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Perché non è vero che “tutti vogliono venire in Europa” ed è scorretto parlare di “invasione” di migranti?

La narrazione tossica che vuole blindare ancor di più l'Unione Europea

Photo credit: Antonio Sempere - "Sufrimiento Ceuta"

Una Comunità sotto assedio. Una Europa, culla della democrazia e dello sviluppo, circondata da fameliche ed incivili orde di migranti che premono insistentemente ai suoi confini. Intere popolazioni provenienti da continenti devastati da guerra e fame che si accalcano ai nostri confini. Eserciti di disperati – se non di terroristi – pronti ad invaderci e a sostituirci “etnicamente”, imponendoci la loro religione e la loro cultura. Soltanto chilometri di impenetrabili muri, alte barriere di filo spinato ed una incessante sorveglianza armata di soldati ben addestrati e dotati delle più sofisticate tecnologie, possono tenere questa minaccia lontana dalle nostre tiepide case.

Ecco come vengono dipinte le migrazioni, nel sentito comune. Ecco quale narrazione porta altri 12 Paesi dell’Ue a costruire nuovi muri. Ma è davvero così? Oppure siamo di fronte ad una narrazione tossica, paragonabile solo a quella dei Protocolli dei Savi di Sion e del complotto giudaico di hitleriana memoria?

Basta solo leggere qualche dato per capire che è tutta fuffa, funzionale solo ad una certa politica che altri mezzi non ha che cavalcare paure e vigliaccherie.

In realtà, non c’è mai stata nessuna invasione. Tanto meno possiamo parlare di pericoli di “sostituzione etnica”, sempre ammesso che questo termine fantasioso e forviante possa costituire davvero un pericolo per qualche cosa. Nell’anno in cui si è registrato il maggior numero di ingressi irregolari – il 2015 – è arrivato in Europa lungo le varie rotte, da quella balcanica a quella Mediterranea, meno di un milione di persone. Considerato che i cittadini europei sono oggi circa 450 milioni (e senza tener conto dei circa 70 milioni di abitanti della Gran Bretagna che pure nel 2015 non era ancora uscita) per pareggiare il conto tra europei doc e nuovi arrivati, ci vorrebbero altri 449 anni!

Non è neppure vero che “tutti i migranti vogliono venire da noi”. Il continente che più sopporta il peso delle migrazioni è proprio l’Africa. Secondo una stima del World Migration Report nel solo 2020 guerre e carestie hanno trasformato 21 milioni di africani in profughi forzati. Ma la maggior parte di loro sono profughi interni, persone cioè che hanno cercato riparo in regioni meno fragili del loro stesso Paese. Magari con la speranza di poter ritornare, prima o poi, nelle loro case. E questo non vale solo per l’Africa ma per tutti i Paesi devastati dalle guerre come, ad esempio, la Siria. La maggior parte dei profughi di questo Paese, allo scoppiare del conflitto, ha cercato rifugio appena oltre confine. Ne abbiamo incontrato a migliaia nei campi della valle della Bekaa, nel nord est del Libano, che altro non desideravano che far ritorno nella loro terra. Pochissimi, sono quelli che decidono di giocarsi la carta Europa. Non fosse altro perché sono pochissimi coloro che possono permettersi di affrontare le spese, oltre che i disagi, di un viaggio che può costare anche 15 mila euro.

Ad ospitare il maggior numero di profughi sono, paradossalmente, i Paesi che ne producono di più. Un esempio è il Congo dove l’enorme ricchezza mineraria del suo sottosuolo ha come contraltare un reddito pro capite tra i più bassi del mondo, per non parlare di guerre, precarietà politica, diffusione della povertà e di malattie come l’ebola o la malaria. Ebbene, il Congo che negli ultimi anni ha prodotto una media di 6 mila sfollati al giorno, per un totale di 2,8 milioni di profughi interni, secondo stime Unhcr, è una meta di migrazione di profughi provenienti dal Sudan, dal Ruanda e dal Burundi, e dalla Repubblica Centrafricana stimato di circa 2,2 milioni di persone.

Concludendo, degli 80 milioni di profughi che, secondo l’ultimo rapporto dell’Unhcr si aggirano per questa nostra terra cercando rifugio e salvezza – come dire l’uno per cento dell’intera popolazione mondiale – coloro che cercano di superare i muri della Fortezza Europa sono appena il 2 per cento. Adesso è chiaro perché parlare di “invasione” è una enorme fesseria?

Riccardo Bottazzo

Sono un giornalista professionista.
La mia formazione scientifica mi ha portato a occuparmi di ambiente e, da qui, a questioni sociali che alle devastazioni dei territori sono intrinsecamente legate. Ho pubblicato una decina di libri tra i quali “Le isole dei sogni impossibili”, edito da Il Frangente, sulle micronazioni dei mari, e “Disarmati”, edito da Altreconomia, che racconta le vice de dei Paesi che hanno rinunciato alle forze armate. Attualmente collaboro a varie testate cartacee e online come Il Manifesto, Global Project, FrontiereNews e altro.
Per Melting Pot curo la  rubrica Voci dal Sud.