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Varsavia, 25 febbraio: manifestazione contro la guerra. Photo credit: Aleksandra Perzyńska/AP.ART
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Il governo polacco e la politica delle porte aperte. Sì, ma differenziale

«Tutti hanno il diritto di avere protezione e asilo!», la denuncia del Grupa Granica

Dal profilo ufficiale della Guardia di frontiera polacca si dà notizia del transito, ai passaggi di frontiera, di 187,8 mila persone ucraine, dall’inizio delle operazioni militari. Si informa anche regolarmente sui numeri dei cosiddetti attraversamenti illegali.

«Segregazione per paese di origine e nazionalità, ecc. nell’accesso ai diritti e alle procedure. Questo è l’unico modo per definire quello che il governo polacco sta facendo in questo momento. La guerra non si sceglie! Tutti hanno il diritto di chiedere protezione e asilo!», è la denuncia del Grupa Granica (Border group) che riunisce diverse associazioni e attivisti indipendenti in attività di monitoraggio al confine tra Polonia e Bielorussia e che sta fornendo supporto ai rifugiati ucraini in varie città polacche e direttamente al confine.

Nei giorni scorsi il premier polacco Mateusz Morawiecki si è detto pronto ad accogliere 1 milione di ucraini in fuga. Ma per gli altri la situazione rimane invariata, non tutti coloro che chiedono protezione e asilo in Polonia possono godere degli stessi diritti. E’ lo stesso governo che, con il tacito assenso dell’UE, ha approvato la legge sui “push-back legali” e la fine del diritto all’asilo, della prassi illegale dei respingimenti, che dal settembre 2021 ha introdotto lo stato di emergenza al confine con la Bielorussia, impedendo l’azione degli operatori umanitari e dei giornalisti che denunciano ripetute aggressioni dalle forze armate polacche.
Quello stesso governo che lascia donne, uomini e minori senza acqua né cibo nelle zone boschive al freddo, che rinchiude per mesi le persone in centri di detenzione sorvegliati chiusi privandole della propria libertà, senza poter incontrare né avvocati né attivisti.
Lo stesso che trattiene minori, donne e vittime di tortura in questi centri detentivi che di fatto sono delle prigioni.
E’ lo stesso che sta costruendo una barriera metallica al confine con la Bielorussia di 186 km e alta 5 metri. Un imponente muro metallico per impedire il transito degli umani e che impedirà anche la migrazione animale, devastando la foresta Białowieża, forse la più unica in tutta Europa. Lo stesso governo corresponsabile della morte di almeno 21 persone nel 2021, su quel confine militarizzato.

«Contro le guerre e le violazioni del diritto internazionale. La mobilitazione sociale è in corso»

«Mentre la mobilitazione sociale in risposta all’aggressione della Russia contro l’Ucraina è in corso» scrive Grupa Granica (Border group), «con molte organizzazioni sociali, comprese quelle che fanno parte di Grupa Granica, che stanno aiutando i rifugiati ucraini in varie città polacche e direttamente al confine, la situazione sul confine polacco-bielorusso rimane invariata.

Continuiamo a ricevere richieste di assistenza da persone che fuggono da conflitti armati che hanno luogo in altre parti del mondo, tra cui Siria, Yemen e Afghanistan. Incapaci di utilizzare le vie legali per entrare in Polonia, queste persone rischiano la vita nelle foreste di confine.
Al confine bielorusso, a differenza di quello ucraino, la guardia di frontiera non accetta domande di protezione internazionale e non offre riparo; ricaccia le persone in Bielorussia, un paese che sostiene l’invasione russa dell’Ucraina. E mentre secondo le disposizioni della Convenzione di Ginevra ogni persona in fuga da persecuzioni e violenze dovrebbe avere il diritto a un rifugio sicuro, queste due frontiere – quella della Bielorussia e quella dell’Ucraina – rendono chiaro che la possibilità di esercitare questo diritto dipende dalla nazionalità della persona che cerca protezione.

Il modo in cui sono stati accolti i rifugiati e i richiedenti asilo dall’Ucraina ha dimostrato che la Polonia è in grado di garantire la sicurezza delle persone che cercano protezione. È in grado di fornire loro assistenza e sostegno adeguati e, soprattutto, un passaggio sicuro attraverso la frontiera.

Molte delle persone che abbiamo assistito sul confine polacco-bielorusso negli ultimi giorni ci chiedono cosa sta succedendo in Ucraina. Alcuni di loro sono già in luoghi sicuri. Ci scrivono: «Siamo terribilmente preoccupati e ci dispiace molto per gli ucraini». Rispondiamo che il governo polacco li accoglie in Polonia anche senza documenti d’ingresso, fornisce loro alloggio e assistenza. Allo stesso tempo, spieghiamo che ci dispiace per loro, che hanno dovuto passare l’inferno della violenza e della deportazione, e ora sono nel limbo dei centri sorvegliati. Sappiamo che questa è un’enorme ingiustizia perché, come gli ucraini, anche loro stanno fuggendo dalla guerra e da situazioni di pericolo. Proprio ieri ci hanno scritto persone dalla Siria: «Non è importante [come siamo stati trattati]. La cosa più importante è salvare queste persone [dall’Ucraina]. In modo che ogni persona possa sentirsi al sicuro. Stiamo pregando per loro».
Vogliamo anche che ogni persona che cerca rifugio in Polonia, indipendentemente dalla sua nazionalità, possa sentirsi al sicuro, senza la minaccia di violenza e respingimenti. Fino a quando questo non accadrà, tuttavia, continueremo ad aiutare tutti. Continuiamo quindi le nostre attività dove lo Stato ha fallito, e allo stesso tempo sosteniamo, al meglio delle nostre possibilità, le organizzazioni che aiutano sul confine polacco-ucraino.
La solidarietà è la più grande forza!»