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A Firenze «basta abusi in divisa»

Sabato 16 aprile corteo cittadino dopo l'intervento violento della polizia municipale nei confronti di un lavoratore ambulante senegalese

Foto da Firenze Antifascista

Il 5 aprile, Pape Demba Wagne, senegalese di 25 anni, si trova sul Lungarno Acciaiuoli vicino a Ponte Vecchio per vendere braccialetti, attività ritenuta abusiva da due agenti della polizia municipale del reparto antidegrado che intervengono per sequestrare la merce. L’operazione si trasforma in un violento fermo ripreso da due passanti: nel video, che in queste ultime ore è diventato virale e trasmesso nei diversi tg nazionali, si vede chiaramente il ragazzo che a terra viene trattenuto da un agente in borghese con il braccio attorno al collo mentre l’altro si accovaccia sopra per immobilizzarlo. Si sente una ragazza urlare “lascialo stare” mentre il ragazzo dice in wolof “non riesco a respirare“.

La modalità con cui viene immobilizzato il ragazzo ha fatto talmente scalpore che il governo del Senegal ha accusato i due agenti di “trattamento razzista e inumano“. L’ambasciatore senegalese a Roma, Papa Abdoulaye Seck, si è subito recato a Firenze per parlare con il sindaco Dario Nardella e il prefetto per chiedere spiegazioni. Wange sarebbe stato tenuto a terra “come George Floyd“.

Nardella ha risposto con alcune frasi di circostanza: “Confidiamo nella correttezza dell’operato della polizia municipale“, “sarà avviata “una verifica interna“, aggiungendo che “respingiamo fermamente l’accusa secondo cui gli agenti avrebbero agito per razzismo“.

In altre parole, per il Sindaco, un’operazione di polizia su un ragazzo di 25 anni che vende qualche braccialetto per riuscire a sopravvivere sarebbe giustificata dal fatto che quel ragazzo provoca degrado; e l’intervento violento degli agenti, in fin dei conti, sarebbe giustificato dal fatto che quando gli agenti vogliono sequestrare la merce il ragazzo oppone resistenza.

Non sono dello stesso avviso le realtà antirazziste cittadine che per sabato 16 aprile alle ore 15.30 hanno indetto un corteo cittadino “Basta abusi, sciogliere le squadre antidegrado!“, al quale la comunità senegalese ha deciso di aderire. La manifestazione vuole anche contrastare la retorica del degrado che punta ad allontanare dal centro storico e dalla vista dei turisti i venditori ambulanti, i poveri, i senza tetto, spesso persone che non altro luogo dove andare. “Una retorica che sta portando le città ad escludere chiunque viva lo spazio pubblico al di fuori dei luoghi del consumo e di profitto“.

Già lunedì 11 aprile si è svolto un primo presidio di protesta dove è intervenuto Pape Diaw, una delle figure più conosciute e rappresentative della comunità senegalese fiorentina. «E’ una vergogna quello che è accaduto e sabato saremo in piazza. Non si tratta così un essere umano, non accettiamo questo tipo di comportamento, sono 30 anni che protestiamo contro queste politiche che criminalizzano una comunità. Nemmeno i mafiosi vengono trattati in questo modo quando vengono arrestati».

La città di Firenze non è nuova purtroppo ad episodi violenti ai danni della comunità senegalese.
4 anni fa, il 5 marzo 2018, Diene Idy, anche lui venditore ambulante, fu ucciso per motivi razziali a colpi di armi da fuoco sul ponte Vespucci. La vittima era il cugino di Samb Modou, uno dei due uomini senegalesi (l’altro si chiamava Diop Mor) uccisi nel dicembre 2011, a Piazza Dalmazia, dal militante di Casa Pound Gianluca Casseri.
Episodi certamente diversi, ma che si svolgono nello stesso contesto e che dovrebbero far capire alle istituzioni che il razzismo radicato nella società e nelle forze di polizia non si può iniziare ad estirpare se non si inizia realmente a considerarlo come tale.


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