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Le politiche migratorie degli ultimi 25 anni: errori e scelte che si ripetono

Recensione del libro «Lontano dagli occhi» di Matteo De Bellis

La copertina del libro con l'illustrazione di Tommaso Catone

«Lontano dagli occhi, lontano dal cuore», dice un proverbio.
Il titolo del libro di Matteo De Bellis, uscito nel maggio 2021 per People Pub, ci parla di quella “distanza di sicurezza” utile e colpevole che serve a “tenerli lontani”, a non coinvolgerci, che ci deresponsabilizza, ed esterna ad altri, magari in Libia, il lavoro sporco.

Il ricercatore, che lavora per Amnesty International, ricostruisce gli ultimi 25 anni di politiche migratorie e le loro conseguenze sulla vita delle persone che migrano.
Un’analisi precisa, dettagliata, non ideologica.

Nella descrizione delle politiche italiane è evidente quello che è un approccio apartitico, vale a dire che le scelte sono state condivise da più parti e partiti di diversa estrazione. Una continuità di approccio e risposte che alimenta le paure e favorisce la creazione di una forza lavoro sfruttata perché negata di qualsiasi diritto, partendo da quello dell’esistenza come persone e cittadini.
Sullo sfondo la scelta di affrontare con toni emergenziali la questione migratoria.

Questo perché le politiche migratorie sono ostaggio di un dibattito politico che ha sempre meno a che fare con la realtà, o con i valori alla base della nostra Costituzione, e che illustra e al tempo stesso esaspera le fratture all’interno della nostra comunità. Occorre dunque rifondare un discorso pubblico in cui il confronto politico si concentri su princìpi, valori e interessi, piuttosto che sulla distorsione dei dati di fatto che dovrebbero essere pacifici. In materia di immigrazione, in Italia le politiche pubbliche sono basate su una percezione del tutto esagerata dei flussi irregolari in arrivo, percezione che politici e mezzi di comunicazione spesso fomentano per inseguire i flussi del consenso e dei click. P211.212

La ricostruzione di De Bellis inizia dalla legge Bossi-Fini che primeggia come pratico tentativo di ridurre al minimo le possibilità di entrare in Italia. Segue poi il racconto dell’amicizia con Gheddafi e i vari rapporti con la Libia che furono, e sono tuttora, un valido tentativo di non occuparsi della sicurezza delle persone che arrivano in Europa. Nel tempo sono stati decimati i canali legali di migrazione.

Dunque, l’intento di affidare a paesi terzi, la Libia, il compito di occuparsi di chi veniva trovato nelle acque del Mediterraneo riesce. Nel capitolo dedicato al memorandum 2017, si spiega come i rapporti con la Libia vengano di nuovo consolidati. L’Italia riconosce quindi, senza nessun tipo di imbarazzo, questo paese come posto sicuro dove poter essere riportate le persone dalla cosiddetta “guardia costiera libica”. L’Italia nuovamente si fa miope e cieca e non riconosce i luoghi di “accoglienza” libici per quello che sono realmente. Non basta il fatto che violano il diritto internazionale e che sono non luoghi dove torture, soprusi e omicidi scandiscono il tempo all’interno. L’obiettivo finale dell’Italia diventa: proteggere i confini e la fortezza europea tutta.

Il Memorandum navigava invece in direzione opposta, puntando al rafforzamento delle forze navali libiche, al fine di garantire un maggior numero di pull-back, anche noti come “respingimenti per procura”, e prevedendo che le persone sbarcate fossero internate nei centri di detenzione, cui si faceva continuo riferimento come “centri di accoglienza”. P.79

Il libro ci offre la possibilità di ragionare sugli errori fatti dalle politiche migratorie e sull’accogliere la naturalezza della mobilità umana. Evidenzia la necessità di rispondere al fenomeno con scelte politiche lontane da accordi con paesi terzi che non garantiscano il rispetto dei diritti umani e di mettere invece al centro la vita delle persone migranti.

L’autore è stato capace con questo libro di informare della realtà migratoria e delle sue declinazioni in modo lucido, storico e analitico. Hai poi riportato il tutto sul piano dell’umano e dei diritti in modo non banale. Descrive quelli che sono stati gli errori e le scelte dei vari governi italiani e come queste abbiano avuto conseguenze diretta sulla vita di donne e uomini e del loro sfruttamento come lavoratori e lavoratrici privati di diritti di cittadinanza una volta giunti in Italia. Rileva quanto effettivamente il bel paese abbia voluto coprirsi gli occhi più volte nel tempo, senza scrupoli o colpe.

«Non mancano le notizie di naufragi e salvataggi, respingimenti e violenze, anche in questi giorni», scrive De Bellis. «Ma a volte bisogna fermarsi, fare memoria, raccontare le politiche e le loro conseguenze, riflettere sulle sfide che abbiamo davanti e su chi vogliamo essere. O almeno provarci».

Carla Congiu

Sono una studentessa magistrale in European and Global Studies all'Univeristà di Padova.
Ho collaborato con Amnesty International Padova nella realizzazione di progetti di educazione in diritti umani indirizzati alle scuole elementari, medie e superiori.