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Mediterraneo centrale: 2.391 persone approdate in Italia, almeno 1.902 intercettate e respinte dai libici

Il report di marzo 2021 con la ricostruzione cronologica

Foto twitter Sea Watch - Imbarcazione segnalata da Moonbird

Dall’inizio dell’anno, sono 7.579 i migranti sopravvissuti all’esodo che, attraverso le acque del Mediterraneo centrale, hanno raggiunto le coste italiane. Fra loro 721 sono minori. Di contro, le persone intercettate e respinte in Libia, vittime dei push-back coordinati dalla “Guardia Costiera” libica, sono 5.928. Almeno 232 le persone decedute durante questa traversata ma, come sempre, questo è un dato labile perché troppi ancora restano i naufragi fantasma che si consumano silenti nel più popolato cimitero liquido d’Europa. Nello stesso periodo, nel 2020 giunsero in 2.794 e nel 2019 in 506.

Nel mese di marzo, sono arrivate 2.391 persone (contro le 241 del 2020 e le 262 del 2019) e almeno 1.902 persone sono state intercettate e respinte in Libia dalla cosiddetta “Guardia Costiera” libica (1.732 dal 27 marzo al 1° aprile).
Sulla base delle identificazioni sino ad oggi effettuate, le nazionalità maggiormente protagoniste dell’esodo migratorio sono la Tunisia con 1.087 persone, la Costa d’Avorio con 1.019 persone e la Guinea con 697 persone. Si rileva, inoltre, un incremento delle partenze di interi nuclei familiari di nazionalità libica.

La ricostruzione cronologica di quanto avvenuto durante il corso del mese appena concluso, in comparazione con i dati emessi dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza aggiornati al 01/04/2021.

1 marzo. Nella notte tra il 28 febbraio ed il 1 marzo, viene localizzato un barcone con 90 persone a 36 miglia nautiche da Lampedusa. Fra loro vi sono anche 14 bambini. La Sea Watch 3 li assisterà fornendo loro giubbotti e zattere di salvataggio. Con a bordo 363 persone soccorse in 5 operazioni nei giorni precedenti, non può effettuare un ulteriore salvataggio. Verranno allertate le Autorità maltesi ed italiane ma i soccorsi tarderanno ad arrivare. Solo dopo 7 ore, una motovedetta della Guardia Costiera italiana andrà a soccorrerli e li condurrà a Lampedusa. Intanto in Libia, si consuma il primo push-back del mese. La motovedetta Fezzan della “Guardia Costiera”, in due distinte operazioni, intercetta e respinge a Tripoli 167 persone (91+76). Fra loro 9 donne e 2 minori.

3 marzo. Viene assegnato alla Sea Watch 3 il porto di Augusta per lo sbarco dei 363 naufraghi soccorsi tra il 26 ed il 28 febbraio. Fra loro 1/3 sono minori.

5 marzo. In Libia, la 444° Brigata (Forze Speciali Anticrimine), fa irruzione in sei siti appartenenti a trafficanti di esseri umani nella città di Bani Walid, a 150 km a sud-est di Tripoli, nota soprattutto per il suo centro di detenzione “informale”. Libererà 70 migranti detenuti impropriamente e arresterà i carcerieri, prevalentemente di nazionalità libica.

8 marzo. Nella notte fra il 7 e l’8 marzo, una barca a vela di circa 10 metri raggiunge Santa Maria di Leuca in Puglia. A bordo 112 persone stipate in piedi. Uomini, donne e 31 minori, in gran parte bambini, provenienti dall’Iran, dall’Iraq, dalla Siria e dalla Turchia. Un viaggio lungo 5 giorni che ha provocato in molti di loro un forte stato di ipotermia. Il sospetto degli investigatori è che, parte del tragitto sia stato fatto su una “nave madre” per poi effettuare, nelle ultime miglia, un trasbordo sulla piccola barca a vela. Una strategia questa ben diversa da quella libica dove le barche, i gommoni e le “carrette del mare” sono “a perdere”. La rotta dalla Turchia e dalla Grecia è sempre più affollata, sia verso le coste ioniche calabresi, sia verso quelle del Salento, con alcuni recenti episodi anche sulle coste della Campania. Nel 2020 sulle coste pugliesi del Salento, sono arrivate più di 1.200 persone in una trentina di sbarchi. Quest’anno siamo già a 140 persone in due sbarchi. Sempre dalla Grecia e dalla Turchia, lo scorso anno sono arrivati sulle coste calabresi ioniche più di 2.500 immigrati.

9 marzo. In Tunisia si consuma un duplice naufragio. Due imbarcazioni salpate durante la notte, sovraccariche ed in pessime condizioni di manutenzione, si inabissano a poche miglia dalla costa. Verranno recuperate dalla Guardia Nazionale i corpi senza vita di 39 persone, fra cui 9 donne e 4 bambini. 165 persone si salveranno: 70 persone, incluse 32 donne e 8 bambini, in primo soccorso al largo della cittadina di Jebiniana, a 35 km a nord di Sfax; 95 persone in un secondo intervento al largo dell’isola di Kerkenna. Tutti sub-sahariani ad eccezione di due tunisini.

10 marzo. A Lampedusa vengono soccorse, in tre diverse operazioni effettuate dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza, tre imbarcazioni con a bordo complessivamente 187 persone. I primi ad arrivare al Molo Favarolo sono stati 53 sub-sahariani, fra cui 25 donne e 10 minori. L’imbarcazione di legno di 9 metri su cui viaggiavano è stata soccorsa dalla motovedetta della Guardia Costiera a circa 12 miglia al largo dell’isola. Poco dopo, la Guardia di Finanza intercetta e assiste un barchino a 10 miglia dalla costa con a bordo 19 persone di nazionalità tunisina, fra cui 15 donne. Infine, avvista e soccorre un barcone di 14 metri a 14 miglia dalla costa. A bordo 115 persone, fra cui 43 donne e 6 minori, tutti sub-sahariani.

12 marzo. In Libia, in un secondo blitz condotto delle Forze Speciali Anticrimine della 444° Brigata a Bani Walid, vengono liberati 123 migranti, detenuti illegalmente all’interno di un covo riconducibile a trafficanti di esseri umani.

18 marzo. Un terzo naufragio si consuma al largo della Libia a poche miglia da Zuwara. Durante la notte, alle 2.30, una imbarcazione grigia con un centinaio di persone a bordo prende fuoco. I naufraghi, in preda al panico, riescono ad inviare una richiesta di soccorso (seppur priva di coordinate Gps) ad Alarm Phone che, prontamente allerta le Autorità libiche e la Ocean Viking. La “Guardia Costiera” libica interverrà solo dopo diverse ore, riportando a Tripoli 45 persone e 5 corpi. I dispersi, purtroppo, sono almeno 60 ma, le autorità libiche cercheranno di ometterlo. Nelle stesse ore, una motovedetta della cosiddetta “Guardia Costiera” libica, a 36 miglia al largo di Zuwara, chiede un intervento di tipo sanitario alla Ocean Viking da giorni in monitoraggio nelle acque antistanti, per soccorrere 11 persone su un motoscafo in vetroresina con il motore in avaria. Da quanto accertato dagli operatori di SOS Mediterranee, 2 donne, un neonato di 1 anno e 3 bambini erano disidratati e vomitavano copiosamente. Inspiegabilmente, gli ufficiali libici a bordo della motovedetta, lasciano tutti i naufraghi sulla nave umanitaria ad eccezione di un uomo dalla nazionalità ignota che, non ha voluto essere soccorso per fare ritorno in Libia.

20 marzo. La Ocean Viking salverà altre 106 persone da un gommone sovraccarico ed in pericolo in acque internazionali a 34 miglia nautiche dalla Libia. Le persone soccorse versavano in un forte disagio emotivo tale che, una persona fra loro priva di sensi, è stata evacuata.

22 marzo. La Ocean Viking, a seguito di 4 richieste in 4 giorni per l’assegnazione di un porto sicuro (POS) per lo sbarco dei 116 naufraghi (10+106) soccorsi in due operazioni nei giorni precedenti, è in attesa di ricevere istruzioni dalle autorità. L’aggravio delle condizioni meteo-marine e l’isolamento di 5 persone risultate positive al Covid-19, rendono urgenti un rapido approdo. In Libia, la 444° Brigata, effettua un terzo sopralluogo, stavolta nella regione del Nasmah (ex distretto di Mizda e attuale distretto di Gabel Garbi), controllata da diversi trafficanti di carburante e di esseri umani. Libereranno 85 migranti e arresteranno 16 trafficanti.

23 marzo. Alla quinta richiesta, verrà finalmente assegnato il Porto di Augusta per lo sbarco delle 116 persone a bordo della Ocean Viking. All’arrivo, in serata, tutti i naufraghi, compresi 51 minori non accompagnati, effettueranno gli esami previsti dal protocollo pandemico e un totale di 6 persone risulteranno positive al Covid-19.

27 marzo. Una richiesta di soccorso viene diffusa da Alarm Phone. Circa 38 persone, fra cui 14 bambini e 7 donne, tutti di nazionalità libica, rischiano di naufragare in zona Sar maltese. Le autorità italiane e maltesi non risponderanno alla richiesta di soccorso. A salvarli sarà la Open Arms, da due giorni nel Mediterraneo centrale per la sua 82° missione. Intorno alle ore 13.00, un’altra imbarcazione con 122 persone a bordo, lancia una richiesta di soccorso al largo delle coste libiche. Gli stessi naufraghi riferiscono che molti di loro sono già caduti in acqua e stanno morendo. Dopo oltre 24 ore in mare, in condizioni meteo-marine avverse e con onde alte fino ad 1 metro, si perdono le loro tracce. A Lampedusa riprendono gli sbarchi autonomi. Due imbarcazioni con 87 persone a bordo, vengono soccorse e scortate al Molo Favarolo dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza. Fra loro 7 donne e 24 minori. In Libia, la “Guardia Costiera” intercetta e respinge a Tripoli in due operazioni di push-back, 246 persone a bordo di 2 imbarcazioni a poche miglia dalla costa. Sulla prima, viaggiavano 134 persone, tra cui 5 donne e 2 bambini. Sulla seconda, viaggiavano 112 persone, tra cui 5 donne e 18 minori.

28 marzo. 490 persone vengono intercettate e respinte in Libia in 5 push-back. In due separate operazioni, la motovedetta Fezzan della “Guardia Costiera” libica intercetta e respinge a Tripoli 132 persone. Fra loro 5 donne. Nazionalità: Egitto 8, Eritrea 48, Ghana 1, Nigeria 1, Pakistan 22, Sudan 49, Siria 1, Tunisia 2; in un terzo intervento la motovedetta BP P-300 della “Guardia Costiera” libica, riporta a Tripoli altre 112 persone, incluse 5 donne e 2 bambini. Nazionalità: Chad 1, Camerun 10, Gambia 5, Costa d’Avorio 13, Liberia 1, mali 6, Nigeria 11, Senegal 14, Sierra Leone 17, Sudan 3; in un quarto intervento la motovedetta Ubari della “Guardia Costiera” libica, intercetta e riporta a Tripoli 73 persone tra cui 3 donne. Nazionalità: Chad 1, Egitto 2, Nigeria 10 e Sudan 60. In serata, in un quinto intervento, altre 173 persone verranno intercettate e respinte a Tripoli dalla “Guardia Costiera” libica. Fra loro 5 donne e 4 minori. Nazionalità: Chad 28, Gambia 1, Guinea 5, Costa d’Avorio 21, Mali 33, Senegal 10 e Sudan 77.

9 marzo. Dopo una notte di ricerche, la Open Arms riuscirà a mettere in salvo altre 181 persone su due imbarcazioni in difficoltà in zona Sar maltese. Ora, a bordo della nave umanitaria ci sono 219 persone, 58 minori (di cui 17 sotto i 10 anni) e 13 donne di cui 2 in stato di gravidanza. In Libia 311 persone vengono intercettate e respinte in 3 push-back. Il primo intervento della motovedetta BP P-301 della “Guardia Costiera” libica, intercetta e respinge 79 persone, tutti uomini. Seguirà la motovedetta Fezzan che riporterà a Tripoli 127 persone, fra cui donne e bambini. In ultimo, la motovedetta PB P-301 respingerà altre 105 persone su una imbarcazione con il motore in avaria. Fra i naufraghi, 14 donne e 5 bambini. A Lampedusa proseguono gli sbarchi autonomi. La Guardia di Finanza intercetta tre imbarcazioni partite da Zawiya e Zuwara in Libia. Sulla prima, 65 persone del Bangladesh, tra cui 6 minori non accompagnati. Sulla seconda, 60 persone, tutti uomini del Bangladesh. Sulla terza, 5 famiglie libiche per un totale di 27 persone, fra cui 7 donne e nove minori. A Pantelleria, arriveranno 129 persone, tutte di nazionalità tunisina.

30 marzo. A Crotone, in Calabria, una barca a vela di 15 metri e battente bandiera statunitense, condotta da due cittadini moldavi (ora in stato di fermo), approda a poche miglia da Capo Rizzuto. A bordo 67 persone di nazionalità irachena e iraniana. Tra loro, 2 donne, un neonato e due minorenni. A Lampedusa, una imbarcazione con a bordo 86 persone rischia il naufragio. Le persone nel panico, hanno perso l’orientamento e lanciano diverse richieste di soccorso ad Alarm Phone. Le autorità verranno allertate alle ore 01.57 di notte ma, interverranno solo diverse ore dopo, scortandole a Lampedusa. Intanto, gli operatori della Open Arms, con 219 naufraghi a bordo ed in attesa di risposta dalle Autorità per l’assegnazione di un porto di approdo (POS), effettuano l’evacuazione d’urgenza di Amina, una donna al sesto mese di gravidanza. In Libia, continuano i respingimenti. La motovedetta PB P-301 della “Guardia Costiera” libica, riporta a Zuwara 143 persone e a Sabratha 75 persone. La motovedetta Fezzan intercetterà altre 69 persone, fra cui 9 donne e 10 bambini e li condurrà a Tripoli. La motovedetta PB P-300 intercetterà 93 persone, fra cui 6 donne e due bambini, anch’essi trasferiti a Tripoli. Nelle stesse ore, l’ Organizzazione per le migrazioni (OIM Libia), conferma l’avvenuto naufragio, a quattro miglia dalle coste libiche, di un barcone con 85 persone a bordo. 5 i corpi accertati. La “Guardia Costiera” libica, in quest’ultimo caso, ha negato il suo intervento, nonostante le ripetute segnalazioni inviate da Alarm Phone.

31 marzo. La nave umanitaria Open Arms, ancora in attesa di un porto sicuro, richiede l’evacuazione immediata di una bimba di soli 7 anni che ha perso conoscenza a bordo. Si dirigerà pertanto a Lampedusa dove la piccola verrà trasferita ed assistita a terra insieme alla sua famiglia. A Santa Maria di Leuca (Puglia), la Guardia di Finanza intercetta a terra 43 persone, fra cui 9 minori, sopraggiunti in barca a vela. Nazionalità Afghanistan e Pakistan. In Libia, la motovedetta Fezzan della “Guardia Costiera”, intercetta e riporta a Tripoli, in operazioni separate, 138 persone, fra cui 9 donne e due bambini. Nazionalità dei naufraghi: Burkina Faso 1, Camerun 4, Egitto 4, Ghana 4, Guinea 11, Liberia 2, Mali 5, Marocco 4, Niger 3, Nigeria 15, Senegal 9, Sudan 71 e Togo 4.

1 Aprile. Viene finalmente assegnato al Porto di Pozzallo lo sbarco dei naufraghi a bordo della Open Arms. In Libia proseguono i push-back. La motovedetta Fezzan della “Guardia Costiera” libica, intercettano altre 167 persone, fra cui una donna ed un bambino. Nazionalità: Algeria 21, Bangladeh 92, Egitto 15, Eritrea 3, Marocco 3 e Sudan 32.

Marzo 2021 è il mese che ricorderemo non solo per i costanti flussi migratori, i naufragi ed i push-back che continuano drammaticamente a verificarsi nel Mediterraneo centrale ma, anche per le rinnovate inchieste rivolte dalle Autorità Giudiziarie, esponenti politici e rappresentanti delle Istituzioni, contro le maggiori Organizzazioni Umanitarie direttamente impegnate nel soccorso di donne, uomini e bambini che, da quelle acque, rischiano sovente di non riemergere.
In soli 3 giorni (1-3 marzo), le Procure siciliane di Catania e di Trapani, rinvieranno a giudizio rispettivamente Medici Senza Frontiere per traffico illecito di rifiuti e Save the Children per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La Procura di Ragusa aprirà un’inchiesta nei confronti della Mare Jonio, ipotizzando uno scambio di denaro a seguito di una operazione di trasbordo di 27 migranti da 37 giorni in stallo sulla petroliera Etienne. Farà seguito una ulteriore azione della Procura di Trapani che, notificherà a Medici Senza Frontiere la chiusura delle indagini preliminari avviate nel 2017 e ascrivendo alla stessa il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Nelle stesse ore, in controtendenza, il Tar di Palermo sospenderà il blocco amministrativo che ancorava la Sea Watch 4 da ormai sei mesi nel porto del capoluogo. A tale lieta pronuncia, seguirà il 21 marzo un ulteriore fermo amministrativo, stavolta per la Sea Watch 3. Una perquisizione della Guardia Costiera durata oltre 9 ore a bordo della nave umanitaria battente bandiera tedesca e in quarantena da 16 giorni nel Porto di Augusta, rileverà ben 18 irregolarità. Le più eclatanti: l’aver salvato un numero maggiore di naufraghi rispetto all’equipaggio di bordo (363 persone che, diversamente, sarebbero annegate nell’incuranza e nel silenzio generale) e non possedere la “certificazione” per lo svolgimento in continuità di attività di soccorso in mare (certificazione fra l’altro non prevista e sconosciuta sia dall’ordinamento giuridico italiano, sia da quello tedesco).

In attesa di conoscere le risultanze delle inchieste e dei procedimenti in corso, in questa sede preme ricordare che, le vere vittime di questa disputa, sono e saranno sempre le stesse persone, divenute migranti, incolpevoli delle dinamiche inique di questo mondo. Persone il cui diritto alla vita si sostanzia semplicemente in un diritto all’esistenza, alla sopravvivenza e che prevale (anche nel nostro ordinamento), sulla discrezionale e/o strumentale interpretazione giuridica di norme e regolamenti.

Si tratta di uomini, donne e bambini che sono stati portati in detenzione arbitraria dove l’ONU e la comunità internazionale hanno documentato abusi e condizioni orribili, inclusi lavoro forzato, estorsioni, abusi fisici e sparizioni. Questo sistema deve essere smantellato e l’approccio alla migrazione nel Mediterraneo deve passare a una politica più umana che si concentri sulla gestione piuttosto che sul contenimento“, ha detto alla flotta civile Safa Msehli, portavoce dell’OIM.”

Eleana Elefante

Giurista esperta in Advocacy & Communication dei Flussi Migratori del Mediterraneo Centrale.
Collabora con diverse NGO’s e Patners Europei nel Monitoraggio & Valutazione dei flussi migratori in linea con l’analisi geopolitica di aree geografiche quali il Nord - Africa ed il Medio-Oriente.