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«Il catalogo delle illegalità». 13 forme di violenza spietata da parte delle guardie di frontiera polacche

Un rapporto pubblicato su OkoPress descrive e documenta le terribili violazioni dei diritti umani al confine tra Polonia e Bielorussia

Photo credit: OkoPress

Krzysztof Boczek, l’autore di questo rapporto ha trascorso quasi un mese al confine. Ha assistito personalmente a molte delle violazioni che vengono descritte e documentate in questo “catalogo delle illegalità“.
Come se non fossero persone“, ripete più volte nel rapporto che ha realizzato raccogliendo anche informazioni dalle persone migranti e dagli attivisti.

Sulla base di tutto questo” – spiega – “abbiamo creato un riassunto delle azioni disumane della Guardia di frontiera (SG) e di altri servizi in uniforme al confine con la Bielorussia. Le vittime sono rifugiati, a volte attivisti o giornalisti. Queste non sono centinaia, ma migliaia di situazioni che non dovrebbero avere luogo in un paese rispettoso della legge e dei diritti umani internazionali“.
La denuncia è stata scritta dopo la lettura di un centinaio di pubblicazioni su ciò che sta accadendo lì: “Abbiamo guardato, ascoltato e letto diverse centinaia di post/tweet/video/social media creati da giornalisti, attivisti e rifugiati. Lo abbiamo visto attraverso gli occhi dei nostri giornalisti, anche nella zona proibita dallo stato di emergenza“.

Il documento descrive 12 azioni nel quadro delle violazioni dei diritti umani fondamentali da parte delle forze di frontiera polacche. Azioni che espongono queste persone – giovani, vecchi e bambini – alla sofferenza, alla perdita della salute e alla morte, propria e dei loro cari. L’ultimo punto, il 13, è nascondere i cadaveri.
Quel che è peggio” – sottolineano su OkoPress – “è che questo rapporto non esaurisce l’argomento“.

Ognuno dei punti viene descritto e documentato testimoniando le violazioni contro le persone migranti.
Un secondo “catalogo” pubblicato il giorno successivo “Disinformazione e intimidazioni. 11 azioni delle guardie di frontiera contro gli attivisti“, raccoglie le testimonianze e le violazioni contro chi si adopera per portare la propria solidarietà.

Come se non fossero persone

L’importante è il risultato: liberarsi di queste persone come se non lo fossero.
Il prezzo da pagare, compreso quello supremo della morte, non viene preso in considerazione. I mezzi per ottenerlo non sono soggetti a nessuna valutazione di ordine giuridico e morale.
Come se indossando un’uniforme perdessero la loro umanità” scrive l’autore del rapporto.

Un’attivista del Border Group (Grupa Granica) descrive le zone di confine come “un grande campo di concentramento, si gioca con la morte su questa frontiera“.
Questa lista, pubblicata nell’ordine dei più scioccanti, lo conferma.

  • Push backs, anche di famiglie con bambini piccoli, anche di donne incinte
  • Separazione di famiglie, espulsione di minori all’estero
  • Trasferimento dei malati dagli ospedali alle foreste
  • Condannare i migranti alla tortura
  • Bloccare/ostacolare gli interventi medici
  • Bloccare la fornitura di cibo e aiuti ai rifugiati
  • Distruggere/rubare telefoni o schede sim
  • Spingere le persone verso il filo spinato
  • Violenza fisica e violenza psicologica
  • Respingere le persone nelle paludi e nei fiumi
  • Inseguire coi cani
  • Portare via sacchi a pelo e cibo
  • Trascinare cadaveri

Una macchina repressiva organizzata

Marysia Złonkiewicz del Border Group (Grupa Granica) racconta che “le guardie di frontiera polacche sguinzagliano i cani contro le persone, li minacciano di morte, sparano ai loro piedi per costringerli a passare il confine (…), una zona senza legge“.
Lo stato polacco” – dice Ewa Siedlecka, una giornalista di Polityka – “è diventato una macchina organizzata di repressione e illegalità“.
Ci sono anche guardie di frontiera che si comportano decentemente, lo sappiamo. Tuttavia queste azioni non controbilanciano la violazione massiccia e sistematica di leggi e norme polacche e internazionali“.

Redazione

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