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Il Grande Deserto fonte di pace o di guerra?

di Mustafa Abdelkarim *

Nella politica internazionale di oggi, per quanto delle volte può sembrare complessa, ci sono delle posizioni che ormai sono diventate quasi fisse, cioè, se volessimo sapere da quale parte si posiziona un paese come Taiwan, dovremmo semplicemente vedere da quale parte sta la Cina. La stessa misura potremmo applicarla all’Arabia Saudita e all’Iran visto che la pensano uno contro l’altro su qualsiasi questione che riguardi la politica mondiale e così via.
Se volessimo scoprire le posizioni del regno del Marocco non possiamo non prendere in considerazione la questione del Grande Deserto. Il Marocco costruisce le sue posizioni politiche mondiali basandosi principalmente sulla questione del deserto, vale a dire che gli alleati sono quelli che riconoscono al paese nordafricano la proprietà del deserto, mentre chiunque si permette di dubitare di questo dogma viene considerato come minimo un non-amico.

Considerando tutto questo provo a rispondere ad alcune domande che vengono fatte su questa questione soprattutto dopo le tensioni tra il Marocco e il Fronte Polisario (acronimo di Frente Popular de la Liberciòn de Saguia-El Hamra y Rio de Oro) che hanno avuto luogo nelle ultime settimane. La prima domanda che ci facciamo è perché è tornato il conflitto tra il governo del Marocco e il Fronte Polisario dopo un periodo di quiete che è durato 30 anni circa?

La seguente è perché gli Emirati Arabi Uniti hanno deciso di aprire un Consolato in una città come Aloyoun, situata nel deserto, sapendo bene che non hanno nessun cittadino da proteggere o servire nella zona?

E infine, qual è la reale posizione del Marocco sulla questione della normalizzazione dei rapporti con Israele, oltre alla sua posizione abbastanza ambigua per quanto riguarda i conflitti nel Medio Oriente in generale?

Per rispondere a tutte queste domande riguardanti il Marocco dobbiamo mettere in primo piano la questione del deserto discussa con, oltre al Marocco, la Mauritania e l’Algeria. Cominciando dal principio, da come viene nominato il deserto.

Qui in Italia sento spesso il nome “Deserto del Sahara” e la trovo una denominazione impropria perché la parola “Sahara” in arabo significa deserto e quindi non si può chiamare il “Deserto del Deserto”, ma oltre a questo trick linguistico soprattutto nel mondo Arabo il deserto viene chiamato in diversi modi dai quali poi si costruisce la posizione sul conflitto del deserto.

Il primo nome che viene dato è il “Deserto Occidentale” e in questo caso si può dare ragione all’Algeria insieme al Fronte Polisario, mentre il Marocco la considera una denominazione del tutto illegittima e quindi viene naturale a loro chiamarlo il “Deserto marocchino” oppure la “Regione meridionale”.
Dopo il nome, il conflitto poi si allunga verso tutti gli altri dettagli, e per arrivare a comprendere bene la questione si devono sfogliare tantissime pagine di storia, ma per risparmiare tempo e forze c’è un punto nella storia della zona sul quale possiamo soffermarci per avere una visione storica molto chiara: l’anno è il 1975, quando la Spagna decise, per motivi ancora poco conosciuti, di porre fine all’occupazione del deserto. In questo caso parliamo di 270.000 km2 popolato da mezzo milione di abitanti, anche se i dati sul deserto sono sempre un focolaio di polemiche, ma questi sono i dati ufficiali forniti dalle organizzazioni mondiali e quindi creano meno polemiche di altri.

La Spagna poi invitò il Marocco e la Mauritania a gestire la zona: non furono invitati come benefattori, al contrario, ognuno aveva una teoria sull’appartenenza del deserto. Queste teorie però si scontrarono con la popolazione abitante della zona che oggi sono il Fronte Polisario, le quali lottavano anche prima per la loro indipendenza dalla Spagna. Ma quando la Spagna decise di andarsene, il Polisario aveva in mente l’idea di fondare una Repubblica indipendente, ma invece si ritrovarono con il Marocco e la Mauritania con idee diverse e in conflitto tra loro.

In breve, da una parte la Mauritania nel 1979 decise di ritirare le sue richieste sulla zona e firmare un accordo di pace con il Fronte Polisario mentre, sull’altro versante, nacque un conflitto tra il Marocco e il Fronte Polisario durate più di 16 anni.
In questi anni il Marocco ha occupato l’80% delle città nella zona e ha costruito un muro tra questa parte e il 20% rimasto nelle mani del Fronte Polisario, che nel frattempo si è fatto appoggiare da diversi paesi vicini tra cui, il più importante, è l’Algeria. E tornando alle denominazioni di prima, l’Algeria assieme al Fronte Polisario definiscono il 20% diretto da loro Il “Territorio Liberato” mentre l’80% è denominato “Territorio Occupato illegittimamente dal Marocco”.

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Il conflitto, armato e violento, continua fino al 1991, non a caso, fino alla caduta dell’Unione Sovietica che per anni appoggiò la posizione dell’Algeria e il Fronte Polisario.
L’accordo firmato dagli sconfitti consisteva in vari punti, i più importanti furono due:
1) un cessate il fuoco immediato e rispettato da tutte le parti fino a 3 settimane fa.
2) un referendum attraverso il quale gli abitanti del deserto possono decidere di fondersi con il Marocco o fondare una Repubblica come richiesto dal Fronte.

Questo referendum che era previsto nel 1992 non venne mai fatto e molto probabilmente non si farà mai, per vari motivi, il primo fu l’identità degli abitanti del deserto.
L’Algeria e il Fronte Polisario consideravano gli abitanti votanti quelli dell’ultimo censimento fatto dalla Spagna prima del 1975.
Il Marocco invece voleva includere, assieme ai 74.000 abitanti del censimento spagnolo, anche gli abitanti rifugiati in Marocco per via del colonialismo spagnolo e che all’epoca vivevano in tutta tranquillità in Marocco e non avevano alcuna intenzione di tornare a vivere nel deserto. La cosa più importante è che erano più 120.000.
Così il Fronte Polisario si oppose considerando che in quel modo si chiedeva ai marocchini di decidere la sorte degli abitanti del deserto. E questo non era l’unico punto che non soddisfaceva il Fronte che voleva invece includere altri abitanti del deserto rifugiatisi in Algeria, e che invece il Marocco rifiutò perché erano più di 140.000.

Si arrivò così a un caos totale, che si ripresentò nelle missioni delle Nazioni Unite di monitoraggio per il referendum che incontrarono problemi di ogni tipo, dall’accertamento dell’identità alle difficoltà logistiche nell’incontrare i capi-tribù etc.

Tornando al presente, il Marocco considera questo accordo e il referendum una pagina di un passato antico e offre invece al Fronte Polisario la possibilità di essere una regione o una zona autonoma appartenente al Marocco, proposta rifiutata poiché il Fronte richiama sempre il diritto al referendum inserito nell’accordo del 1991.

In questa storia ho sempre nominato l’Algeria come il Paese che appoggia il Fronte Polisario, ma non entrerò nel merito perché l’Algeria e il Marocco hanno una lunghissima storia di conflitto, porto come esempio i conflitti per i confini da quando i due paesi hanno ottenuto l’indipendenza dalla Francia. Ma in questa zona il Marocco accusa l’Algeria di voler avere una finestra sull’Oceano Atlantico, oltre al desiderio di impossessarsi delle ricchezze che ci sono in quella parte del deserto.
Ci sono vari fattori che aggiungono legna al fuoco, i più importanti sono i paesi e le organizzazioni che appoggiano il Fronte Polisario: tra questi, in passato, troviamo la Libia, l’India, il Sudafrica, Cuba e la Nigeria. Non solo questi paesi, ma anche organizzazioni come l’Unione africana riconosco la Repubblica dei Sahrawi, infatti risulta come membro tra i 55 che la formano.
L’Unione europea e le Nazioni Unite invece credono ancora nell’accordo del 1991 e lo considerano l’unica via d’uscita dal conflitto, e per confermarlo hanno prolungato per un altro anno il mandato della missione presente dal 1991.

Il 21 ottobre 2020 gli Stati Uniti e la Francia, quindi due membri permanenti nel Consiglio dell’Onu, hanno considerato la proposta del Marocco di dare l’autonomia alla regione Sahrawi, “una proposta seria, realistica e credibile“. Ovviamente queste posizioni vengono prese considerando l’importanza del Marocco per gli USA e soprattutto per la Francia, e si aggiungono alle opinioni espresse più volte dai leaders dei due paesi che considerano ormai la fondazione di una Repubblica nel deserto una proposta non più praticabile.
Il Fronte Polisario dall’altra parte crede che la lotta per l’indipendenza debba continuare anche se dovesse costare il ritorno alla lotta armata, sbattendo sul muro eretto dal re del Marocco che ha dichiarato il territorio del deserto come “territorio nazionale marocchino sul quale sarà inutile discutere“.

Il 13 novembre scorso il Fronte Polisario, che vedeva in considerevole forza crescente la posizione del Marocco, ha tentato di chiudere il passaggio di Karkarat che lega il Marocco e la Mauritania, un passaggio importante perché è considerato la porta del Marocco verso il resto dell’Africa occidentale. Il Fronte Polisario ha ostacolato il flusso di merci e questo ha costretto l’esercito marocchino ad intervenire. Quest’intervento dell’esercito del regno è stato considerato dal Fronte Polisario come una violazione dell’accordo del 1991 e quindi dà il permesso anche a loro di tornare alla lotta armata.

Negli ultimi 12 mesi, 16 Stati hanno deciso di aprire dei consolati in varie città della zona di conflitto: il più importante tra questi sono gli Emirati Arabi Uniti (alleati con gli USA, L’Arabia Saudita e soprattutto Israele) e che provano ad attirare il Marocco nella loro alleanza per far fronte all’Iran, l’ambiziosa Turchia e vari altri gruppi islamici che sono considerati estremisti.

Gli Emirati con l’apertura del consolato ad Aloyoun, che il Fronte Polisario vorrebbe proclamare capitale della sua desiderata Repubblica, riconosce di fatto al Marocco la sovranità nella zona.
Il Marocco però, che classifica e sceglie le sue alleanze in base alle posizioni sul deserto, non cede facilmente. Considerando che il Marocco era il più vicino dei paesi islamo-arabi ad Israele, era logico che la normalizzazione dei rapporti proposta da Trump avvenisse con il Marocco per primo e non con gli Emirati, invece ora il Marocco ha tolto dalla sua agenda la normalizzazione dei rapporti con Israele.

Tutti i fattori indicano che i “grandi” del mondo presto riconosceranno al Marocco la sovranità nel grande deserto, ma questo basterà per convincere il Marocco a normalizzare i rapporti con Israele? E il Fronte Polisario, affiancato dall’Algeria, spingerà di conseguenza verso la lotta armata? Ci dobbiamo quindi aspettare una nuova guerra e altri rifugiati non solo verso il Marocco o l’Algeria, ma soprattutto verso Spagna e Italia?
Staremo a vedere.
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* Mustafa Abdelkarim è un giornalista e traduttore sudanese di 28 anni, residente in Italia da sette.