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Kurdbûn – Essere curdo

Un docu-film dell'assedio a Cizre del regista Fariborz Kamkari


“Quando l’ingiustizia diventa legge la resistenza diventa un dovere” – Bertolt Brecht

Prodotto da FarOut Films e Acek e distribuito in Italia da Officine UBU, dal 14 aprile esce al cinema Kurdbûn – Essere curdo, un incredibile video-diario di guerra con cui il regista Fariborz Kamkari racconta il “segreto” dell’identità curda.

Settantanove giorni: tanto è durato l’assedio da parte dei carri armati turchi a Cizre, città curda nel sudest della Turchia al confine con la Siria e l’Iraq. Un’azione punitiva non annunciata dal governo dopo la vittoria alle elezioni del partito democratico filocurdo HDP riuscito a entrare nel Parlamento di Ankara. 

Un massacro di civili avvenuto tra il 2016 e il 2017 che finalmente viene alla luce grazie al documentario del pluripremiato regista, sceneggiatore e scrittore curdo-iraniano Fariborz Kamkari (Pitza e Datteri, I fiori di Kirkuk) che ha raccontato: “Uno degli aspetti che più mi ha impressionato della strage di Cizre (città curda in Turchia) è la somiglianza con la mia esperienza personale a Sna (città curda in Iran) trentotto anni fa, quando l’esercito iraniano ha attaccato la città indifesa e l’ha bombardata per più di trenta giorni solo perché gli abitanti avevano deciso di non accettare il regime di Khomeini”.

Il film testimonia come tutte le sopraffazioni e le guerre non abbiano patria, trascinando civili impotenti in gorghi di terrore ma evidenziando anche il coraggio di chi non arretra nel darne testimonianza. Una delle voci del documentario è quella di Antonio Gramsci: “Vivo, sono partigiano. Per questo, odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

Kamkari, attraverso uno straordinario lavoro di scrittura e montaggio, ha ricostruito la drammatica esperienza dell’assedio vissuta dalla giornalista curda Berfin Kar, che insieme al suo cameraman è rimasta bloccata nella città durante tutto il periodo dei bombardamenti, documentando giorno dopo giorno la violazione dei diritti umani perpetrate dall’esercito turco contro donne, anziani e bambini, ma anche il coraggio degli abitanti nel trovare forme di sopravvivenza e resilienza quotidiana come dimostra la frase di Brecht “Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa un dovere” che campeggia su quel che resta di un muro di Cizre distrutto dai bombardamenti.

La reporter Berfin Kar – simbolo del coraggio della libertà di stampa – oggi si trova in Turchia in attesa di essere processata. Dopo la fuga da Cizre si era rifugiata in Europa con gli hard disk contenenti le riprese di quei giorni e tramite un network di filmmaker curdi è riuscita a contattare il regista Kamkari a cui ha proposto di visionare il girato. Attraverso questo documentario, ispirato dall’incredibile diario di guerra per immagini di Berfin Kar, Kamkari ha voluto raccontare l’esperienza, sua personale e di molti altri, di ciò che significa essere Curdo.

Vedere la resistenza di un popolo che accetta la morte ma non si inchina – ha spiegato Kamkari – riempie il cuore di ogni spettatore di dolore e nello stesso tempo di orgoglio. Il viso dei bambini, il pianto dei padri sui cadaveri dei figli adolescenti uccisi dai cecchini e i volti orgogliosi delle donne, che sono state la spina dorsale della resistenza di Cizre, pronte a morire, ma non ad accettare l’ingiustizia. Questa è l’esperienza mia e di ogni curdo delle quattro zone del Kurdistan. Allora ho deciso di partire dal documento per denunciare un incredibile crimine contro l’umanità e per ricostruire un pezzo della memoria collettiva di un popolo ancora oggi diviso e perseguitato”.

Immagine tratta dal docu-film