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«I #Samos2» N. e Hasan sono liberi

Il tribunale greco ha confermato che non sono trafficanti e non hanno responsabilità nel naufragio

N., il giovane padre accusato della morte del figlio di 6 anni annegato durante un naufragio sull’isola greca di Samos, è innocente. Hasan che invece rischiava l’ergastolo per aver guidato la barca durante il viaggio è stato condannato a solo 1 anno e 5 mesi con sospensione della pena. E’ quanto deciso ieri dal tribunale greco.

E’ un vittoria della linea difensiva del team legale e della campagna in solidarietà ad Hasan & N. che in questi mesi è riuscita a far conoscere il caso a livello internazionale e a mantenere alta l’attenzione mediatica.

Il tribunale ha confermato che i profughi alla guida della barca non sono trafficanti e ovviamente N. non ha alcuna responsabilità per il fatto che suo figlio sia annegato nel naufragio. La verità è un’altra e va raccontata perché la loro storia drammatica è purtroppo molto simile a quella di altri rifugiati. Le famiglie erano fuggite dall’Afghanistan e stavano cercando un posto sicuro e una vita migliore in Europa.
Al largo dell’isola greca di Samos, il gommone si è trovato in difficoltà, ha urtato contro la scogliera e si è rovesciato. Tutti i passeggeri sono finiti in mare. Anche se la guardia costiera greca è stata avvisata dell’emergenza, ci sono volute diverse ore per arrivare sul posto. Tuttavia, non ha effettuato il salvataggio. I sopravvissuti raccontano di aver visto per due volte una barca della guardia costiera avvicinarsi senza salvarli. L’indomani, nelle prime ore del giorno, il bambino di N. e una donna incinta di 9 mesi sono stati trovati sugli scogli. Fortunatamente, la donna è sopravvissuta e ha dato alla luce il suo bambino tre giorni dopo. Per il figlio di N., purtroppo non c’era più niente da fare.

Nessuno restituirà a N. suo figlio, nessuno lo ripagherà del dolore e dell’umiliazione per essere stato ingiustamente accusato della morte del figlio, ma ora sia lui che Hasan sono liberi di continuare la loro vita.

La campagna europea per la loro libertà è molto felice per questa decisione e continuerà la lotta contro la criminalizzazione delle persone in fuga e le disumane politiche europee che provocano dolore e morte: «Il vero crimine è il sistema dei confini!».