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La pandemia per le persone migranti: sappiamo abbastanza?

Nei media si parla molto di pandemia ma troppo poco degli effetti sulla popolazione migrante

Photo credit: Naga

Mentre mi ritrovo a scrivere i buoni propositi per il 2022, penso a quanto la pandemia abbia sconvolto la vita di tutti noi, obbligandoci a creare un’altra realtà da cui adesso è quasi difficile allontanarsi. Mi fermo a riflettere su come siano cambiati i piani dell’Umanità e a quanto abbiamo sofferto. Però, mi rendo anche conto di quanto io e molti altri siamo stati fortunati perché, nonostante anche i nostri piani siano stati stravolti, abbiamo potuto comodamente creare una nuova routine da casa nostra.

È in questi momenti che penso a chi ha perso qualcuno a causa del Covid, a chi non ha il privilegio di poter lavorare da casa, a medici e infermier* che rischiano la loro vita per salvare la nostra. Queste sono le persone più affette dalla pandemia di cui si sente maggiormente parlare ai telegiornali, per esempio. Nonostante ciò, in pochi raccontano delle vicissitudini che i migranti sono costretti a fronteggiare durante il Covid. Lo scopo di quest’articolo è quello di denunciare cosa significa vivere in una pandemia per molti migranti e, soprattutto, diffondere consapevolezza.

Un sondaggio fatto dall’Organizzazione Mondiale della Salute (2020) ha riscontrato che i migranti sono tra i più negativamente colpiti dalla pandemia, sia fisicamente che mentalmente. Tra le limitazioni più grandi, particolarmente per i rifugiati, la mancanza di assicurazione sanitaria, e l’impossibilità di lavorare da casa, visto che spesso svolgono lavori fisici. Inoltre, molti non hanno un mezzo di trasporto proprio ed, essendo obbligati a prendere mezzi pubblici, le possibilità di contagio aumentano.

Questi aspetti non solo portano ad una maggiore probabilità di contagio, ma anche a meno tutele nel caso ciò avvenisse. Infatti, i migranti contagiati non possono usufruire di cure adeguate in alcuni paesi (se in mancanza di assicurazione sanitaria), e spesso perdono il lavoro per l’impossibilità di lasciare la propria casa (WHO, 2020). Inoltre, i rifugiati sono più affetti dalla pandemia per le condizioni poco consone in cui si ritrovano una volta giunti al paese d’arrivo. Spesso, infatti, vivono in centri di accoglienza sovraffollati dove mantenere il distanziamento sociale è difficile e dove le condizione igienico-sanitarie sono quasi inesistenti (ILO, 2020).

È interessante notare che per molti migranti il Covid ha conseguenze non solo sulla salute fisica, ma anche sul benessere psicologico. Alcuni, ad esempio, si preoccupano per la propria esposizione al Covid, ma anche per quella della famiglia rimasta nel paese d’origine, che ha spesso poche risorse per proteggersi dal contagio o non ha accesso al vaccino. In più, la pandemia ha ulteriormente esacerbato razzismo, xenophobia e stigmatizzazione verso molti immigrati, portando ad un impoverimento della loro stabilità mentale. L’ignoranza, infatti, porta spesso a discriminazioni basate su false credenze secondo le quali i migranti sono portatori di Covid, provocando un loro isolamento non solo fisico, ma anche sociale e psicologico (Mukumbang et al., 2020).

La chiusura dei confini di molti Stati può anch’essa essere definita come una crisi causata dalla pandemia. Infatti, questo può avere un effetto negativo sui diritti dei rifugiati che si ritrovano intrappolati in paesi (e realtà) dove la loro vita è a rischio (United Nations, 2020). È interessante notare come il Covid abbia effetti a catena, con conseguenze sociali ed economiche non solo per i migranti stessi, ma anche per le loro famiglie nel paese d’origine.

Per esempio, la crisi economica e la conseguente perdita di lavoro portano alla mancanza di rimesse verso le famiglie, con il rischio di mettere a repentaglio i bisogni primari, come cibo e acqua, dei parenti lontani (World Bank, 2020). Non a caso, le rimesse sono diminuite del 40 percento dall’inizio del Covid fino a marzo 2020, e si stima che diminuiranno ancora di oltre $ 109 miliardi (United Nations, 2020).

È chiaro, perciò, che sono vari gli aspetti da tenere in conto quando si parla di pandemia e migranti, perché questa realtà non si limita solo alla sfera medica, ma anche a quella sociale, psicologica ed economica. Infatti, la loro maggiore esposizione alla pandemia è dovuta all’intersezione di classe economica, etnia e status sociale: “I migranti sono sovrarappresentati tra le minoranze a basso reddito e discriminati, imbattendosi in sfide legate alla mancanza di diritto all’assistenza sanitaria, all’esclusione dall’assistenza sociale, e alla paura dell’arresto e della deportazione” (Guadagno, 2020, p. 5).

Questa frase riassume in maniera allarmante i fatti che hanno caratterizzato la loro vita in questi ultimi due anni. Purtroppo, ciò continuerà a succedere se azioni forti e rapide non vengono prese. È triste notare come queste informazioni siano diffuse in maniera così limitata dai media.

L’obiettivo di quest’articolo è di rendere le informazioni sulla pandemia, che purtroppo è diventata la nostra quotidianità, più complete per aumentare la consapevolezza sulle realtà tragiche che ci circondano. Sapere è un nostro diritto, ma anche un dovere perché è solo sapendo che si può agire per cambiare qualcosa.

Bibliografia

  • Guadagno, L. (2020). Migrants and the COVID-19 pandemic: An Initial Analysis. Migration Reearch Series n. 60. IOM.
  • ILO. 2020. “COVID-19: Impact on Migrant Workers and Country Response in Malaysia.” ILO, Geneva.
  • Mukumbang, F. C., Ambe, A. N., & Adebiyi, B. O. (2020). Unspoken inequality: How COVID-19 has exacerbated existing vulnerabilities of asylum-seekers, refugees, and undocumented migrants in South Africa. International Journal for Equity in Health, 19(1), 141. https://doi.org/10.1186/s12939-020-01259-4
  • United Nations. (2020). Policy Brief: COVID-19 and People on the Move. United Nations.
  • WHO. (2020). ApartTogether survey. Preliminary Overview of Refugees and Migrants Self-Reported Impact of Covid-19.
  • World Bank. (2020). Potential Responses to the Covid-19 Outbreak n Support of Migrant Workers.

Barbara Porrovecchio

Laureata in Studi Europei, mi interesso alle Migrazioni, sia nella dimensione accademica che nella praticità di tutti i giorni. Osservo, scarabocchio i pensieri su carta, leggo, ricerco, ripenso, e poi scrivo.