Il richiedente protezione internazionale, cittadino maliano originario della regione di Kayes, a seguito del rigetto della domanda di protezione da parte della Commissione Territoriale, ricorreva al Tribunale di Venezia, affermando di essere fuggito dal Mali per sottrarsi alla guerra.
Il suddetto Tribunale rigettava il ricorso, ritenendo il racconto non credibile, così come la Corte di Appello di Venezia. Pertanto, il richiedente proponeva ricorso innanzi alla Suprema Corte di Cassazione, che, con ordinanza n. 12135/2021, accoglieva il motivo con il quale il ricorrente lamentava l’errata valutazione, mediante l’utilizzo di fonti non aggiornata, della situazione di conflitto e pericolo di violenza indiscriminata in Mali.
A tal fine, la Corte di Appello, in sede di riassunzione, delineava la situazione politico – sociale del Mali, giungendo alla conclusione che, a causa del progressivo ampliamento dell’operatività dei gruppi terroristici verso le regioni meridionali del Paese, nonché del recente colpo di stato, deve ritenersi che non sia più possibile distinguere tra i richiedenti asilo provenienti dalle regioni settentrionali e centrali da quelli provenienti invece dalle regioni meridionali, in particolare da Bamako e da Kayes.
Pertanto, la protezione sussidiaria ai sensi dell’art. 14 lett. C del D. Lgs. 251/2007 deve essere riconosciuta a tutti i cittadini maliani, stante l’assenza di una struttura statale stabile in grado di tutelare e garantire protezione dalle varie forme di violenza esistenti nel territorio.
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Caso trattato dall’Avv. Chiara Pernechele e dall’Avv. Antonella Consolo. Sintesi redatta dalla Dott.ssa Yvonne Valerio.
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