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Liberatelo! Trattenuto al Cpr di Palazzo San Gervasio in gravi condizioni di salute

La denuncia delle associazioni

Foto dal rapporto No one is looking at us anymore di Border Criminologies e Landscape of Border Control

È da quasi 20 giorni che un cittadino senegalese (M.D.) in gravissime condizioni di salute è trattenuto, in maniera illegittima, presso il Cpr di Palazzo San Gervasio (Potenza). Dopo aver sollecitato tutte le autorità competenti affinché si procedesse immediatamente alla sua liberazione, la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili (CILD), Medici Senza Frontiere e l’associazione Nonna Roma hanno presentato ricorso d’urgenza alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.


L’unica cosa certa è che, dall’11 febbraio, siamo in contatto telefonico con M.D. (tramite il telefono messo a disposizione dall’ente gestore) e che quest’ultimo denuncia di trovarsi in gravi condizioni di salute e di non ricevere alcun tipo di assistenza sanitaria, nonostante le sue continue richieste. 

In particolare, M.D. non riceve gli antidolorifici di cui avrebbe bisogno ma, in cambio, gli vengono quotidianamente somministrati, non è dato sapere in base a quale prescrizione medica e da chi eventualmente sia stata impartita, dei tranquillanti e/o sonniferi. Nonostante ciò, ha comunque problemi a dormire a causa del persistente dolore agli arti e allo stomaco. Inoltre, nell’ultima settimana le condizioni di salute di M.D. si sono gravemente deteriorate: il 21 febbraio ci ha riferito la comparsa di tumefazioni a carico dei genitali e della coscia e, dal 24 febbraio, a ciò si è associato anche ematuria (sangue nelle urine) e astenia (stanchezza ed affaticamento). Nonostante M.D. richieda, da giorni, ai dipendenti dell’ente gestore del CPR di poter vedere un operatore sanitario, essendo molto preoccupato per le proprie condizioni di salute, non sembra che sia stato ancora sottoposto ad alcuna visita medica da parte dell’ autorità sanitaria pubblica, al fine di procedere ad una nuova valutazione della sua idoneità al trattenimento.

Chiediamo l’immediata fine dell’illegittimo trattenimento di M.D. 

Come associazioni ci siamo, sin da subito, mossi per denunciare alle autorità competenti l’illegittimità del trattenimento di M.D. ed i rischi per la sua salute, richiedendo la sua immediata liberazione dal CPR di Palazzo San Gervasio.

In particolare:

  • in data 14 febbraio 2022, abbiamo segnalato al Prefetto di Potenza la situazione di M.D., sia tramite PEC sia tramite colloquio con la Dirigente dell’Area Immigrazione della relativa Prefettura.
  • in data 16 febbraio 2022, abbiamo presentato, per nome e per conto di M.D.,  Reclamo al Garante Nazionale delle persone private della libertà personale, che ci ha subito comunicato di aver preso in carico la pratica;
  • dal 15 al 18 febbraio 2022, avendo saputo che M.D. aveva chiesto agli operatori del CPR di voler nominare dei legali di fiducia, questi ultimi hanno inviato numerose PEC alle autorità competenti per richiedere la formalizzazione delle relative nomine, giunte solo il 19 febbraio;
  • in data 19 febbraio 2022, i legali di fiducia di M.D. hanno presentato una “istanza urgente de libertate” rivolta al Prefetto; alla Questura e all’ASP di Potenza. Inoltre, sempre in tale data, è stata presentata un’istanza di riesame del trattenimento al Giudice di Pace di Melfi;
  • in data 23 febbraio 2022, è stata presentata -sempre dai legali di fiducia di M.D.- al Giudice di Pace di Melfi una diffida ad adempiere per mancata adozione del provvedimento, a seguito della richiesta di riesame precedentemente presentata;
  • nella mattina del 28 febbraio 2022, non avendo il Giudice di Pace di Melfi fissato l’udienza per il riesame ed essendo il concreto rischio per la salute di M.D., si è presentato, nell’ambito del progetto “Rule 39”, un ricorso d’urgenza alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo;

Rispetto a ciò, preme evidenziare come solo nel pomeriggio del 28 febbraio e quindi solo in seguito al deposito del ricorso d’urgenza dinanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la Prefettura di Potenza abbia inviato una nota ai legali di fiducia di M.D. e alla CILD in cui sottolineava come la visita di idoneità al trattenimento sia stata effettuata dalla ASL Roma 3 e come, in seguito alla segnalazioni ricevute dalle scriventi associazioni, si sia proceduto ad una nuova valutazione di idoneità da parte del medico dell’ente gestore. Si tratta di notizie che non fanno che confermare il mancato rispetto, nel CPR di Palazzo San Gervasio, delle -peraltro scarne- prescrizioni imposte dalla normativa. Infatti il Regolamento Unico CIE (art.3) prevede che: 

  • sia la ASL del territorio su cui insiste il Centro a doversi occupare di effettuare tale visita di idoneità. Ciò perché la visita medica dovrà valutare la presenza di eventuali patologie del singolo trattenuto, che possono costituire motivi di incompatibilità relativa rispetto al trattenimento nella specifica struttura, in considerazione della qualità e della tipologia dell’assistenza medica garantita e dell’eventuale distanza dai presidi sanitari esterni. Quindi, nel caso di specie, doveva essere l’ASP Potenza (non la ASL di Roma) ad effettuare la visita medica di idoneità, tenendo conto che le condizioni di salute di M.D. (tra cui la presenza di un ematoma cerebrale oggetto di continuo monitoraggio) dovevano essere valutate anche alla luce del fatto che il CPR di Palazzo San Gervasio è collocato in una zona periferica estremamente isolata ed i presidi ospedalieri più vicini si trovano a distanza di 48 km (Ospedale “San Giovanni” di Melfi) e di 65 km (Ospedale “San Carlo” di Potenza);
  • in presenza di elementi che possano determinare l’incompatibilità alla vita in comunità ristretta non emersi nel corso della certificazione di idoneità, il trattenuto venga fatto alloggiare in una stanza di osservazione, in attesa di una nuova valutazione da parte della ASL. Dunque è sempre quest’ultima a dover effettuare tale visita, non -come avvenuto ad M.D.- il medico convenzionato con l’ente gestore.

Il caso di M.D. è davvero emblematico di quanto la detenzione amministrativa rappresenti un vero e proprio stato di eccezione, in cui non trovano applicazione le più importanti garanzie previste dalla nostra Costituzione.

Risulta, infatti, inspiegabile come si possa accettare che una persona plurifratturata e con gravi patologie possa trovarsi, a distanza di 20 giorni, ancora in stato detentivo all’interno di una struttura che in aggiunta non gli fornisce neanche adeguata assistenza sanitaria. Così come risultano evidenti le palesi violazioni dei diritti fondamentali che M.D. ha dovuto subire a partire dal suo diritto alla libertà personale: dalla lesione della libertà di corrispondenza (con l’illegittimo sequestro del cellulare); passando alla violazione del diritto di difesa (con le difficoltà a nominare gli avvocati di fiducia), fino al rischio di grave lesione del suo diritto alla salute.

Peraltro, la necessità di adire, d’urgenza, una Corte sovranazionale non fa altro che confermare quanto i rimedi interni e le autorità competenti coinvolte non riescano a garantire l’effettiva tutela dei diritti dei trattenuti. Più in generale, non fa altro che confermare quanto feroce possa essere il sistema della detenzione amministrativa nel nostro Paese.