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Il Consolato italiano a Dakar appalta l’agenda degli appuntamenti ad un sito (che non funziona)

Impossibile ottenere un documento senza passare attraverso la multinazionale dei Visa, VFS Global

Internet ti semplifica la vita? In alcune occasioni, può anche darsi. Ma è anche vero che per incasinare davvero le cose non c’è nulla di così efficace come la rete. E se poi, le complicazioni sono funzionali a non far funzionare nulla – scusate il bisticcio -, siamo proprio a posto.

Ne sa qualcosa l’avvocata Giuseppina Lupo, di Taranto, che ha contattato Melting Pot per raccontare la battaglia che sta conducendo da almeno 4 mesi contro un infernale portale informatico. Non è una guerra solo sua, quella che ci ha raccontato. E’ una guerra che coinvolge migliaia di migranti che hanno necessità di validare un qualsiasi documento dalla loro ambasciata d‘origine. Documento il cui rilascio, in molti casi, è indispensabile per ottenere ricongiungimenti familiari o proroghe per rimanere nei Paesi in cui si trovano.

Ma andiamo con ordine. Questa estate Giuseppina Lupo ha deciso di adottare un ragazzo del Gambia ed ha avviato le pratiche. «Ho predisposto tutti i documenti necessari – ci spiega -, anche perché avevo già adottato un altro ragazzo africano e so bene come ci si deve muovere. Ho predisposto tutto con la massima cura. Ho chiesto ed ottenuto i certificati in lingua originale e con la relativa traduzione, quindi li ho fatti legalizzare dal ministero degli Affari Esteri del Gambia. A questo punto ho pensato che fosse fatta, bastava solo portare queste carte al consolato italiano di Dakar che ha giurisdizione anche per il Gambia».
Sembrava una pura e semplice formalità. Basta prendere appuntamento con l’ambasciata e farsi fare due timbri. Giusto? No. Sbagliato.

Dal primo luglio, il servizio appuntamenti del consolato è stato… privatizzato! “Gentile avvocato – si legge nella mail di risposta inviata alla Lupo dalla segreteria del consolato – i documenti originali devono essere portati, anche da persona delegata, a Dakar”. Quindi prosegue con tanto di sottolineatura “previo appuntamento da prendere tramite il seguente portale…” e segue in lungo indirizzo url che fa riferimento al sito di una azienda privata, la VFS Global.

«Sono quattro mesi ininterrotti che provo ad entrare in questo portale. Ci ho provato a tutte le ore del giorno e anche della notte. Ci ha provato dal Gambia anche il ragazzo che voglio adottare. Ma non c’è nulla da fare. Ad un certo punto, compare una schermata che ti avvisa che la richiesta non può essere processata e ti invita gentilmente a riprovare più tardi!»

L’avvocata ha provato anche rivolgersi al console italiano. «Persona gentilissima e disponibilissima – spiega – ma anche lui non ci ha potuto fare niente. Per avere un appuntamento bisogna per forza passare attraverso questo maledetto portale!».

Abbiamo provato anche noi, per un intero pomeriggio, a “loggarci” ed a prenotare un appuntamento ed, in effetti, non c’è stato nulla da fare. “Servizio non disponibile al momento. Riprovate cortesemente più tardi”.

Come abbiamo sottolineato in apertura, non è solo la nostra avvocata ad essere respinta dal portale. La “barriera informatica” sta causando ritardi nell’erogazione di visti e documenti, con tutte le conseguenze che vi potete immaginare, a tantissimi migranti. Non solo senegalesi o gambiani, ma anche originari di Capo Verde, del Mali e della Guinea. Tutti Paesi che, non avendo un proprio consolato, devono fare riferimento a Dakar ed a questo famigerato portale.

Ma chi è questa VFS Global che alla quale l’Italia ha appaltato il servizio di appuntamenti del suo consolato a Dakar? Trattasi di una società di servizi tecnologici e di outsourcing che serve Governi e missioni diplomatiche in tutto il mondo. L’acronimo sta per “Visa Facilitation Services”. E non possiamo fare a meno di sottolineare che “Facilitation” non è esattamente un nome azzeccato! L’azienda vanta comunque quasi 9 mila dipendenti, tra i quali, immaginiamo, non ce ne deve essere nemmeno uno in grado di far funzionare il sito. Si tratta di una multinazionale con fatturato miliardario, nata a Mumbai, in India, nel 2001 che ha sede operativa a Dubai, Emirati Arab Uniti.

Nel 2005 la polizia inglese si è accorta che bastava ritoccare l’indirizzo url della società per accedere a milioni di dati sensibili come numeri di passaporto, nomi, indirizzi e dettagli di viaggio di tutti coloro che, come me (se non avessi fornito una mail “usa e getta”!) si sono iscritti. L’indagine si è conclusa con la manifesta preoccupazione del Governo di Sua Maestà dei “protocolli di sicurezza poco brillanti” utilizzati dall’azienda.

Nel luglio 2015, ci è arrivata anche la polizia italiana che ha scoperto che il sistema consentiva pressoché a chiunque di accedere alle informazioni personali dei richiedenti dei moduli di visto per l’Italia.

Il costo esorbitante dei suoi servizi che la Global eroga in regime di monopolio, l’hanno vista finire sotto accusa in ambito comunitario per presunte “estorsioni” e “maltrattamenti” nei confronti di persone vulnerabili, in particolare provenienti dalla Nigeria. D’altronde, basta andare su Wikipedia inglese per leggere che “ex dipendenti della VFS hanno affermato che la società di outsourcing è sistematicamente ingannevole nei confronti dei richiedenti il visto e che i passaporti sono stati in varie occasioni maneggiati o persi a causa di una cattiva organizzazione”.
Ecco, questa è la società alla quale il nostro italianissimo consolato ha appaltato il servizio di gestione degli appuntamenti!

«Viene da pensare che l’abbiano fatto apposta, per complicare la vita dei migranti. Troppo facile telefonare in Ambasciata e concordare un giorno e un’ora? C’era bisogno di appaltare tutto alla VFS Global? – conclude l’avvocata Lupo -. A questo punto, cosa posso fare per far arrivare qui mio figlio? Farlo andare a Dakar per cercare qualcuno che, dietro lauta remunerazione, gli faccia avere un appuntamento al consolato? Purtroppo in quei Paesi le cose funzionano così».
Anche in Italia, ho paura.