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A Calais, lo stato espelle i migranti dai campi più di cento volte al mese

Di Maïa Courtois, tratto da Rapports de force

Photo credit: Human Rights Observers.

Nel nord della Francia, nella zona di Calais, dove i migranti tentano la traversata verso il Regno Unito, la strategia dello stato rimane invariata. Ciò significa espellere ogni 48 ore queste persone dagli insediamenti informali in cui sopravvivono. Al di là delle conseguenze fisiche e psicologiche di queste violenze della polizia, le espulsioni dai campi sono accompagnate dalla sottrazione sistematica di oggetti personali (o addirittura dalla loro distruzione) oltre che alla privazione di un alloggio. Nel loro nuovo rapporto annuale, i team di Human Rights Observers (HRO) mettono in evidenza queste azioni delle forze dell’ordine, spesso ignorate. 

Nel 2021, Human Rights Observers (HRO) ha registrato 1.226 espulsioni da insediamenti informali, cioè 102 espulsioni al mese. Più di tre al giorno. La strategia dello stato a Calais è oramai ben consolidata: sfrattare ogni campo – luoghi che riuniscono diverse decine di migranti, chiamati «giungla» da questi ultimi – ogni 48 ore. Queste espulsioni si inseriscono nel contesto della cosiddetta strategia “Zéro point de fixation” delle autorità, intensificatasi dal 2018. Lo scopo è di evitare a tutti i costi che un accampamento diventi troppo grande, costringendo le persone a spostarsi.

HRO, un progetto guidato dalla storica associazione L’Auberge des Migrants, è in grado di dimostrare quasi il 90% degli sfratti a Calais. I suoi membri osservano scrupolosamente le azioni delle forze dell’ordine. Il loro precedente rapporto annuale contava 967 espulsioni da insediamenti informali a Calais nel 2020.

Ogni volta si ripete lo stesso scenario. Prima di tutto, “un convoglio di polizia di dimensioni sproporzionate raggiunge questi insediamenti”. Alcuni migranti, abituati alle espulsioni, hanno già raccolto i loro effetti personali e si sono trasferiti altrove. Molti invece sono rimasti. A queste persone, le forze dell’ordine si presentano armate. Sono accompagnate da dipendenti dell’impresa di pulizie privata APC, ingaggiata dallo Stato, che perquisiscono i rifugi e sequestrano gli effetti personali dei migranti.

I dati in merito sono sbalorditivi: secondo HRO, in un anno sono stati sequestrati ben 5.794 tende e teloni e 2.833 sacchi a pelo e coperte. A Calais esiste un posto, la Ressourcerie, dove recuperarli. Nel gennaio 2022 ne è stata inaugurata una nuova sede con un nuovo protocollo. Secondo le associazioni, né la posizione né gli orari di questi luoghi sono appropriati. Il tutto è assurdo. «Il vecchio protocollo, così come il nuovo, non fa che legittimare il furto sistematico degli effetti personali dei migranti»aveva commentato HRO nel mese di gennaio.

Coperte, materassi e altri oggetti vengono gettati nel fango

Nel vicino comune di Grande-Synthe, HRO è in grado di documentare quasi il 60% delle espulsioni. I suoi team hanno contato 61 espulsioni da insediamenti informali nel 2021. Sebbene le espulsioni siano meno regolari che a Calais, la quantità di oggetti personali confiscati è sorprendente. In un anno, le forze dell’ordine e l’impresa di pulizie hanno «distrutto» 4.327 tende e teloni, oltre a 918 sacchi a pelo e coperte.

Distrutto? «Tutti gli effetti personali – tende, teloni, coperte, ma anche zaini contenenti documenti di identità, prescrizioni e cure mediche, telefoni cellulari, ecc. – vengono sistematicamente distrutti, in presenza o meno dei proprietari. Le tende vengono lacerate e svuotate, coperte, materassi e altri oggetti vengono gettati nel fango»,  racconta HRO. A Grande-Synthe è la società Ramery ad occuparsene. Tutto questo avviene in presenza di un ufficiale giudiziario, talvolta accompagnato dal vicequestore di Dunkerque.

Infine, l’offerta di rifugi alternativi è rara. Secondo quanto riportato dalle associazioni, a Calais per esempio non vengono offerti alloggi alternativi durante le espulsioni. Tranne durante le evacuazioni «di grande portata» (così le definisce HRO), in occasione delle quali sono previsti pullman per trasportare i migranti in centri di accoglienza talvolta situati a centinaia di chilometri di distanza. HRO ha registrato 15 operazioni di questo genere nel 2021. Sono equiparabili ai respingimenti alla frontiera. Infatti, nel loro rapporto si afferma che un certo numero di persone viene costretto a salire a bordo di questi pullman e che la destinazione non viene mai comunicata prima della partenza.

L’impatto di queste espulsioni è particolarmente violento sui minori stranieri non accompagnati. HRO sostiene di averne incontrati in media 123 ogni mese nei campi di Calais. E 55 in media a Grande-Synthe.

Ostacoli alle osservazioni a Calais e a Grande-Synthe

Ogni volta le forze dell’ordine cercano di allontanare gli osservatori delle associazioni. «Prima del nostro arrivo, non c’è un perimetro di sicurezza. Viene istituito non appena arriviamo», spiega Francesca, un membro di HRO. «Gli ostacoli all’osservazione continuano ad aumentare. I perimetri di sicurezza hanno confini sempre più ampi», osserva Francesca.

Ma gli ostacoli non finiscono qui. A giugno 2021, un membro di HRO è stato arrestato e preso in custodia mentre osservava un’espulsione. A marzo 2021, due membri di HRO – sebbene potessero dimostrare la legittimità della loro presenza, sono stati multati per non aver rispettato il confinamento.

Nel 2020, 337 agenti di polizia dei reparti mobili – CRS e squadroni di gendarmi – erano stati dispiegati lungo la costa settentrionale della Francia per controllare il confine con la Manica. Sono queste le unità responsabili dell’evacuazione dei campi di Calais e Grande-Synthe. Una relazione d’inchiesta parlamentare pubblicata a fine 2021 stima il costo di questo spiegamento: almeno 86 milioni di euro di denaro pubblico. Per un solo anno.