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Bulgaria e Turchia: i “guardiani” d’Europa proseguono la loro collaborazione fra respingimenti e arresti

Bordermonitoring Bulgaria, 16 gennaio 2021

Photo credit: Josoor

All’interno del nuovo rapporto datato giugno 2020, l’associazione Bordermonitoring Bulgaria (BMB) ha segnalato un continuo ricorso ai respingimenti lungo i confini esterni della nazione.

Molte altre organizzazioni riportano notizie secondo cui la polizia di frontiera bulgara ricorra all’utilizzo di cani e spray al peperoncino, oltre a pestaggi e furti. Stando a un recente rapporto di Save the children, fra le persone vittime di questi metodi violenti ci sarebbero anche dei bambini.

Le autorità bulgare hanno cominciato a lavorare in stretta collaborazione con la Turchia a partire dal 2016, a vantaggio di entrambi gli stati. Il Bulgarian Helsinki Committee (BHC) sostiene che in questo modo il governo bulgaro può “liberarsi da qualsiasi responsabilità legata al Trattato di Dublino o agli accordi di riammissione”, oltre a garantire una certa tranquillità lungo la sua frontiera. Dall’altro lato, il governo turco può riuscire a catturare i dissidenti politici grazie alla messa in atto di misure di detenzione. Come nota a margine, è importante sottolineare che dal 2014 al 2019 solo un cittadino turco ha ottenuto asilo in Bulgaria.

Lungo il confine fra Turchia e Bulgaria, è stata completata la costruzione di un muro lungo 235 chilometri, iniziata nel 2017. Per di più, l’Agenzia Europea della Guardia di frontiera e costiera FRONTEX (attualmente sotto inchiesta da parte dell’Ufficio Europeo per la lotta antifrode OLAF, in seguito ad accuse di molestie, cattiva condotta e respingimento di migranti) è attiva in Bulgaria e sta attualmente collaborando con la polizia di frontiera bulgara. Al momento, il numero di persone trattenute dalle autorità bulgare è in declino, ma ciò non significa che i migranti non cerchino più di raggiungere gli stati dell’UE passando attraverso la Bulgaria.

Nei primi nove mesi del 2019, le forze turche hanno impedito a 90.000 persone di oltrepassare la frontiera con Grecia e Bulgaria. In un rapporto recente pubblicato dal BHC e dall’UNHCR, in collaborazione con il Ministero dell’Interno, viene sottolineato che il Ministero dell’Interno bulgaro ha bloccato 6.470 tentativi di superamento dei confini e rigettato 4.243 richieste di accesso ai confini turco-bulgari. Lo stesso anno si sono registrati 337 presunti respingimenti, che avrebbero coinvolto 5.640 persone.

Nel maggio 2020, l’organizzazione Josoor ha pubblicato un documento riguardante diversi respingimenti dalla Bulgaria verso la Turchia. Nel dicembre dello stesso anno, la Josoor ha rilasciato un altro report su un uomo tunisino, che sarebbe stato incatenato, rimandato indietro dalla Bulgaria alla Grecia e infine rispedito in Turchia. Intervistato, l’uomo sostiene di essere stato arrestato in Bulgaria da dei poliziotti che l’hanno derubato di tutti i suoi averi, incluso il telefono cellulare, tutti i suoi soldi e i vestiti. Alcuni dei poliziotti gli avrebbero parlato in tedesco.

Alla fine dell’anno la Turkish State News Agency Anadolu ha pubblicato due rapporti concernenti i respingimenti messi in atto dalla polizia di frontiera bulgara. Il primo risale al 10 dicembre 2020, che ha visto coinvolte 14 persone. Il secondo risale invece al 24 dicembre 2020 e ha coinvolto 8 persone. Nel frattempo, la detenzione dei rifugiati da parte della polizia transfrontaliera bulgara non cessa.

I media di stato turchi riportano spesso casi di arresti. Un esempio è il caso di 28 richiedenti asilo che, il 28 dicembre 2020, sono stati trattenuti dalla gendarmeria turca nella provincia di Kirklareli. Quest’anno la Anadolu ha già pubblicato due articoli sui respingimenti: il 4 gennaio ha visto 14 rifugiati irregolari bloccati dalla gendarmeria turca nella provincia di Kirklareli, presso il varco di frontiera di Dereköy e al distretto di Kofçaz. Il 13 gennaio, almeno 20 richiedenti asilo sono stati trattenuti a Kirklareli e a Erzincan.