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«Free The #Samos2»

«Free The #Samos2»: la testimonianza video dell’avvocato Dimitris Choulis

A due mesi dal processo continua la campagna europea che chiede giustizia per N. & Hasan

N., un giovane padre, è accusato della morte del figlio di 6 anni annegato durante un naufragio sull’isola greca di Samos.
Sarà processato insieme ad Hasan, un altro passeggero, che rischia l’ergastolo per aver guidato la barca durante il viaggio.

A due mesi dal loro processo i firmatari della campagna «Free The #Samos2» (Firma la petizione) pubblicano un breve video clip con la testimonianza video del loro avvocato, Dimitris Choulis.

La testimonianza video di Ibrahim, (un testimone che era sull’imbarcazione) che parla del viaggio e delle accuse contro i suoi co-passeggeri:

La testimonianza di N. in questo video clip:

La vicenda

La notte del 7 novembre 2020, N. e Hasan hanno cercato di raggiungere la Grecia dalla Turchia su un gommone insieme ad altre 22 persone. Tra i passeggeri c’erano il figlio di 6 anni di N. e la sorella, il fratello e la madre disabile di Hasan. Le famiglie erano fuggite dall’Afghanistan e cercavano sicurezza e una vita migliore in Europa.

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Al largo dell’isola greca di Samos, il gommone si è trovato in difficoltà, ha urtato contro la scogliera e si è rovesciato. Tutti i passeggeri sono finiti in mare. Anche se la guardia costiera greca è stata avvisata dell’emergenza, ci sono volute diverse ore per arrivare sul posto. Tuttavia, non ha effettuato il salvataggio. I sopravvissuti raccontano di aver visto per due volte una barca della guardia costiera avvicinarsi ma non li ha salvati. L’indomani, nelle prime ore del giorno, il bambino di N. e una donna incinta di 9 mesi sono stati trovati sugli scogli. Fortunatamente, la donna è sopravvissuta e ha dato alla luce il suo bambino tre giorni dopo. Per il figlio di N., purtroppo non c’era più niente da fare.

N. è il primo richiedente asilo ad essere accusato di “aver messo in pericolo la vita di suo figlio“, e rischia adesso fino a dieci anni di carcere.

Hasan ad un certo punto, durante il viaggio, ha guidato la barca. Per questo motivo è stato accusato di aver “favorito senza permesso l’ingresso in territorio greco di 24 cittadini di paesi terzi“, con le aggravanti di aver “messo in pericolo la vita di 23 persone” e di aver “causato la morte di uno” – il figlio di N. Ora rischia il carcere a vita come pena per la morte di una persona, più altri 10 anni di reclusione per ogni persona trasportata, per un totale di 230 anni più l’ergastolo.

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Il naufragio del 7 novembre 2020 e la morte del figlio di N. non sono colpa di N. o Hasan né una sfortunata tragedia. Sono il risultato della crescente chiusura delle frontiere da parte dell’UE, che non lascia alle persone alcuna alternativa se non quella di rischiare la loro vita, e quella delle loro famiglie, in viaggi sempre più pericolosi.

Free The #Samos2
Giustizia per N. & Hasan
Il vero crimine è il sistema dei confini