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Alla fine c’è il CPR: giornata di mobilitazione diffusa

Sabato 24 aprile iniziative contro i lager di Stato e altri strumenti di repressione, respingimento e deportazione delle persone migranti

Photo credit: Mai più lager-No Cpr

Parte dalla rete milanese Mai più lager – NO ai CPR, la campagna LasciateCIEntrare e la Rete Antirazzista Catanese l’appello a partecipare alla mobilitazione diffusa che il 24 aprile si terrà in varie città, sedi di CPR o di altri componenti della filiera espulsiva di persone migranti.

In Italia i centri di detenzione amministrativa per persone migranti esistono da oltre 20 anni. Nati con la legge Turco-Napolitano come CPT (Centri di Permanenza Temporanea), trasformati in CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) dalla Lega Nord di Bossi e Maroni, sono stati infine rinominati CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) dal PD di Gentiloni-Minniti-Orlando.
In tutti questi anni di denunce, morti e rivolte interne una cosa su tutte unisce un ampio fronte sociale: per quel che rappresentano e per come sono strutturati, i centri detentivi non possono essere migliorati. “Cambiano i nomi – affermano gli organizzatori – ma restano luoghi da chiudere per sempre, che rappresentano uno stato d’eccezione permanente, a cui si è data una forma “legalmente riconosciuta” con regolamenti interni e bandi di gestione. Assieme ai governi, coloro che contribuiscono alla gestione dei CPR sono colpevoli“.

Ad oggi le città che hanno previsto delle iniziative sono alcune di quelle dove sono attivi i dieci famigerati CPR come Milano, Brindisi, Roma, Gradisca d’Isonzo, Torino alle quali si aggiunge Catania dove è operativa la sede di Frontex, la polizia di frontiera più volte incriminata per le pratiche di respingimento sui confini europei.

L’appello delle realtà promotrici è quello di partecipare e raggiungere le iniziative già in programma, e dove non possibile di organizzare nuovi appuntamenti.

«I Centri di Permanenza per il Rimpatrio – si legge nel comunicato che promuove la giornata – sono lager “moderni” in cui si rinchiudono persone solo perché prive di documenti di soggiorno: il modello “avanzato” dei campi di concentramento e deportazione dai quali abbiamo pensato di essere stati Liberati un 25 aprile di tanti anni fa.

I CPR sono l’estremità espulsiva di un apparato digerente che inghiotte, mastica e sputa coloro che osano oltrepassare i cancelli della Fortezza Europa, cancelli che hanno nell’Italia un fedele cane da guardia. Il CPR risucchia chi scampa ai lager di Stato oltremare e ai pattugliamenti delle guardie costiere, finanziati con accordi segreti con dittatori criminali, ai quali anche l’attuale governo “tecnico” si è piegato, plaudente e complice di stupri e torture; chi sopravvive alle traversate di quella enorme fossa comune che è il Mediterraneo, dopo la criminalizzazione della solidarietà avviata da Minniti e completata da Lamorgese, passando per Salvini con soli due tocchi di maquillage; chi non viene riconsegnato agli aguzzini di guardia all’accesso della rotta balcanica, da una polizia di frontiera armata di discrezionalità, procedure accelerate e presunzioni di “paesi sicuri”; chi passa indenne dalle aree sterili degli aeroporti dove, nell’ennesima zona grigia inaccessibile e senza garanzie di difesa, il pretesto per il respingimento è la prassi; chi supera la segregazione senza diritti della farsa sanitaria delle navi quarantena, degli hotspot e centri Covid fatiscenti; chi si è creato una vita in Italia ma non riesce a mantenere un documento di soggiorno valido.

Ad attendere chi è scampato al cane da guardia di frontiera c’è infatti un ordinamento che, in ossequio al nuovo patto europeo sulla migrazione e l’asilo, si prepara a svuotare ulteriormente il diritto di asilo e impedisce, ancora oggi, la “regolarizzazione” di chi lascia il proprio paese, specie se lo fa “solo” per un futuro migliore. Mentre i provvedimenti estemporanei venduti come salvifici, come la vergognosa sanatoria del 2020, son congegnati apposta per lasciare invariata una comoda realtà di sfruttamento e ricatto.

I CPR, di tale percorso – concludono le organizzazioni – sono l’epilogo, la fase terminale espulsiva di un sistema respingente e repressivo, dove alla negazione del diritto e dell’accoglienza si aggiungono la privazione della libertà e l’offesa della dignità personale, prima della rispedizione al mittente.
Come si può vivere in un paese che nel 2021 fonda le proprie politiche su lager di Stato?
Negli anni i CPR sono stati gestiti dai soggetti più diversi: dalla Croce Rossa, alle multinazionali, alle cooperative locali. E si sono ripetuti sequestri di persona, abusi di potere e trattamenti inumani e degradanti: molti gestori sono stati sotto inchiesta, anche nel sistema di accoglienza, e si sono poi riciclati nel business dei CPR».

Gli appuntamenti del 24 aprile (in aggiornamento):
Evento generale con adesioni
– Alla fine c’è il CPR – Milano | evento FB
– Alla fine c’è il CPR – Brindisi | evento FB
– Alla fine c’è il CPR Roma – Presidio a Ponte Galeria | evento FB
– Contro tutti i CPR: presidio a Gradisca | evento FB
– Dopo Frontex c’è il CPR – Catania | evento FB
– Torino

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