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Rivolti ai Balcani: smascherati i respingimenti croati

Il 13 ottobre la rete promuove un evento online - “Rotta balcanica, Afghanistan” - per fare il punto sulla condizione delle persone in transito

La rete RiVolti ai Balcani esprime sgomento e indignazione per la video-inchiesta pubblicata il 6 ottobre dal team di giornalisti europei (ARD, Lighthouse Report, Novosti, RTL Croatia, Spiegel, SRF) che documenta, ancora una volta, la violenza perpetrata dalla polizia di frontiera croata ai danni delle persone in transito lungo la rotta balcanica, al confine con la Bosnia ed Erzegovina.

Una violenza istituzionale nota e denunciata da anni dai membri della rete che operano sul campo rispetto a cui le autorità europee non solo sono rimaste immobili ma hanno garantito supporto. Poche sono state le azioni di indagine rispetto alle violenze che quotidianamente interessano migranti e richiedenti asilo lungo i confini della rotta balcanica, miseri i provvedimenti presi a riguardo.

Occorre un’azione forte per ricostruire integralmente la catena di comando e stabilire le responsabilità politiche dell’accaduto. I video (in apertura un frame), infatti, dimostrano che gli agenti di frontiera coinvolti nelle violenze appartengono ad una unità speciale della polizia croata: non “casi isolati”, non “mele marce” bensì una precisa strategia per respingere e brutalizzare chi cerca protezione in Unione europea.

RiVolti ai Balcani vuole tenere alta l’attenzione su ciò che succede lungo la rotta. Anche l’Italia è coinvolta. I respingimenti a catena che partono dalla Slovenia riguardano anche i “riammessi” lungo il confine italo-sloveno. Le riammissioni sono sospese dal gennaio 2021 ma alcuni esponenti del Governo ne chiedono a gran voce la ripresa. Riaffermiamo con forza, ancor di più dopo la pubblicazione dei video, l’illegittimità dell’attività e i rischi che comportano per le persone che dal territorio sloveno vengono a catena riportate in Bosnia ed Erzegovina.

Per tenere viva l’attenzione sull’attuale situazione della rotta balcanica, RiVolti ai Balcani ha organizzato per mercoledì 13 ottobre alle 20.45 – in diretta sulla propria pagina Facebook – l’evento di approfondimento “Rotta balcanica, Afghanistan“. Dalla Grecia alla Bosnia ed Erzegovina, a due mesi dalla presa di Kabul, sarà l’occasione per fare il punto sulla situazione lungo la rotta balcanica.

L’inchiesta di ARD, Lighthouse Report, Novosti, RTL Croatia, Spiegel, SRF fornisce le prove di ciò che era noto, ma negato, da almeno due anni, ovvero che i respingimenti violenti attuati nel territorio croato non sono fatti episodici attuati da corpi di polizia fuori controllo ma sono frutto di operazioni pianificate che hanno trasformato una polizia europea in un corpo oscuro che conduce operazioni illegali, violente e moralmente ripugnanti – commenta Gianfranco Schiavone, presidente di Ics e membro dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione oltreché di RiVolti ai Balcani -. Appare quindi evidente che quelle operazioni che offendono la dignità di ogni cittadino europeo erano note alle autorità politiche che le ha ordinate così infangando la giovane e fragile democrazia croata. Le indagini, sollecitate dalla commissaria Johansson (che tuttavia avrebbe dovuto conoscere la situazione sulla base dei numerosissimi rapporti che pure da tempo erano pervenute alla Commissione) dovranno pertanto essere approfondite ed indipendenti e vi sono ragioni per dubitare che ciò possa realmente avvenire in questo momento in Croazia. Soprattutto ciò che deve avvenire con immediatezza è la cessazione delle violenze in tutta la Croazia a carico dei migranti cui va consentito, alla frontiera croato-bosniaca, il diritto di presentare la domanda di asilo, diritto sancito dalle normative della Ue finora sistematicamente violate. L’Unione europea deve al più presto attivare dei programmi di reinsediamento dalla Bosnia, con particolare attenzione ai cittadini afghani e alle persone in condizioni di particolare vulnerabilità”.

I giornalisti che hanno condotto questa inchiesta hanno svolto un lavoro encomiabile nell’interesse di tutti i cittadini dell’Unione europea nonché di tutti coloro che cercano protezione e sicurezza dell’Unione europea – aggiunge Maddalena Avon, attivista al centro studi per la pace di Zagabria, membro del programma asilo e integrazione -. I video che sono stati pubblicati sono scioccanti così come le migliaia di testimonianze che sono state raccolte sulle le violenze e i respingimenti illegali che sono stati perpetrate dalla Croazia e altri membri dell’Unione europea negli ultimi cinque anni. Finalmente si dimostra in maniera inequivocabile il trattamento inumano e degradante che le polizie di frontiera riservano ai rifugiati e alle persone migranti che bussano alle porte d’Europa per esercitare il loro diritto di chiedere asilo. Un diritto garantito dalle leggi nazionali, europee e internazionali.

La Croazia è il primo Stato membro dell’Unione europea a istituire un sistema di monitoraggio indipendente sul trattamento dei rifugiati e delle persone migranti da parte della polizia. Recentemente il Governo di Zagabria ha firmato un accordo con la Commissione europea per istituirlo. Dall’accordo è chiaro che questo meccanismo non sarà né trasparente né indipendente e quindi estremamente inefficace. Sarà il ministero degli Interni croato stesso a controllare le eventuali violazioni perpetrate dal corpo di polizia. Inoltre, lo stesso ministero ha selezionato in modo indipendente gli attori chiamati a supervisionare le attività meccanismo di monitoraggio: non c’è stato nessun bando pubblico preventivo e nessun criterio chiaramente definito. Infine, l’intenzione del ministro dell’Interno di rendere del tutto inefficace questo controllo sul trattamento di rifugiati e migranti è dimostrata dal fatto che le visite di monitoraggio che saranno effettuate al di fuori delle stazioni di polizia e ai valichi di frontiera ufficiali dovranno essere annunciate in anticipo dal corpo di monitoraggio. Parliamo del cosiddetto green border dove avviene il 90% per cento di violazione dei diritti umani come dimostra l’inchiesta giornalistica. L’unico scopo della Commissione europea è che questo meccanismo esista esclusivamente sulla carta. Il compito del meccanismo di monitoraggio indipendente dovrebbe essere quello di ottenere le prove dei respingimenti ed è un gran peccato, sia per la Croazia che per l’Unione europea, che in cinque anni non abbiano mai mostrato la volontà di fermare davvero e sanzionare questi crimini. Neanche con l’istituzione di questo meccanismo.

Queste gravi violazioni dei diritti umani torture e crimini contro i rifugiati e le persone migranti sono una grande vergogna per l’Unione europea che si proclama fondata sui valori della tutela dei diritti umani. Le violenze a cui assistiamo da anni sono una conseguenza diretta della inadeguatezza delle politiche dell’Unione europea nei confronti di rifugiati e persone migranti nonché della mancanza di una volontà politica di prevenire questi crimini: il silenzio l’Unione europea in questi anni è diventato intollerabile. Anche oggi. La Commissione europea si è dichiarata “preoccupata”. Non basta. È il momento di agire e pretendere l’assunzione delle responsabilità sia delle autorità europee, sia degli Stati membri. Va sottolineato che i fondi dell’Unione europea finanziano direttamente le azioni della polizia croata alla frontiera esterna europea. Tutte le informazioni e le prove disponibili che abbiamo mostrano che queste azioni difficilmente possono essere considerate dei casi isolati ed è quindi necessario che le indagini su questo caso che includono un esame del coinvolgimento della responsabilità anche da parte delle strutture superiori che hanno impartito ordini precisi e poi sistematicamente insabbiato tutto”.

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