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«Buchi neri. La detenzione senza reato nei CPR»

Nel rapporto di CILD la vergognosa situazione dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio

Photo credit: Mario Badagliacca - Letters from the CIE

E’ stato presentato il 15 ottobre scorso il rapporto “Buchi neri. La detenzione senza reato nei CPR1.
Un rapporto redatto dalla Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili (CILD) che offre un quadro generale della situazione dei 10 Centri di Permanenza per i Rimpatri presenti e attivi oggi in Italia.

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Il Rapporto curato da Federica Borlizzi e Gennaro Santoro, lungi dall’essere la mera riproposizione di numeri e dati, rappresenta una vera e propria analisi critica sul sistema dei CPR e si pone all’interno di una più complessa operazione culturale, politica e sociale volta ad aprire un dibattito sul tema della detenzione amministrativa e dei luoghi dove questa viene attuata. Una riflessione che naturalmente pone in risalto le mille contraddizioni, normative e fattuali, della detenzione amministrativa e dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio.

Come è stato evidenziato anche nel corso della conferenza stampa tenutasi a Palazzo Madama, importante, per comprendere il tema di cui parliamo, è il raffronto tra la detenzione amministrativa e la detenzione penale, tra le strutture carcerarie e i CPR, tra i diritti riconosciuti e garantiti ai detenuti e quelli invece riconosciuti e garantiti ai “trattenuti”.

Da questa comparazione appare infatti in tutta la sua forza il grande paradosso italiano costituito dalla mancanza di una normativa primaria dedicata ai Cpr e la mancanza quindi di strumenti di tutela stringenti in caso di violazione dei diritti, proprio l’opposto di quanto accade nelle strutture penitenziarie ove, nonostante i tanti limiti ancora presenti, comunque si sono fatti grossi passi in avanti.

Costi generali

Come evidenziato da CILD, attualmente sono 10 i Centri di Permanenza per i Rimpatri operativi in Italia (Milano, Torino, Gradisca d’Isonzo, Roma-Ponte Galeria, Palazzo San Gervasio, Macomer, Brindisi-Restinco, Bari-Palese, Trapani-Milo, Caltanissetta-Pian del Lago) con una capienza massima che può arrivare sino a 1.100 posti.
A fronte dei 1.100 posti disponibili, in concreto la media giornaliera delle persone trattenute è meno di 400 persone a fronte di un costo per lo Stato italiano di 40.150 euro al giorno.
I dati raccolti con grande difficoltà hanno portato la Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili a stimare la spesa complessiva per il mantenimento delle strutture sopra indicate nel triennio 2018-2021 in complessivi 44 milioni di euro.
L’intero sistema dei Cpr si regge sulla gestione privatistica. Le strutture infatti sono interamente gestite da cooperative e società terze che naturalmente rispondono alla logica del profitto. Una logica che determina un continuo e costante abbassamento degli standard qualitativi dei servizi offerti. “La tendenza ad una minimizzazione dei costi di gestione dei CPR è evidente nello schema di capitolato d’appalto, predisposto, dal Ministero dell’Interno, nel 2018 e parzialmente confermato anche nel nuovo schema del 2021. Si è, infatti, registrato un drastico calo di tutti i servizi destinati alla persona, con la riduzione del monte ore del personale dipendente degli enti gestori dei Centri (dagli operatori diurni e notturni; passando per i servizi di informazione normativa e mediazione, fino allo stesso personale sanitario)2.

Carenze

Il rapporto in commento documenta palesi carenze di personale in tutte le strutture analizzate. Le mancanze più evidenti riguardano il personale addetto alla mediazione culturale, quello sanitario e quello addetto al servizio di informazione normativa. Tagli nelle risorse assegnate dal Ministero dell’Interno che incidono, ad esempio, sul monte ore dei medici.
Altre mancanze riguardano invece gli edifici che appaiono non adeguati ai dettami normativi. Da questo punto di vista, mancano nella maggior parte dei casi locali di pernottamento differenziati per i richiedenti asilo, come espressamente richiesto dal d.lgs. n.142/2015 e dallo stesso Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura (CPT).
In alcuni casi, i metri quadri delle singole stanze non sembrano rispettare lo standard dello spazio vitale minimo richiesto dalla Corte Edu.
Ancora, i locali di pernotto in molti casi presentano: carenza di luce naturale, derivante dalla presenza di finestre schermate (Torino, Roma); la mancanza di campanelli d’allarme (es. Milano, Torino, Gradisca, Roma); la mancata possibilità per i trattenuti di attivare direttamente i pulsanti di accensione/spegnimento della luce (Torino, Milano, Gradisca Roma, Palazzo San Gervasio); la presenza di blatte e di ambienti non isolati (Palazzo San Gervasio, prima dei lavori di ristrutturazione); la presenza di materassi privi della data di scadenza e spesso senza lenzuola (Bari); l’assenza di vetri alle finestre e materassi usurati con la presenza di muffa (Caltanissetta, prima dei lavori di ristrutturazione).

Ecco dove sono i CPR
Ecco dove sono i CPR

Privatizzazione

Altra questione affrontata nel Rapporto è quella relativa alla privatizzazione del servizio di cure.
I servizi sanitari sono infatti affidati non al Servizio Sanitario Nazionale o Regionale ma direttamente agli enti gestori dei Centri ossia a privati. Ciò comporta una evidente riduzione della qualità del servizio offerto che deve sempre rispondere alle logiche del profitto, ma non solo. Il rischio denunciato è quello di interventi medici e farmacologici volti soprattutto a garantire la disciplina e la sicurezza all’interno dei Centri. Da questo punto di vista, l’uso diffuso/abuso di psicofarmaci nelle strutture analizzate è un preoccupante segnale di questa deriva.
Ma non solo. A venir meno è anche un’idonea analisi della condizione generale dei soggetti trattenuti all’interno di detti Centri e delle conseguenze che il protrarsi del trattenimento produce sulla loro psiche. Troppo spesso mancano serie valutazioni mediche sulla possibilità delle persone trattenute di essere rinchiuse nei Centri di Permanenza o attente analisi sulla loro condizione una volta avvenuto il trattenimento.

Diritti violati

Come già evidenziato in altri rapporti simili e denunciato da numerose associazioni che operano a stretto contatto con gli stranieri, la detenzione amministrativa all’interno dei CPR si traduce anche in una sistematica violazione dei diritti delle persone straniere.
La questione più eclatante che è più volte tornata alla ribalta negli ultimi mesi è la privazione della libertà di comunicazione con il mondo esterno da parte dei soggetti condotti all’interno dei CPR. In alcuni Centri infatti è in uso la prassi di procedere al sequestro del telefono cellulare del cittadino straniero al momento dell’ingresso nel Centro (o anche prima). Ciò determina l’impossibilità per i trattenuti di comunicare liberamente con i propri familiari, con i propri legali, con il mondo esterno. Una prassi che è stata anche oggetto di pronunce giurisprudenziali di merito ma che continua ad imperversare indisturbata e senza che le Prefetture intervengano.

Giudici di Pace

Tra le tante singolarità messe in evidenza dal Rapporto, non sfugge quella che riguarda la strana decisione del nostro legislatore di affidare la competenza in materia di convalida e proroga del trattenimento presso i Cpr al Giudice di Pace competente per territorio.
Giudici non togati a cui eccezionalmente è dato il potere di decidere in ordine alla privazione della libertà personale è sicuramente una singolarità, se non addirittura una stravaganza del nostro ordinamento giuridico. Una stravaganza che fa pensare che i trattenuti possano essere considerati dal nostro ordinamento persone a cui può essere garantita una minore tutela giurisdizionale probabilmente perché appartenenti ad una categoria inferiore rispetto ai cittadini italiani.

Udienze di convalida e di proroga

Diverse criticità sono state riscontrate con specifico riferimento all’espletamento delle udienze di convalida e di proroga del trattenimento davanti al Giudice di Pace. In particolare, gli avvocati intervistati hanno dichiarato che le udienze hanno una durata media di 5 -10 minuti, limitandosi a essere una mera formalità. Inoltre, nonostante il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), già nel 2010, aveva evidenziato come le udienze di proroga e convalida si dovessero svolgere nei locali dell’ufficio giudiziario, “garantendo un esercizio della funzione giurisdizionale che appaia anche esternamente imparziale e dotato di tutte le prerogative che la caratterizzano”, le udienze continuano ad essere celebrate all’interno dei CPR 3.

A ciò deve aggiungersi quanto specificamente denunciato con riferimento alla situazione dei CPR di Palazzo San Gervasio a Potenza, Macomer in Sardegna e Ponte Galeria a Roma. Nel primo caso, infatti, si sono riscontrati dei pericolosi meccanismi che comportano una violazione del diritto di difesa dei trattenuti ai quali verrebbe impedito di comunicare con i propri legali di fiducia fino al giorno successivo alla convalida del trattenimento. Nel caso del CPR di Macomer, invece, gli avvocati vengono avvisati con pochissimo preavviso (anche solo 30 minuti prima) delle udienze di convalida e di proroga dei propri assistiti. Infine, nel caso di Roma, “pochi giorni prima dell’udienza di convalida della proroga è rilasciato un foglio prestampato in cui se il cittadino straniero trattenuto non indica nuovamente il nome dell’avvocato di fiducia nominato per la precedente convalida del trattenimento, si ritiene che per la successiva proroga debba nominarsi un avvocato di ufficio”. Accade poi che, anche quando viene espressamente menzionata l’esistenza di un difensore di fiducia, vengano nominati avvocati d’ufficio.

Conclusioni

Il Rapporto stilato da CILD rappresenta l’ulteriore conferma di un sistema che non funziona e che non può continuare a essere tenuto in piedi. Un Rapporto che mostra come “la detenzione amministrativa sia divenuta, anche nel nostro Paese, una filiera molto remunerativa”. Una filiera in mano a pochi soggetti privati tra cui figurano anche grandi multinazionali (es. GEPSA o ORS) che, in tutta Europa, gestiscono Centri di trattenimento o servizi all’interno di istituti penitenziari.

Un sistema fondato sulla massimizzazione del profitto da parte delle imprese, da un lato, e una continua spinta alla minimizzazione dei costi da parte dello Stato, dall’altro. Come giustamente sottolineato, tra queste due opposte spinte, vi sono “centinaia di uomini e donne, che rischiano di essere privati non solo della libertà ma anche della loro dignità”.
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Guarda la conferenza stampa di presentazione del rapporto

  1. Scarica il rapporto
  2. Buchi Neri – La detenzione senza reato nei Centri di Permanenza per i Rimpatri – Cartella Stampa – pag. 2
  3. Per quanto riguarda il luogo in cui l’udienza di convalida e di proroga avviene, gli avvocati e le avvocate intervistate hanno risposto nel seguente modo: (i) un 63,6% afferma che essa avvenga in maniera prevalente nei locali del CPR; (ii) il 36,4% risponde che l’udienza ha luogo solo nei locali dei Centri