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Photo credit: Samos volunteers
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“All i want is to be Free”: un appello da Samos nella giornata mondiale del rifugiato

Il report di Europe Must Act e Samos Advocacy Collective che testimonia le brutali condizioni di vita dei richiedenti asilo nelle isole egee

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«This Samos camp is not in European standards, sorry to say, but they just waste the European money to build that prison». Sono le parole di un residente del campo chiuso ad accesso controllato di Samos. Così si apre “A life without freedom is not a life”, il report1pubblicato da Samos Advocacy Collective e Europe Must Act, movimenti europei che offrono supporto psico-sociale ai richiedenti asilo a Samos e mobilitano organizzazioni della società civile e attivisti per richiedere politiche migratorie rispettose dei diritti umani. Il report, pubblicato ieri in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, fa seguito a “All I want is to be free and leave2 e descrive le condizioni di vita inumane nel campo chiuso di Samos.

Il sistema dei campi chiusi ad accesso controllato (CCAC) è stato adottato ufficialmente dalla Grecia circa un anno fa – a settembre 2021 risale l’inaugurazione di quello di Samos, che ha rappresentato una sorta di pilota per gli altri, un modello che ha pervaso le isole egee (Samos, Chios, Kos, Leros, Lesvos), in questo momento fortemente percorse dai flussi migratori. Si tratta di strutture interamente finanziate dalla Commissione Europea con il consenso e il supporto delle autorità greche. Per i cinque campi, l’UE ha impegnato 276 milioni di euro.

La vita nel campo chiuso di Samos

Il report è costellato di virgolettati e citazioni dei residenti del campo, con il chiaro obiettivo di riferire le voci e il vissuto diretto, senza mediazioni da parte di terzi. Nello scorrere quelle testimonianze, si percepisce lo spossessamento delle facoltà più essenziali del quotidiano, a partire dal cibo: distribuito in confezioni dal personale di campo, in quantità insufficienti per soddisfare i bisogni di tutti i residenti, che non hanno il permesso di utilizzare strumenti da cucina – anche l’atto del cucinare è dunque negato. Anche l’accesso alle cure rappresenta un punto critico della struttura: il programma sanitario Philos, ideato dall’Unione Europea per richiedenti asilo e rifugiati in Grecia, è scaduto lo scorso febbraio e non sarebbe stato rinnovato fino a fine anno3 senza forti pressioni politiche. In ogni caso, la struttura non ha personale medico-sanitario sufficiente, con un solo medico in tutto il campo; delle carenze compensate dall’ospedale mobile di Medici Senza Frontiere. La carenza nell’accesso alle cure, per persone giuridicamente vulnerabili come i richiedenti asilo, può avere un impatto negativo anche nelle procedure di riconoscimento giuridico in Europa: nel report si descrivono casi di persone incanalate in tali procedure senza un adeguato riconoscimento della propria fragilità psico-fisica, condizione che spesso motiva l’ottenimento di una forma di protezione statale e il trasferimento fuori dalle isole.

Si riportano anche le difficoltà nell’accesso alle informazioni essenziali sulle procedure giuridiche di cui i migranti possono disporre e sui diritti a cui possono accedere. Il report riferisce un sentimento di sfiducia dei migranti nei confronti degli avvocati del Servizio greco di Asilo.

«A detention camp or a camp for asylum seekers?»

In generale, il campo viene descritto come un luogo limitante per la quotidianità dei migranti, per la precarietà dei servizi essenziali e per il regime di sorveglianza a cui sono sottoposti, con droni che monitorano il campo e episodi di arresto di persone che utilizzavano il cellulare per fare video su TikTok; si riporta il caso di un ragazzo che, scoperto a riprendere con il cellulare le condizioni del campo, è stato obbligato a eliminare il video immediatamente. Il diritto alla privacy, all’indipendenza e all’intimità è annullato, dal momento che i migranti sono costretti a condividere lo stesso container con molte altre persone, e con una sola chiave a disposizione per ciascun container. Si riporta una situazione di particolare disagio per le minoranze: le donne e la comunità LGBTQI+, vittime di aggressioni fisiche o verbali.

Spesso la sicurezza del campo è messa a rischio dai membri stessi della polizia, che agiscono aggressivamente nei confronti dei migranti con violenze e detenzioni arbitrarie – si riporta la storia di David, svegliato di soprassalto durante la notte da un gruppo di 15 ufficiali di polizia, costretto a uscire dal container senza poter indossare dei vestiti, e picchiato senza conoscerne le ragioni.

L’appello di Europe must Act nella giornata mondiale del Rifugiato

Con il suo report, Europe Must Act e Samos Advocacy Collective rivendicano il riconoscimento pubblico delle brutali condizioni di vita nel campo di Samos e dei campi chiusi delle isole egee e più supporto alle persone migranti contro questo modello di detenzione voluto dall’Unione Europea. Secondo gli autori del report, le strutture chiuse e sottoposte a regimi securitari non potranno mai rappresentare una soluzione accogliente e dignitosa per le persone in cerca di protezione.

  1. Il report in versione integrale: clicca qui
  2. Il report in versione integrale: https://www.europemustact.org/post/all-i-want-is-to-be-free-and-leave-life-in-the-closed-controlled-access-centre-in-samos
  3. https://eody.gov.gr/synechisi-toy-programmatos-philos-mechri-to-telos-toy-etoys/

Rossella Marvulli

Ho conseguito un master in comunicazione della scienza. Sono stata a lungo attivista e operatrice nelle realtà migratorie triestine. Su Melting Pot scrivo soprattutto di tecnologie biometriche di controllo delle migrazioni sui confini europei.