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Mali, protezione sussidiaria a seguito di domanda reiterata di asilo: il richiedente rischia di essere coinvolto nella violenza di un conflitto armato generalizzato

Tribunale di Catanzaro, decreto del 9 luglio 2021

Il Tribunale di Catanzaro riconosce ad un richiedente proveniente dal Mali la protezione sussidiaria ai sensi dell’art. 14 lett. c) del d.lgs. 19 novembre 2007 n. 251 per il rischio di essere coinvolto nella violenza di un conflitto armato generalizzato.
Il richiedente aveva proposto istanza reiterata sulla base del peggioramento della situazione nel proprio paese e per il percorso integrativo intrapreso in Italia.
La commissione per il riconoscimento della protezione internazionale di Crotone aveva invece dichiarato inammissibile la domanda e di conseguenza la questura di Vibo Valentia, senza attendere il ricorso, aveva emesso decreto di espulsione, confermato dal Giudice di Pace di Vibo Valentia a seguito di impugnazione.
Intanto veniva proposto ricorso anche avverso il decreto di inammissibilità dinnanzi alla sezione specializzata del Tribunale di Catanzaro che, in un primo momento aveva sospeso l’efficacia del provvedimento impugnato ed ora ha accolto il ricorso.
Il Collegio ritiene dunque che la situazione emergente dalle fonti consultate dimostra il serio rischio all’incolumità fisica cui sono esposti i civili, oltre alla continua e radicata violazione dei diritti fondamentali della persona, che esime dal fornire prova del rischio specifico che il ricorrente correrebbe nel caso di rientro nella zona di provenienza (v. Sentenza CGUE Grande sezione del 17 febbraio 2009 nel procedimento C-465/07, caso Elgafaji).
Alla luce di quanto sopra esposto deve quindi riconoscersi in capo al ricorrente la protezione sussidiaria, in ragione del rischio connesso alla situazione di generale insicurezza nel Paese di provenienza che risulta rischiosa per chiunque si trovi sul territorio a prescindere da un suo coinvolgimento
“.

La decisione del Tribunale ci mostra una serie di dati inconfutabili: la superficialità con la quale le commissioni analizzano le domande di protezione internazionale, soprattutto le reiterate; il carattere repressivo e punitivo di molte questure italiane, pronte ad emettere decreti di espulsione senza neppure aspettare i termini per proporre ricorso, condannando i richiedenti alla clandestinità; la complicità di molti giudici di pace nel confermare decreti di espulsione totalmente infondati.

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Tribunale di Catanzaro, decreto del 9 luglio 2021

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