Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
//

La Carovana «Abriendo Fronteras» sbarca alle Canarie

Ramón Ferrer e Jorge Mancebo - El Salto, 18 luglio 2021

Soda Niasse, attivista migrante sull'isola di Gran Canaria, ha tenuto il discorso di benvenuto

Siamo persone migranti originarie del continente africano giunte alle Canarie, a volte in modo regolare ma soprattutto mettendo a rischio la nostra vita.” A parlare è Soda Niasse, attivista migrante nell’isola di Gran Canaria che, con questa frase, ha dato il via alla carovana “Abriendo Fronteras” del 2021. Quest’anno, più di 350 attivisti provenienti da tutto il paese- e da altri paesi europei, africani e latinoamericani- si sono dati appuntamento nell’arcipelago delle Canarie con lo scopo di dare visibilità alle forme di violenza messe in atto dai governi europei attraverso la militarizzazione delle frontiere e le politiche migratorie adottate.

Ieri sabato 17 luglio, a Plaza del Pueblo a Las Palmas, si è tenuta la conferenza stampa che ha dato inizio alla Carovana. Il successivo racconto radiofonico evidenzia gli aspetti più rilevanti di questa importante tappa che ha dato inizio alla settimana di lotta sociale nelle isole.

Dopo aver percorso diverse zone di frontiera in Grecia, Italia, a Ceuta, Melilla, Valencia ed Euskal Herria, quest’anno la Carovana arriva nelle isole Canarie con il fine di fare un’azione di denuncia con l’intenzione di denunciare il blocco e la violazione dei diritti umani a cui sono soggette le persone migranti che si trovano in questi luoghi. “Siamo venuti alle Canarie perché molte persone migranti sono rimaste bloccate in questi luoghi e noi ci opponiamo al fatto che queste isole vengano trasformate in carceri a cielo aperto”, ha dichiarato Arantxa Gutiérrez Paz, portavoce della Carovana e membro di Ongi Etorri Errefuxiatuak.

Abbiamo appena saputo che questo venerdì è stata trovata un’altra persona morta sulle coste di Gran Canaria e che nel 2020 più di 2000 persone sono morte in questa rotta, a cui si aggiungono tutte quelle persone che muoiono o di cui si perdono le tracce che non rientrano nei dati ufficiali sulle vittime”, spiega Gutiérrez. “Inoltre vogliamo rivendicare il diritto delle famiglie di queste persone di sapere dove si trovano i loro cari”, ha aggiunto la portavoce.
Cerimonia di benvenuto della Caravana Abriendo Fronteras nel quartiere di La Isleta, Gran Canaria. (Mathias Rodríguez)

Manifestazioni e azioni a favore del diritto di movimento

Da ieri fino a sabato 24 luglio gli attivisti chiederanno – da Gran Canaria e Tenerife – la chiusura del sistema basato sulla presenza di campi di detenzione e per il rimpatrio presenti nelle isole, la chiusura dei CIEs, lo scioglimento di Frontex e la regolarizzazione di tutte le persone in situazione irregolare. Inoltre, chiederanno la creazione di “corridoi sicuri” affinché le persone migranti possano spostarsi senza mettere a rischio la propria vita.

Da oggi cominciamo con gli eventi a Gran Canaria e, dal 21, continueremo a Tenerife“, ha aggiunto la portavoce di “Red Canaria por los Derechos de las Personas Migrantes” (Rete Canaria per i diritti delle persone migranti) Marifé Navarro che, in occasione della conferenza stampa di ieri, ha presentato il programma elaborato dai diversi territori parte della Carovana.

Le azioni di protesta previste avranno come obiettivo “segnalare e denunciare” i luoghi in cui vengono violati i diritti umani e mettere in atto manifestazioni e presidi per sensibilizzare il resto della popolazione. Una grande marcia a Playa las Canteras (Gran Canaria) ha dato inizio alle azioni di protesta che continueranno nei giorni seguenti focalizzandosi contro Frontex, segnalando i CIE’S, concentrandosi nel porto di Arguineguin e mettendo in atto azioni di protesta nell’aeroporto di Gran Canaria. La tappa successiva sarà Tenerife, dove si svolgeranno azioni di protesta nei pressi dell’accampamento di Las Raices, dove la situazione di estrema vulnerabilità delle persone rinchiuse è stata oggetto di numerose denunce.

È importante incoraggiare la popolazione a prendere parte a queste azioni di protesta, sensibilizzare sul tema delle persone migranti che muoiono in mare” aggiunge Navarro. A questo proposito l’attivista ha ribadito: “Sappiamo che le Canarie sono un territorio caratterizzato di situazioni di estrema precarietà e che in alcuni quartieri ci sono state manifestazioni razziste promosse e incoraggiate dai media.” Proprio per questo motivo, i movimenti sociali dell’isola vedono nella carovana un’opportunità per dare vita a reti di appoggio tra attivisti. “Dobbiamo fare un passo avanti e obbligare le istituzioni a proporre soluzioni adeguate a un problema strutturale” ha aggiunto la portavoce.

Veniamo dall’altra parte del Mediterraneo per denunciare il fatto che le politiche migratorie adottate uccidono non solo le persone che migrano ma anche le loro famiglie” Imed Soltani, Terre Pour Tous.

I familiari dei migranti scomparsi nel nulla

Veniamo dall’altra parte del Mediterraneo per denunciare il fatto che le politiche migratorie adottate uccidono non solo le persone che migrano ma anche i loro cari” ha dichiarato ieri Imed Soltani, presidente del collettivo tunisino Terre Pour Tous. “E’ per questo che abbiamo uno slogan molto chiaro: basta morti e sparizioni nel Mediterraneo”, ha dichiarato l’attivista, che dal 2013, anno in cui due suoi cugini sparirono nel Mediterraneo tentando di raggiungere l’Italia su un gommone, è alla ricerca della verità.

Sparizioni e morti che riguardano anche l’altra parte dell’Atlantico e che – con le loro peculiarità – sono conseguenza delle stesse politiche che criminalizzano il fenomeno migratorio nei diversi angoli del pianeta. “I governi antepongono la sicurezza nazionale alla sicurezza degli esseri umani”, ha dichiarato Rubén Figueroa, attivista del Movimento Migrante Mesoamericano. “I paesi del nord globale si scagliano contro la popolazione migrante e arrivano anche a pagare altri paesi affinché frenino i flussi migratori provocati da loro stessi”, ha spiegato.

Mi piace l’espressione Aprendo le Frontiere (Abriendo Fronteras) perché significa dire sì alla vita e ai diversi modi di vivere. Rifiutiamo qualunque politica migratoria che causi morte e sparizioni” José Dolores Suazo, COFAMICENH.

Mi piace l’espressione Aprire le Frontiere (Abriendo Fronteras) perché significa dire sì alla vita e ai diversi modi di vivere. Rifiutiamo qualunque politica migratoria che causi morte e sparizioni” ha sottolineato José Dolores Suazo, membro del COFAMICENH (Comitato dei Familiari di Migranti Spariti del Centro dell’Honduras).

Da parte sua Ugo Zamburru, attivista delle Carovane Migranti in Italia, ha sottolineato la necessità di continuare a fare rete collaborando e imparando l’uno dall’altro. “Per affrontare questo problema globale; dobbiamo mettere in atto la resistenza a livello globale”, ha concluso.