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L’inerzia dell’ambasciata a Islamabad: ordinata la fissazione dell’appuntamento per il rilascio del visto familiare

Tribunale di Roma, decreto del 24 dicembre 2021

Una recente pronuncia del Tribunale civile di Roma in materia di impedimento alla formalizzazione della richiesta di rilascio del visto per ricongiungimento familiare da parte dell’ambasciata.

La pronuncia ci sembra interessante nell’attuale contesto in cui sempre più spesso i familiari dei cittadini stranieri che sono in possesso del nulla osta in corso di validità non riescono a prenotare un appuntamento e/o ad accedere in ambasciata per formalizzare la richiesta di visto entro i sei mesi dal rilascio del nulla osta, con il rischio che il nulla osta nel frattempo possa scadere e debbano ricominciare la procedura da capo.

In particolare, nel nostro caso, si trattava di un cittadino afghano, da tempo titolare della protezione sussidiaria in Italia, che aveva ottenuto il 21 luglio 2021 dalla Prefettura il nulla osta per il ricongiungimento con sua moglie, cittadina anche lei afghana che da agosto 2021 era stata costretta a rifugiarsi in Pakistan. Il ricorrente e sua moglie avevano diverse volte provato a richiedere – sia per telefono che per email – un appuntamento all’ambasciata d’Italia ad Islamabad per formalizzare in tempo la richiesta di visto, senza ottenere alcun riscontro. Per questo motivo a novembre abbiamo inviato per pec una formale diffida e poi presentato un ricorso d’urgenza al Tribunale civile.

Il Giudice nel ribadire la giurisdizione del g.o. in materia di ricongiungimento familiare anche nell’ipotesi di silenzio e inerzia della pubblica amministrazione, ha ritenuto sussistenti sia il fumus boni iuris, per la verosimile sussistenza del diritto al ricongiungimento familiare del ricorrente, sia il periculum in mora. Infatti il pregiudizio irreparabile è stato rinvenuto da un lato nell’imminente scadenza nel nulla osta semestrale e dall’altro lato nella situazione di pericolo a cui è esposta la moglie del ricorrente, presente in modo irregolare in Pakistan e per questo a rischio di rimpatrio in Afghanistan.

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Si ringrazia l’avv. Federica Remiddi per la segnalazione e il commento. Il caso è stato seguito insieme all’avv.ta Giulia Crescini e l’avv. Salvatore Fachile.