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Lesvos. Nuovi casi Covid, sospese le attività educative nel campo di Mavrovouni

Ma per l'inizio della campagna vaccinale si dovrà aspettare metà maggio

Una stanza nei rubb hall

Mitilene – Nonostante gli appelli del personale medico-sanitario interno al campo, la campagna vaccinale partirà a metà maggio, in prevedibile ritardo nei confronti di un’altra ondata di diffusione del virus.
Di questa settimana infatti la notizia di almeno una ventina di nuovi casi nel campo, e di un centinaio di “contatti stretti”, a fronte di una capienza massima dell’area di quarantena di circa 200 posti.

Un disastro annunciato, vista l’impossibilità a Moria 2 di rispettare le norme di prevenzione, soprattutto per quanto riguarda il distanziamento.

Nei Rubb Hall fino a 3 nuclei familiari nella stessa stanza, e in ogni tenda vivono circa 7 persone. Dalle file per ritirare i pasti a quelle per avere accesso alle cure d’emergenza, dall’assenza di acqua corrente all’uso condiviso dei bagni chimici, la limitazione dei contagi nel campo di Moria 2 è chiaramente un terno al lotto. Così come un terno al lotto il tentativo di tracciamento dei contatti più stretti.

Perché dunque non inserire quella dei richiedenti asilo nei RIC (Registration and Identification Centre) tra le categorie prioritarie ad alto rischio per l’accesso al vaccino?

Lo scoppio di nuovi casi rischia di saturare il già fragile accesso ai servizi medico-sanitari nel campo e ha portato, a partire da oggi, alla chiusura di tutte le attività educative, tra cui le lezioni per bambini e bambine. Le condizioni di vita nel campo, prigione a cielo aperto, peggioreranno ulteriormente, con la probabile imposizione di un’altra quarantena.

Tutto ciò non sembra interessare il Ministro dell’Immigrazione Notis Mitarakis, che nel marzo 2021 dichiarava di non vedere alcuna ragione per accelerare l’inizio della campagna vaccinale nei RIC. A suo dire, essendoci poche persone anziane all’interno del campo, non vi era alcuna urgenza nel dare il via alle vaccinazioni.

Questo approccio ignora in maniera colpevole le condizioni di vulnerabilità di chi è costretto a vivere nel campo, dall’impossibilità di limitare i contagi a un complessivo peggioramento delle condizioni generali di salute dovuto alla scarsa qualità del cibo e alla continua esposizione agli eventi atmosferici.

Inoltre, la campagna vaccinale partirà senza che vi sia stata alcuna iniziativa di sensibilizzazione tra le comunità, in un momento di generale spaesamento visti i nuovi arrivi dall’ex campo di Kara Tepe I. Non risulta chiara la previsione di successo della stessa.

Ancora una volta, il sistema hotspot si mostra per quello che è: detenzione forzata di migliaia di persone alle porte dell’Europa, senza alcun rispetto per i diritti umani.

Intanto Lesvos si prepara ad accogliere i turisti per la stagione estiva, con la riapertura di bar e ristoranti e con la promessa di vaccinare tutte le persone attualmente presenti sull’isola.