate evacuare le persone adesso!
– Fornite misure di soccorso di emergenza!
– Consentite le reti di supporto!
– L’Unione Europea dovrebbe prendere una decisione umana riguardo ai confini. I campi servono ad arginare il problema, non a risolverlo.

Subito.

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