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Il Centro Naga Har di Milano, un luogo del possibile

Una pubblicazione per festeggiare 20 anni di impegno e passione

Photo credit: Associazione Naga

Il 26 giugno si è svolta la Giornata Internazionale a Sostegno delle Vittime della Tortura. Per ricordare questa giornata e celebrare vent’anni di accoglienza e socialità per richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura al Centro Naga Har, l’associazione Naga di Milano ha scelto di mettere online una pubblicazione intitolata “Un Luogo del Possibile“.

“Sentivamo l’esigenza, la voglia e il desiderio di incontrarci e di condividere vissuti – scrive l’associazione fondata dal compianto Italo Siena -. Avevamo bisogno di voci e di presenza. Ma come potevamo farlo in un anno pandemico, durante il quale proprio le relazioni hanno patito così tanto? Come si può raccontare una storia che dura da vent’anni, che ha coinvolto centinaia di persone e all’interno della quale ogni incontro ha rappresentato un’esperienza? Come restituire tanta varietà?”

“Attraverso la raccolta di foto, interviste, documenti e testimonianze abbiamo realizzato un racconto corale di quello che sono stati questi primi 20 anni del Centro Naga Har per richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura”, risponde a queste domande Sabina Alasia, presidente del Naga.

“Nel 2001 il Centro, grazie all’intuizione di Italo Siena, fu pionieristico proponendosi l’obiettivo di dare supporto all’iter di riconoscimento dello status di rifugiato, ma allo stesso tempo di creare una casa, un luogo sicuro all’interno del quale curare le ferite invisibili lasciate da torture e persecuzioni attraverso la proposta di attività socializzanti mirate alla creazione di relazioni. E, vent’anni dopo, possiamo dire che l’obiettivo è stato raggiunto” prosegue la presidente del Naga. “Sono passate dal Centro migliaia di persone da tutto il mondo che hanno incontrato centinaia di volontarie e di volontari che hanno portato avanti le attività in questi anni e, insieme, hanno dato vita a un crocevia di incontri e di relazioni. Sono stati proprio gli incontri e le relazioni che si sono sviluppati al Centro, e grazie al Centro, a dare ogni giorno una forma diversa a quello spazio che è diventato così, per chi lo ha attraversato, un luogo del possibile.”

Le attività del Centro si sono svolte fino al 2012 in via Grigna e, dal 2012, in via San Colombano 8 dove sono tuttora in corso. Con lo scoppio della pandemia, in conformità con le disposizioni normative, le attività si sono svolte nei mesi più duri da remoto e hanno poi ripreso progressivamente in presenza dal settembre 2020.

“La volontà dell’Har è quella di diventare un rifugio dove i tempi, gli spazi e le parole possano venire restituiti alle persone, alle quali l’umanità ha rubato tutto e che sono costrette a restare in un centro di identificazione o di permanenza temporanea (come se il tempo potesse essere, in via provvisoria, fermato e legato in uno spazio dal volto carcerario)” (pag. 16, “Silenziose Storie: Percorsi con i richiedenti asilo e vittime di tortura, a cura di Franca Moiraghi).

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