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La pratica della solidarietà

Recensione del libro «Conversazioni in alto mare» di Riccardo Gatti e Marco Aime

La fotografia di copertina del libro

di Jacopo Anderlini

«Conversazioni in alto mare» (165 pp., Elèuthera) di Riccardo Gatti 1 e Marco Aime 2, è sicuramente un libro importante nella fase storica che stiamo vivendo, dove la criminalizzazione delle azioni di solidarietà verso le persone migranti sta diventando una tragica normalità.

Per rendersene conto basta dare uno sguardo distratto alle notizie degli ultimi anni: dalle indagini contro attivisti dell’Associazione Linea d’Ombra di Trieste – inquisiti per favoreggiamento all’immigrazione clandestina – fino alla richiesta di condanna a 13 anni di carcere all’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano o allo sgombero dell’ex casa cantoniera a Oulx.

Gatti, che di solidarietà se ne intende, visto che ha lavorato per due Ong nel Mediterraneo, racconta questa pratica, facendo emergere una prospettiva dei fatti opposta a quella giudiziaria e a quella della destra populista, aiutato dalla riflessione critica dell’antropologo Marco Aime e dalle illustrazioni di Gianluca Costantini.

Il libro 3 ripercorre la vicenda umana e politica di Gatti a partire dal 2015, quando è pilota di imbarcazioni di salvataggio di Medici Senza Frontiere nell’Egeo, passando per la sua esperienza di comandante e capo missione della Open Arms nel Mediterraneo centrale (di cui sarà anche presidente del ramo italiano) fino al ritorno in Medici Senza Frontiere nel 2021. Il dialogo con Aime ci riporta al biennio tragico 2015-2016, quando complessivamente morirono in mare circa 9.000 migranti e solo grazie all’intervento delle ONG i numeri non sono stati ben più alti.

Il racconto di Gatti è un ritratto onesto, lucido, delle scelte e dei posizionamenti talvolta contraddittori che deve fare chi si occupa di ricerca e soccorso in mare: dall’iniziale ruolo in parte complementare alle operazioni di salvataggio di guardia costiera e marina militare degli Stati europei, agli sforzi per mantenere una propria autonomia, fino alle risposte adottate contro la criminalizzazione del soccorso il mare e la sua professionalizzazione. Leggendo le parole dei due autori si può cogliere come, nonostante i mutamenti delle condizioni oggettive e le scelte che Gatti si è trovato a compiere, un elemento, un’idea, rimanga costante: è il mutuo aiuto, l’aiuto reciproco, la “base comune” dalla quale agire collettivamente.

Si tratta di libro politico, perché la solidarietà è politica. Solidarietà non significa confondersi, identificarsi, sostituirsi all’altro, ma è la creazione di una relazione – attraverso il gesto o la parola – e da questa si diffonde. Come dice Hannah Arendt, la compassione è un sentimento che ci muove “le viscere”, che inizia e finisce con un gesto, dura un momento e la sua eco presto scompare. La pietà si fonda su un rapporto asimmetrico, gerarchico, tra salvatore e bisognoso: solo al primo è riservato il privilegio dell’azione. La solidarietà invece si costruisce a partire dalla relazione con l’altro e nelle pratiche che da questo incontro scaturiscono. In questo risiede il suo carattere eminentemente politico.

Per questo, il libro è uno strumento per stimolare la discussione e per interrogarsi insieme: gli interventi di Aime e la postfazione di Duccio Facchini, ricca di dati, aiutano a mettere a fuoco i contorni del regime confinario europeo. A chi legge, la possibilità o la necessità di immaginarsi nuove forme di agire politico nello spazio della solidarietà.

  1. Riccardo Gatti (Lecco, 1978) collabora con varie ONG impegnate in operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale
  2. Marco Aime (Torino 1956) insegna Antropologia culturale all’Università di Genova, dopo aver condotto ricerche sul campo in Benin, Burkina Faso e Mali, oltre che sulle Alpi italiane
  3. Leggi l’introduzione