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Mediterraneo centrale, report maggio 2021

Sei i naufragi segnalati con almeno 640 persone decedute, 3.169 i respingimenti in Libia

Photo credit: Sea Watch - Moonbird

Sono almeno 6 i naufragi consumatisi nelle acque del Mediterraneo centrale nel corso del mese di Maggio. Dopo l’indignazione “verbalmente” espressa dall’Europa dinanzi all’ultima tragedia annunciata del 22 Aprile, in cui persero la vita 130 persone, avevamo tanto sperato di non dover più assistere a certi episodi, di non dover più ascoltare le urla strazianti dei naufraghi in quegli ultimi istanti di vita, di non dover più vedere le lacrime per un figlio, una madre o un padre scomparso. Ed invece no, il copione continua a ripetersi come sempre, tra soccorsi negati, autorizzazioni tardive ed un numero sempre più alto di respingimenti in Libia.

Si continua a scomparire e a morire nel Mediterraneo Centrale, così come si continuano ad esercitare vere e proprie catture su procura in un mare pressoché impoverito di supporti umanitari e di navi del soccorso civile. Di fatto, i respingimenti operati dalla sedicente Guardia Costiera libica da inizio anno coinvolgono circa 10.446 persone. Nel solo mese di maggio 3.169 push-back, a fronte di almeno 640 persone decedute.

Secondo i dati emessi dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza aggiornati al 31/05/2021, da Gennaio sono 14.412 le persone approdate sulle nostre coste contro le 5.024 del 2020. Nel mese appena concluso 5.399 persone contro le 1.654 del mese corrispondente al precedente anno. Dalle identificazioni effettuate si evince che, in controtendenza con quanto riscontrato in passato, il maggior numero dei migranti arrivati in Italia sono cittadini provenienti dal Bangladesh con 2.520 persone (18%), a cui fanno seguito cittadini della Tunisia con 1.981 persone (14%) e della Costa d’Avorio con 1.379 persone (10%). Il dato non è da sottovalutare vista l’alta presenza ed il forte sfruttamento dei lavoratori bengalesi in Libia. In crescita anche il numero dei minori non accompagnati che, da inizio anno, sfiorano le 2.279 unità.

Di seguito la ricostruzione cronologica dei flussi migratori del mese di Maggio nel Mediterraneo Centrale con brevi cenni sugli eventi di politica internazionale che li influenzano.

1 Maggio. Viene assegnato al Porto di Augusta lo sbarco delle 236 persone soccorse il 27 Aprile dalla Ocean Viking.
La Sea Watch International, diffonde in rete le immagini ed i video dei respingimenti delle ultime ore che, raccontano tutta la violenza con la quale la cosiddetta Guardia Costiera libica cattura e costringe i migranti a ritornare in Libia. Immagini simili ad una mattanza e di struggente sconforto. Intanto, Alarm Phone dirama una richiesta di soccorso per due imbarcazioni: la prima in Libia al largo di Al-Khoms, partita nella notte con 125 persone a bordo e la seconda in zona SAR maltese con 97 persone su un barcone di legno, molte stipate sotto coperta e in mare da 3 giorni. La Sea Watch 4 riuscirà a raggiungere questa seconda imbarcazione dopo il mancato intervento delle autorità maltesi. E’ il quinto soccorso per la nave umanitaria che, sin qui, ha messo in salvo 405 persone. Ne seguirà un sesto, in meno di 72h, di una imbarcazione in legno con a bordo altre 51 persone. Ora, la nave umanitaria con 455 persone a bordo, necessita di un Place of Safety (POS).
Nelle stesse ore, una costante ondata di sbarchi si riversa su Lampedusa. 749 persone su 7 imbarcazioni arrivate a poche miglia dall’isola e scortate dalle motovedette della Guardia Costiera in meno di 12 ore. I primi 4 barconi sopraggiunti durante la notte con a bordo 503 persone ( 58+85+285+75). Le ultime 3 imbarcazioni con 246 persone (95+100+51). Molte le donne e i minori non accompagnati. La prima imbarcazione partita dalla Tunisia con 58 persone a bordo, fra cui 25 donne e 4 minori, di diverse nazionalità sub-sahariane. La seconda barca, partita da Zuwara con 85 persone a bordo per lo più provenienti dal Bangladesh, dall’Algeria e dalla stessa Libia. La terza imbarcazione, anch’essa partita da Zuwara con ben 285 persone, fra cui circa 30 minori non accompagnati e solo 2 donne, di diverse nazionalità tra cui Eritrea, Siria, Egitto, Sudan, Camerun, Marocco, Algeria e Bangladesh. Seguiranno gli arrivi di altre 4 imbarcazioni alle prime luci dell’alba con a bordo rispettivamente 75, 95,100 e 51 persone.
In Libia, la motovedetta Fezzan della “Guardia Costiera”, intercetta e respinge a Tripoli in operazioni separate, 172 persone tra cui 24 donne e 16 minori. Nazionalità: Mali 60, Sudan 25, Nigeria 15, Somalia 15, Guinea 11, Senegal 9, Burkina Faso 7, Camerun 5, Costa d’Avorio 7, Gambia 3, Chad 2, Ghana 2, Egitto 1, Siria 1 e Togo 1. Verranno tutti traferiti in centri di detenzione illegale.

2 Maggio. Il primo naufragio del mese si consuma al largo della Libia. Una imbarcazione con un numero imprecisato di persone a bordo, si capovolge davanti alle coste di Zawiya. 12 persone sopravvissute, 11 corpi riportati a riva ma, secondo fonti della Mezzaluna Rossa, sono almeno 50 le vittime.
Nel mentre, Alarm Phone dirama molteplici richieste di soccorso per una imbarcazione alla deriva in zona SAR libica. A bordo circa 95 persone in evidente pericolo perché, con il motore in avaria, sono stati raggiunti da una forte perturbazione meteo. In area ci sono diverse navi mercantili. Il rimorchiatore Vos Aphrodite, cargo al servizio logistico delle piattaforme petrolifere e la nave Olympiysky Prospect, sono così vicine da poter essere visibili ai naufraghi ma, nessuna di queste riceverà l’autorizzazione ad intervenire dalla sala operativa di coordinamento dell’evento SAR. Qualcuno fra i naufraghi, pensa persino di gettarsi in mare e di raggiungerle. Cala il buio e dopo oltre 24 ore dalle prime richieste di aiuto, la situazione rimane invariata. Interverrà la motovedetta Fezzan della cosiddetta Guardia Costiera libica per effettuare l’ennesimo respingimento per procura in Libia. Nazionalità: Egitto 85, Sudan 2, Siria 5.

3 Maggio. In Libia, la Mezzaluna Rossa recupera un cadavere non identificato incagliato nel porto di Zawiya.

8 Maggio. A Lampedusa, 524 persone vengono scortate dalla Guardia di Finanza sino al Molo Favarolo. Viaggiavano su 4 barche partite dalla Tunisia e dalla Libia (325+85 tra cui una neonata+98+16). Fra loro 17 donne di cui le prime 11 a bordo di un barcone di 20 metri intercettato a 8 miglia dalla costa mentre, le altre 6 viaggiavano su una seconda imbarcazione con altre 79 persone. Tutti accompagnati all’hotspot di Contrada Imbriacola perché al momento non sono attraccate sull’isola navi quarantena (la nave Allegra, ha lasciato l’isola nei giorni scorsi con 446 persone in quarantena). In Tunisia, durante la notte, sventate 4 partenze verso l’Italia: 215 persone vengono trattenute e poste in stato di fermo. Fra loro 128 diverse nazionalità africane fra cui 77 uomini, 42 donne, 9 bambini e 85 tunisini. Intanto, scatta un nuovo fermo amministrativo per la Sea Watch 4, attraccata nel porto di Trapani dopo aver qui trasferito le 455 persone messe in salvo in sei operazioni si soccorso. La buona notizia è che, la SeaEye4, nave umanitaria della omonima Ong tedesca Sea Eye, ha lasciato il porto di Burrina per raggiungere il Mediterraneo centrale. E’ ripartita anche la Aita Mari, della Ong basca Salvamento Marittimo Humanitario.

9 Maggio. A Lampedusa, tra la notte e il pomeriggio sono arrivate 878 persone, con undici diverse imbarcazioni in legno partite dalla Libia e dalla Tunisia. Nel corso della mattinata, altri 398 persone, di cui 24 donne e 6 bambini, sono stati trasbordati sulle motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza da un vecchio e arrugginito motopesca in avaria a 3 miglia dalla costa. Tra mezzogiorno e le 13.00 ancora due arrivi: prima 97 persone, tutti uomini, portati sul molo da una motovedetta della Guardia Costiera che li ha prelevati da una barca rotta a 2 miglia dalla costa; poi una motovedetta della Guardia di Finanza ha scortato una barca con 38 persone, tutte tunisine, tra loro due donne e un bambino. Nel pomeriggio, ancora tre barconi: il primo, con 109 persone, di origine sub-sahariana è stato scortato in porto dalla Guardia di Finanza; quindi 19 persone tunisine e un maliano su una barca di 6 metri sono stati scortati al molo dalla Guardia Costiera. Ancora, 46 persone tunisine su una barca di 12 metri, sono state condotte in porto dalla Guardia di Finanza. Nel tardo pomeriggio, altre 5 barche: da due barchini la Guardia Costiera ha trasbordato 35 persone (tra loro due donne e due bambini) tutte tunisine e un libico; poco dopo, una motovedetta dalla Guardia di Finanza ha scortato prima un barchino con 19 persone tunisine e poi uno con altre 10 persone. E ancora, 89 persone su una barca di 20 metri intercettati a 6 miglia dall’isola; per finire, altre 18 persone tunisine su una piccola imbarcazione. Dopo i primi controlli, tutte le persone sono state man mano trasferite nell’hotspot di contrada Imbriacola dove verranno effettuati i controlli anti-Covid. Poi, la Prefettura di Agrigento organizzerà i trasferimenti sulla nave traghetto Sansovino di linea per Porto Empedocle. Intanto, nel Mediterraneo centrale ci sono altre imbarcazioni in pericolo: Alarm Phone, chiede soccorsi urgenti per almeno altre tre barche in difficoltà nella zona SAR maltese con rispettivamente a bordo circa 55, 80 e 96 persone. Tra loro donne e minori. In Libia, una barca con 54 persone a bordo, fra cui 4 bambini, in un primo momento inspiegabilmente, si arena sulle coste libiche di Tajoura. Si verrà a sapere poi che, l’imbarcazione, intercettata in mare al largo della costa di Mitiga dalla fregata turca TCG Gaziantep, è stata da questi scortata sino alle coste libiche. I malcapitati riferiranno che erano convinti di essere approdati in Italia. Intanto la “Guardia Costiera” libica procede con i suoi push-back. La motovedetta PB P-301, intercetta 143 persone, tra cui 5 donne. Nazionalità: Algeria 2, Bangladesh 24, Camerun 2, Egitto 6, Eritrea 8, Etiopia 34, Ghana 27, Costa d’Avorio 3, Marocco 6, Nigeria 4, Senegal 5 e Sudan 22. La motovedetta Zawiya, in separate operazioni, intercetta e respinge a Zawiya altre 442 persone partite da Zuwara. La maggior parte dei naufraghi a bordo è del Bangladesh. La motovedetta Fezzan, in separate operazioni, intercetta e respinge altre 291 persone.
Nel frattempo, nell’area di Qarabolli, si consuma il secondo naufragio del mese: una barca con un numero imprecisato di persone a bordo si capovolge. Sopravvivranno 40 persone e verranno recuperati 4 corpi dalla Mezzaluna Rossa tra cui quello di una donna e di un bambino.

10 Maggio. Il terzo naufragio del mese si consuma al largo delle coste libiche. I corpi di 5 persone senza vita vengono avvistati in mare ma, solo uno verrà recuperato. Dei pescatori libici e la sedicente Guardia Costiera libica hanno ricondotto le 42 persone sopravvissute a Tripoli, in arbitraria detenzione. Tra loro anche 16 minori. Altre 23 persone risultano invece essere disperse. Tutti i naufraghi provenivano dal Sudan.

11 Maggio. Il Ministro dell’Interno del Governo di Unità Nazionale (Gnu) libico, Khaled Mazen, in un goffo tentativo di lustro mediatico, ha dichiarato alla Conferenza di Lisbona sulla gestione dei flussi migratori che, la Libia è impegnata nella “grande battaglia della lotta alle reti del traffico di esseri umani nel Mediterraneo, ha ottenuto buoni risultati nel controllo e nel salvataggio dei migranti nel Mediterraneo, nonostante la mancanza di sostegno”, sostenendo che “a tutti i migranti sono stati forniti aiuti umanitari e medici, in preparazione alla loro deportazione nei loro Paesi”. Ma, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, la Libia non è considerata un “porto sicuro” e i voli di rimpatrio dei migranti che intendono rientrare nei Paesi di origine sono stati ridotti a causa della pandemia Covid-19 e delle precarie condizioni di sicurezza a Tripoli.

12 Maggio. Un corpo non identificato viene ritrovato dalla Mezzaluna Rossa libica nella zona di Al-Mutrad. Verrà trasferito presso l’obitorio di Zawiya per tentarne il riconoscimento e procedere con la sepoltura.

13 Maggio. Il quarto naufragio del mese si consuma a largo della costa tunisina. 17 persone sono annegate due giorni dopo la partenza da Zuwara, in Libia.
Nel mentre, la “Guardia Costiera” libica, intercetta e riporta e Tripoli, due gommoni con 151 persone (51+100). Nella prima operazione di respingimento, effettuata dalla motovedetta “Zawiya”, sono stati recuperati circa 51 migranti di varie nazionalità africane: Mali 10, Camerun 9, Costa d’Avorio 14, Guinea 8 , Senegal 1, Sierra Leone 5, Nigeria 2 e Benin 2. Tutti sono stati portati nel centro di detenzione di Abu Salim, ad eccezione di una donna della Costa d’Avorio che è stata ospitata nel Centro di Raccolta e Riconsegna a Tripoli. La seconda operazione di respingimento è stata effettuata dalla motovedetta Ubari della “Guardia Costiera” libica che ha ricondotto in detenzione altre 100 persone di differenti nazionalità africane. Intanto, in un Mediterraneo senza dispositivi di soccorso e con decine di migliaia di persone pronte a tentare la traversata, Medici Senza Frontiere decide di tornare alle missioni in mare con una nuova nave umanitaria. Si chiama Geo Barents e batte bandiera norvegese. Era una nave per analisi geologiche, lunga 77 metri e ha due ponti: uno sarà utilizzato per gli uomini soccorsi, l’altro per le donne. Ha una clinica, una stanza ostetrica e una per le visite. La nave è dotata altresì di due gommoni veloci e di un equipaggio di 12 persone a cui si aggiungono i 20 operatori di Medici Senza Frontiere.

14 Maggio. La motovedetta Fezzan della “Guardia Costiera” libica, intercetta e respinge a Tripoli 81 persone, fra cui 5 donne e 2 minori. Nazionalità: Algeria 4, Egitto 18, Ghana 9, Mali 1, Niger 3, Sudan 41 e Siria 6. Di seguito, la motovedetta Ubari, intercetterà altre 114 persone di cui 107 del Sudan, 4 dell’Egitto e 3 del Niger.

16 Maggio. In due diverse operazioni notturne, 683 persone (312+371) sono state intercettate nella notte e riportate a Tripoli dalla “Guardia Costiera” libica. Fra loro anche i corpi di 4 persone, 15 donne e 9 bambini. Nazionalità: Sudan 110, Mali 102, Bangladesh 164, Marocco 83, Egitto 72, Guinea 33, Costa d’Avorio 25, Nigeria 21, Gambia 20, Eritrea 18, Senegal 9, Pakistan 8, Burkina Fasu 6, Ghana 4, Camerun 4, Somalia 3, Guinea Bissau 1, Siria e Algeria 1. A Lampedusa, approdate nella notte 2 imbarcazioni con a bordo in totale 134 persone. Sulla prima 61 persone, tra cui 8 minori e 5 donne, due delle quali incinte. Poco dopo è stata intercettata un’altra carretta del mare con 73 migranti, tutti uomini. Dopo un primo triage sanitario, sono stati condotti nell’hotspot di contrada Imbriacola, dove, prima degli ultimi arrivi, vi erano circa 220 ospiti.

17 Maggio. La Marina tunisina salva da un possibile naufragio 113 persone al largo dell’isola di Djerba provenienti da Bangladesh, Sudan, Eritrea ed Egitto e partiti domenica da Zuwara. Intanto, Alarm Phone lancia l’SOS per 110 persone a bordo di un gommone nero in pericolo al largo della costa di Al-Khums in Libia. L’imbarcazione non è raggiungibile da nessun dispositivo cellulare e le autorità libiche non intervengono. Il quinto naufragio del mese è ormai in corso. Dei pescatori locali in zona, affiancano il gommone: riusciranno a mettere in salvo 62 persone ma, gli altri 48 naufraghi caduti in mare, risultano morti e/o dispersi. Durante la notte una barca con 99 persone a bordo, la maggior parte delle quali provenienti dalla Siria, è stata soccorsa dalla Sea Eye 4 che ora naviga con circa 330 naufraghi. L’equipaggio, già al limite delle forze per i cinque soccorsi effettuati in meno di 4 giorni, effettuerà una sesta operazione, che farà raggiungere il numero di 415 persone a bordo. Tra queste, 150 sono minori. Nel mentre si perpetuano i respingimenti in Libia. La “Guardia Costiera” libica intercetta e respinge a Tripoli 335 persone in separate operazioni. Con la motovedetta Zawiya 244 persone, fra cui 16 donne e 11 minori. Nazionalità: Benin 2, Camerun 9, Chad 8, Egitto 70, Gambia 9, Ghana 12, Guinea 4, Guinea Bissau 7, Costa d’Avorio 2, Mali 20, Marocco 4, Nigeria 37, Senegal 6, Sierra Leone 2, Sudan 45 e Siria 1. Con la motovedetta Fezzan intercetterà altre 91 persone. Nazionalità: Algeria 3, Bangladesh 4, Chad 2, Egitto 1, Guinea 6, Marocco 50 e Sudan 4.

18 Maggio. Un sesto naufragio si consuma nel Mediterraneo centrale. Un barcone con circa 90 persone a bordo e partito domenica da Zuwara si inabissa al largo delle coste di Sfax in Tunisia. Almeno 57 persone disperse. Sopravvissute 33 persone, tutte originarie del Bangladesh. A bordo, secondo una prima ricostruzione, ci sarebbero state circa 90 persone. Intanto, la SeaEye4, con 415 persone stremate a bordo, soccorse in 6 operazioni di salvataggio, chiede un Porto Sicuro alle Autorità italiane. Alarm Phone lancia diverse richieste di soccorso per due imbarcazioni a rischio naufragio in zona SAR maltese. La prima con a bordo 88 persone a rischio di capovolgimento per via delle forti raffiche di vento e delle onde alte e la seconda, a sole 15 miglia nautiche dalla prima, con 95 persone in mare senza più cibo e acqua da due giorni. Allertato per il soccorso anche il mercantile Maridive 230 a soli 10 miglia nautiche di distanza. Nel tardo pomeriggio, l’allarme verrà lanciato anche per un terzo natante che sta imbarcando acqua al largo della Libia. A bordo sono presenti 25 persone, tra cui 2 bambini. La “Guardia Costiera” libica con la motovedetta Fezzan, li intercetterà e riporterà a Tripoli 213 persone (fra cui le 25 persone segnalate da Alarm Phone). Nazionalità delle persone coinvolte in questo ennesimo respingimento: Bangladesh 95, Burkina Faso 2, Costa d’Avorio 8, Camerun 2, Egitto 24, Ghana 5, Marocco 41, Nigeria 1, Somalia 27 e Sudan 8.

19 Maggio. La SeaEye4, ancora in attesa di ricevere autorizzazione per poter attraccare in un porto sicuro, è dinanzi al Porto di Palermo. A bordo, fra le 415 persone soccorse, vi è un giovane uomo siriano di 25 anni con gravi problemi cardiaci e che necessità, con urgenza, di essere portato sulla terraferma. Una pilotina della Guardia Costiera effettuerà il trasbordo ma, non viene concesso l’attracco alla nave umanitaria. Il Sindaco della città Leoluca Orlando, esprime piena disponibilità nell’accogliere tutti i naufraghi a bordo ma, le Autorità centrali, in tarda serata, decideranno di assegnare il Porto di Pozzallo per sbarco delle restanti 414 persone. Una decisione quantomeno scomoda date le circa 30 ore di navigazione che separano i due approdi.

20 Maggio. Aita Mari, la piccola nave umanitaria della Ong basca Salvamento Maritimo Humanitario, risolca le acque del Mediterraneo centrale e sarà, in queste ore, la sola nave civile presente in area.

21 Maggio. Giunge finalmente a Pozzallo la SeaEye 4.
Intanto, da Malta, a un anno di distanza dalla “Strage di Pasquetta” del 2020 in cui, in zona SAR maltese, vennero lasciate morire 12 persone e 53 superstiti furono ricondotti in Libia, giungono le prime risultanze del procedimento giudiziario in corso: fu allestita una vera e propria “flotta fantasma” per nascondere la riconsegne illecite dei migranti alla Libia riconducibile all’armatore Carmelo Grech, proprietario di alcuni motopesca. Lo stesso ha ammesso di essere stato ingaggiato e pagato, almeno quattro volte dal governo maltese, per riportare illegalmente i migranti in Libia senza lasciare tracce.
A coordinare le operazioni era Neville Gafà, già capo dello staff del primo ministro laburista Joseph Muscat e assoldato anche dal premier Abela per tenere i rapporti con i guardacoste tripolini.

22 Maggio. Terminato lo sbarco nel porto di Pozzallo delle 414 persone a bordo della SeaEye4, tra cui 150 minori, molti dei quali non accompagnati. Tutti i tamponi test Covid-19 risulteranno negativi. In Libia, la motovedetta Zawiya della “Guardia Costiera” libica, in separate operazioni, intercetta e respinge a Tripoli 261 persone tra cui 15 donne e 7 minori. Nazionalità: Bangladesh 43, Ghana 49, Mali 37, Sierra Leone 23, Benin 19, Burkina Faso 2, Camerun 9, Gambia 18, Nigeria 16 e Senegal 9. Sempre in Libia, un altro corpo non identificato viene ritrovato dalla Mezzaluna Rossa nella zona di Al-Mutrad e trasferito nell’obitorio dell’ospedale di Zawiya per il completamento delle procedure di sepoltura.
In Italia, a Torino, muore suicida Musa Balde, il giovane 23enne originario delle Guinea, salito alle cronache il 9 Maggio per aver subito un violento pestaggio a Ventimiglia da parte di 3 italiani che, con una spranga, lo avevano malmenato sino allo sfinimento. Emersa in ospedale la sua irregolarità sul territorio nazionale, Musa è stato dimesso e trasferito nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Torino (i suoi aggressori, invece, sono rimasti a piede libero). Qui, tenuto in isolamento sanitario e in assenza di qualsivoglia supporto psicologico, si è impiccato con le lenzuola del suo stesso letto. Probabilmente, non sapremo mai a quali traumi pregressi si sia sommato questo ultimo abuso subito da Musa ma, certo è che nessuno se ne è realmente interessato.

23/24 Maggio. Nel pomeriggio Alarm Phone dirama un SOS per una imbarcazione al largo di Sabratha e partita dalla Libia. A bordo 95 persone in grave pericolo a causa del forte vento e del mare mosso che rischia di capovolgere la barca. Sia la Guardia Costiera libica che il Comando Generale della Capitaneria di Porto di Roma (MRCC – Maritime Rescue Coordination Center), responsabile del coordinamento di ricerca e soccorso nelle operazioni SAR, non interverranno perché, in un primo momento, non sarà possibile ottenere l’esatta posizione Gps. In serata, Alarm Phone, riuscirà a riprendere il contatto con le persone a bordo e a fornire le coordinate precise ma, nessuno presterà assistenza. Due mercantili battente bandiera maltese, il First Brother e la Sea Loyalty, monitoreranno per oltre 20 ore l’imbarcazione dei naufraghi. Infine, il 24 maggio, sopraggiungerà la Guardia Costiera tunisina, che li scorterà nel porto di Sfax. Fra loro 10 donne ed 8 minori di diverse nazionalità africane. In Libia, le unità di Polizia del Dipartimento investigativo anti-crimine di Zawiya, sventa la partenza di 31 persone, tutti uomini di diverse nazionalità africane e li trasferisce nel centro di detenzione per immigrati clandestini di Triq Al Sekka a Tripoli.

25 Maggio. La sabbia di Zuwara restituisce i corpi di due piccolissimi bambini e di una donna. Pare fossero lì abbandonati da almeno 3 giorni. Potrebbero essere fra le vittime dell’ultimo naufragio del 18 Maggio, in cui hanno perso la vita almeno 57 persone. Le immagini agghiaccianti, simbolo ulteriore della disumanità del nostro tempo, sono velocemente circolate in rete ma, in questa sede, per rispetto e pudore nei confronti delle vittime, ne evitiamo la pubblicazione ed il commento.

26 Maggio. Un mercantile attracca nel Porto di Augusta dopo aver messo in salvo 38 persone di nazionalità irachena e iraniana, fra cui 2 donne e 2 bambini, su una barca a vela alla deriva nel Mediterraneo.

27 Maggio. La nave umanitaria basca Aita Mari ha messo in salvo 50 persone partite dalla Libia e alla deriva nel Mediterraneo centrale. Fra loro 4 bambini. A Lampedusa, sopraggiungono quattro barchini con 127 persone a bordo, salvate dalle motovedette della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera. Altri due barchini, ognuno con 18 persone di nazionalità tunisina sono arrivati in porto durante la notte mentre, in mattinata, sono state salvate 205 persone a bordo di un barcone partito dalle coste del nord della Libia, al confine con la Tunisia, dove i trafficanti di uomini hanno spostato i campi di prigionia. In Libia, la cosiddetta Guardia Costiera intercetta e respinge a Tripoli un totale di 502 persone in separate operazioni: la motovedetta Ras Jadar riporterà 308 persone, fra cui 8 donne e 5 minori. Nazionalità: Sudan 111, Bangladesh 66, Camerun 4, Egitto 38, Etiopia 12, Ghana 1, Nigeria 3, Marocco 11, Siria 22 e Somalia 40; la motovedetta Zawyia ne intercetterà altre 194 persone fra cui 5 donne e 2 minori. Nazionalità: Bangladesh 74, Egitto 53, Sudan 28, Mali 15, Nigeria 8, Costa d’Avorio 7 e Algeria 6.

28 Maggio. La Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese incontra, per la terza volta dal 2019, i rappresentanti delle Ong impegnate nella ricerca e soccorso nel Mediterraneo i quali chiedono, all’unisono, di poter definire azioni concrete a salvaguardia della vita umana in mare. Segue il comunicato congiunto. Il Viminale ha parlato della “preziosa opera dell’Unhcr e dell’Oim, per il rispetto dei diritti umani nei centri allestiti nel Paese nordafricano ma,
dalla Libia, le agenzie delle Nazioni Unite smentiscono tale affermazione: “Non abbiano nessuna possibilità di cambiare la situazione rispetto ai diritti umani”.

31 Maggio. Il settimo naufragio del mese si consuma al largo delle coste di Zitlen in Libia. 16 persone sono annegate. Viaggiavano su una imbarcazione con 87 persone. La sedicente Guardia Costiera libica, allertata da Alarm Phone, aveva rassicurato via e-mail alle 12.26: “L’operazione di salvataggio è andata a buon fine!”. Nel corso della notte, intercetta e respinge a Tripoli altre 285 persone in due diverse operazioni. 184 persone con la motovedetta Ras Jadar, fra cui 6 donne e 2 minori; 101 persone con la motovedetta Zawiya, fra cui 11 donne e 2 minori.
Alla Aita Mari, dopo 4 giorni in mare con a bordo 50 persone, viene finalmente assegnato il Porto di Augusta per l’approdo dei naufraghi messi in salvo. L’arrivo è previsto in porto per le ore 22.00.

In Africa, nella mappa dei luoghi più mortali per i migranti, subito dopo il deserto tra il Niger e la Libia, c’è la costa libica con Bani Walid, Sabratha, Zuwara e Tripoli.  Sebbene i centri libici siano universalmente ormai riconosciuti come luoghi di tortura e mortificazione della dignità umana, il Governo italiano non ha, sin qui, modificato l’attuazione degli accordi con le autorità di Tripoli. Si stima che circa 1,3 milioni di persone abbiano bisogno di assistenza umanitaria in Libia. Di questi, 348 mila sono minori che hanno urgente bisogno di ogni genere di sostegno per poter vivere dignitosamente. Circa 393 mila sono sfollati interni e più di 43 mila sono rifugiati e richiedenti asilo che provengono da differenti regioni dall’Africa sub-sahariana.
Si sottolinea che, se gli ospiti dei campi ufficiali sono circa 4.000, mancano all’appello i 10.000 migranti catturati quest’anno, finiti chissà dove.
Di recente la 444° Brigata ha fatto irruzione nei centri clandestini di Bani Walid, liberando profughi torturati e stuprati, per ricondurli nel circuito formale ma, la differenza tra strutture legali e illegali in Libia spesso è solo burocratica. Migliaia di persone sono sottoposte a sparizioni forzate, dopo essere state trasferite in luoghi di detenzione non ufficiali, compresa la ‘Fabbrica del Tabacco’ di Tripoli, sotto il comando di una milizia affiliata al Gna (il Governo Nazionale).
Per tutto questo, è fondamentale che gli Stati membri dell’Unione Europea formalizzino una procedura che preveda l’esclusione dei respingere in Libia delle persone salvata in mare. 

Eleana Elefante

Giurista esperta in Advocacy & Communication dei Flussi Migratori del Mediterraneo Centrale.
Collabora con diverse NGO’s e Patners Europei nel Monitoraggio & Valutazione dei flussi migratori in linea con l’analisi geopolitica di aree geografiche quali il Nord - Africa ed il Medio-Oriente.